Piccoli grandi musei italiani
Museo delle Anime
di Alessandro Gentili
Rannicchiata accanto al mostro del Palazzo di Giustizia a Roma, la chiesa del Sacro Cuore o del Suffragio, passa tranquillamente inosservata. Roma è calpestata santamente da centinaia di chiese e questa, sul Lungotevere Prati numero 12, piccola, umile, dimessa, sfugge all’occhio frettoloso dei turisti e di molti romani (ma non è la stessa città di Roma che passa davanti ai romani come una vecchia nobildonna d’altri tempi? Incuranti e distaccati da sempre, i romani passeggiano tranquillamente negli anonimi centri commerciali come formiche impazzite dimenticando che a Roma esistono angoli e siti pressoché ignorati anche dalle guide turistiche).
La chiesa in questione, comunque, di un neogotico liberty, semplice e severo, appare quasi funerea e l’interno non fa che completarne questa impressione.
La chiesa custodisce un mistero.
Il mistero si trova in una casa adiacente la sagrestia, un’unica stanza, un armadio.
Una collezione.
Qui: libri, stoffe, oggetti e ninnoli, tavolette di legno.
Sopra: tracce profonde di alcune anime che ivi lasciarono suppliche in cerca di aiuto e compassione.
È il museo delle Anime dei Defunti su cui un domenicano, padre Omez, ha scritto:
“Se si ammette che simili impronte non siano l’effetto di un semplice accidente o di una soperchieria più o meno consapevole, va da sé che esse non possono essere prodotte dal fuoco spirituale che consuma le anime separate.
Esse non possono essere che l’effetto di un miracolo di Dio, che crea per la circostanza un elemento capace di bruciare gli oggetti, lasciando loro quella traccia scura che è il simbolo della bruciatura spirituale di quelle anime in fase di espiazione.”
È il piccolo museo delle Anime dei Defunti, dimesso e silenzioso.
Fu il padre Vittore Jouet, missionario del Sacro Cuore e patrocinato dal santo pontefice Pio X, che raccolse questi cimeli in Italia e in Europa.
Tutti gli oggetti sono forniti di una cospicua documentazione.
L’aria che si respira all’interno della chiesa e del piccolo museo è quella che possiamo trovare in pagine di romanzi d’appendice dell’800 dove poveri e pellegrini trovano riparo e assistenza spirituale in questi anfratti e nicchie, dove nel vecchio e angusto confessionale un sacerdote impartisce l’assoluzione tra un salmo e l’altro.
Riusciti fuori, nell’impazzito traffico della metropoli, si ha la sensazione di essere entrati in un altro mondo, in altre circostanze.
Questo fuggevole incontro può sparire nell’attimo di un respiro, se la nostra attenzione viene subitamente catturata dagli impellenti uffici a cui la società contemporanea ci obbliga ad inginocchiarci.