Editoriale
al Paesaggio perduto
di Dante Fasciolo
Inseguo con lo sguardo il dolce declivio che dà forma alle montagne e ai colli,
mentre mi immergo lentamente nel paesaggio profumato di fieno.
Respiro il respiro del tempo, e l’inesauribile bellezza delle nostre vallate cangianti:
l’infinita gamma di verdi in gara tra alberi e prati;
l’ocra e il marrone delle zolle esposte al sole;
e il bianco di vezzòsi calanchi: trapunte calcaree
che annodano e legano balze tremanti.
Improvviso e improvvido, ecco un orizzonte deturpato:
estranei alberi metallici sbarrano il passo allo sguardo,
minacciosi, protèndono i loro scarni rami come tentacoli tesi al dominio del territorio;
scoperti e ingiustificati , muovono ora una danza scompigliata…
… e il vento leggero che accompagna l’ondeggiar delle erbe alte
e le fronde più sensibili degli alberi con armonioso ululare,
questo stesso vento s’infrange, perde la propria navigazione,
muta il suo eterno linguaggio:
violata la sua libertà, è ora prigioniero
e costretto a eruttare suoni assordanti e fastidiosi.
Il blok notes del Creato non ha annotato questi sconci e sgangheràti mulini a vento.
In molti si ergono a palatini: “ci serve energia pulita!”, sentenziano;
ma sono più interessati al volume di affari,
che alla insignificante risorsa energetica possibile.
E tra il silenzio di molti , si è perduto l’0rizzonte, il Paesaggio, la secolare Bellezza ,
tutti gli ingredienti che rendono uniche le nostre catene montuose e le nostre vallate,
custodi gelose delle nostre Abbazie,
dei nostri Conventi, dei segreti e affascianti sentieri;
ali protettrici dei nostri paesi e dei nostri remoti borghi ricchi di storia e tradizioni;
habitat ideali per la vita di flora e fauna:
ora, mortificata la prima, scacciata la seconda.
L’auto che conduco ha rallentato la sua andatura, quasi un gesto di sdegno;
un rifiuto che si inalbera , che stringe un nodo alla gola.
La serena visione, il tepore della luce mutano in rabbia: ora vado con il mio destriero,
e mi avvicino ai “mostri” con rancore, moderno Don Chisciotte nel cuore.
Vorrei abbattere tutti questi presuntuosi benefattori
e ridare libertà al vento, volo agli uccelli, voce ai campi e agli alberi,
silenzio ai monti e alle valli….una ricomposta vita agli uomini.
Ho un solo alleato: il vento ha cessato la sua corsa, si è negato alle pale.
Impotente, come spesso succede, il presuntuoso Parco Eolico si presenta ridicolo:
le sue braccia segnano ore impossibili:
9 e 10 - 12 e 20 - 19 e 15…La baldanza è sopita.
Resta un esile filo di malinconia per quel Don Chisciotte che è in noi:
eroe senza un esercito per affrontare una battaglia di autentico valore ambientale.