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Arte

Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte

Tra astrattismo e futurismo di prima e seconda generazione

di Margherita Lamesta

Venerdì scorso, all’Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte, si è tenuto un incontro sulle avanguardie viste nello scenario europeo.

Mentre, secondo l’intervento del Prof Bilardello, l’origine del cubismo si fa risalire ad un quadro di Picasso Les demoiselles d’Avignon, datato 1906-7, è opportuno notare che in quegli anni i fermenti di rottura con l’arte pittorica 800esca erano tanti e in piena evoluzione in diverse parti d’Europa.

   

(Pablo Picasso: Les Demoiselles d’Avignon 1906) (Otto Dix: Ferito 1916)

L’espressionismo tedesco e austriaco, il dadaismo e l’astrattismo sono tutte correnti che hanno espresso rigetto per la pittura tradizionale, con l’abolizione prospettica rinascimentale e l’introduzione nell’arte del concetto di bruttezza e di astrattismo carico di colori acidi. A ridosso del primo conflitto mondiale e presenti anche dopo con maggior violenza, autori come Grosz e Dix hanno prodotto opere di una durezza shoccante e particolarmente viscerali.

Inoltre, anche nelle forme artistiche più edulcorate, quali sono state le opere di Schad, non sono mai taciute le critiche ad una società che ha perduto pudore e rivela senza diaframmi le sue dottrine filosofiche più nefaste.

   

(Christian Schad: Nuit synthetique) (Giacomo Balla: Lampada ad arco 1911)

Nel futurismo italiano, poi, a cui ci introduce Balla già nel 1909, si riconosce una tendenza all’astrazione e al modernismo che risente addirittura del bisogno di portare in pittura anche l’azione in movimento. A ben guardare, infatti, con l’avvento della fotografia, una pittura puramente figurativa aveva perso la sua ragion d’essere e con il cinema e la sua fotografia in movimento, nato da oltre un decennio, si stava influenzando radicalmente il modo di fruizione dell’opera d’arte tout court.

Questo è in estrema sintesi ciò che legge Picasso intorno a se, quando decide di far conoscere agli altri, nel 1916, il suo Les demoiselles d’Avignon, previi opportuni ritocchi in linea coi tempi. Il quadro, infatti, del 1907, era in anticipo su quanto accadeva. Bocciato senza pietà dagli amici del padre del Cubismo, all’indomani della sua realizzazione, fu tenuto nascosto per circa un decennio.

   

(Giacomo Balla: Dinamismo di un cane al guinzaglio 1912) (Adalberto Libera: Arco E42, 1939)

Influenzate dai tanti fermenti e movimenti di rottura nati in ogni parte d’Europa e dall’eredità del futurismo, che trovò nell’Italia la sua nazione maggiormente propulsiva, architetti e urbanisti di grande talento, attivi già all’inizio del secolo scorso, saranno poi i fautori di un progetto avveniristico su Roma. Nascerà così un futurismo di seconda generazione che coinciderà storicamente con il periodo fascista. Ad esporre l’interessantissima “incompiuta” è stato l’architetto Prisco. A questo punto della storia, tuttavia, non si voleva più un’opera d’arte che interrogasse lo spettatore e lo scuotesse ma un progetto monumentale dal volto metropolitano e cosmopolita, a testimonianza della grandezza e della potenza del fascismo. Perdute le sue premesse storiche e sociali, dunque, anche l’architettura futurista s’impoverì nel significato e man mano che perse terreno l’idea di una città nuova costruita dentro quella antica, tutta una serie di progetti monumentali e avveniristici restarono solo su bozzetti o furono realizzati altrove - come nel caso del criticato Arco di Adalberto Libera e costruito in seguito a Montreal.

Eppure elementi di oggettiva modernità nel progetto erano presenti. La Via dei Fori, che doveva condurre fino al mare con una struttura urbanistica pensata a “grani di rosario”, fu ipotizzata addirittura con un sistema di collegamento di metro leggera, la cui testimonianza è data dalla stazione ferroviaria di Piramide. Anche i libecci e i pini di Caracalla furono scelti e forgiati in armonia estetica con gli obelischi dei Fori, realizzando così un uso antropico e moderno della natura.

Sia pur all’interno di conclamate storture storiche e d’intenti, dunque, è opportuno saper “dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio” e a ben guardare il progetto di cui sopra sono molti gli elementi degni di attenzione e di studio.


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)