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Piccoli grandi musei italiani

Calanovella - Messina

La villa-museo dei Piccolo

di Alessandro Gentili

C’è un luogo, su una collina della Piana di Capo d’Orlando, avvolto in una dimensione senza tempo e quasi fantastica, un luogo dove le memorie del passato continuano ad aleggiare negli ambienti, negli oggetti appartenuti a coloro che vi abitarono, nella bellezza e nel profumo dei fiori del bel giardino, sgargiante cornice di questa preziosa Villa-Museo.

   

Al di là di ogni conquista architettonica o letteraria, l’opera proietta sempre la personalità dell’autore, o dei suoi abitanti.

È quel che accade nella straordinaria villa della famiglia Piccolo: imparentati con Giuseppe Tomasi di Lampedusa, i tre fratelli (Lucio, Casimiro, Agata Giovanna). hanno segnato un’epoca (il secondo dopo-guerra), un modo di vivere, un salotto, una nicchia letteraria-artistica che ha lasciato amicizie, incontri, pubblicazioni, rimpianti e, appunto, un Museo.

Lucio, straordinario poeta tenuto a battesimo da Eugenio Montale; Casimiro, fotografo e pittore dilettante, Agata Giovanna, botanica di amatoriale fama. Agata Giovanna aveva cura del giardino, in cui arrivavano piante rare da tutto il mondo, e del cimitero dei cani, unico in Italia e tra i pochi in Europa.

   

Il Museo è stato inaugurato nel 1978, in occasione della ricorrenza decennale della scomparsa di Lucio Piccolo. Il museo è stato realizzato ordinando i due terzi dei beni mobili, dei preziosi, dei cimeli di famiglia. La sua peculiarità è quella di non avere una specializzazione. Qui è raccolto un po’ di tutto: oggetti d’arte, dipinti, ceramiche, armi antiche, libri, stampe, documenti: c’è la collezione di botanica di Agata Giovanna, gli acquarelli e le fotografie di Casimiro e le lettere autografie di Giuseppe Tomasi.

Qui sono custodite le testimonianze del genio poetico di Lucio, dell’impegno ecologico (come si usa dire oggi) di Agata Giovanna, dell’arte pittorica di Casimiro.

Le stanze vedono concentrate in ciascun ambiente gli oggetti cari e identificativi dei personaggi che ricordano i proprietari. Anche la stanza dedicata a Giuseppe Tomasi ne ricorda il carattere negli arazzi e nelle pagine vergate a mano.

   

Quella dei Piccolo è perfettamente l’opera-creatura: “Il palazzo di Capo d’Orlando più che una casa sembrava una favola campata in aria. Onde marine, nubi, folate di vento, gabbiani, corvi, gatti neri, spiriti, anime di crociati, anime in pena e santi vagabondi stanchi di paradossi dividevano con il nostro poeta quella solitudine dorata” (Gonzalo Alvarez Garcia).

Il Museo dei Piccolo dimostra, come chiunque conosca a fondo un’arte, che la bellezza risiede in ogni particolare della nostra vita: che l’ambiente in cui viviamo è l’anima messa a nudo e visibile, che l’ambiente parla di noi e assai meglio di noi, ci presenta, per così dire, alle nostre relazioni sociali.

Negli appartamenti asettici e tristemente funzionali di oggi, l’uomo, dopo aver perso la sua nobile casata nei gironi infernali del lavoro e della banalità degli incontri, rischia di portarsi nella sua casa tutto il bagaglio che i nostri ragionieri-educatori ci vogliono imporre.

   


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)