Alberi
Alberi simbolo d’Italia
Il Noce
di Federica Fasciolo
Caro Noce, alto, robusto, maestoso, sei giunto fino a noi dalla lontana catena dell’Himalaia per offrirci eduli frutti a forma di gheriglio.
Hai chiesto di essere custodito in terreno leggero, sensibile ai ristagni idrici, e seppure ricco di calcare, almeno, non esposto a forti eccessi termici.
Caro Noce, hai conosciuto anche i potenti del tempo: Dioniso, innamorato di Caria, prematuramente scomparsa, le diete le tue sembianze; e l’annuncio di Artemide ai Laconi le rese la riconoscenza di un tempio dedicato, ricco di due forti colonne che, sottolineando le striature del tuo tronco, rendessero vigore e grazia alle sagome femminili.
Hai onorato con il nome di Junglandaceae, anche Giove, Re degli Dei, mentre ricordavi che fu il Re di Persia ad introdurti in Occidente, dove sei accolta con il benevolo sguardo ai tuoi frutti, alle tue ellittiche, sessili, vellutate foglie, la tua corteccia liscia grigio-bianca fessurata longitudinalmente.
E ai nostri giorni, ancora, gli uomini ti riconoscono albero della saggezza, simbolo di fertilità e di longevità, capace di donare forza contro le avversità della vita. E a sfatare le antiche leggende nefaste del Medioevo, ecco lo sradicato noce di Benevento, oasi per i malefizi di streghe, e i preziosi torroncini alla noci che delle streghe prendono nome.
E’ vero, di te non bisogna abusarne, ma ad eventuali inconvenienti sei sempre tu, albero Noce, a produrre rimedi come bene insegnano quei monaci di antica memoria che custodivano a sacchi i tuoi frutti per farne, a tuo nome, unguenti e liquori di benessere.