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Ambiente

Macromicro – Alaska

Sulle tracce dei Ghiacciai

Alaska 2013


Il team della spedizione “Sulle tracce dei ghiacciai – Alaska 2013” è atterrato a Juenau, capitale dell’Alaska. La prima settimana è stata necessaria per organizzare alcuni aspetti logistici, per selezionare alcune immagini presso la State Library di Juenau e per incontrare i ricercatori locali (Roman Motyka e Jamie Womble) che lavoreranno sul campo con macromicro in diversi momenti. Nelle pochissime finestre di bel tempo il team ha potuto raggiungere la fronte del Mendenhall Glacier, enorme ghiacciaio che termina in un bacino lacustre, e valutarne il notevole ritiro iniziato più di un secolo fa’.

Dopo un trasferimento di 4 ore il team è traghettato al campo base di Gustavus, piccolo villaggio che funge da base logistica ed ingresso del Glacier Bay National Park and Preserve dove si concentreranno le proprie attività fotografiche.

Prima di poter entrare nel parco è stato necessario seguire un corso di orientamento per poter affrontare in sicurezza la wilderness. Nel parco, una vera riserva integrale dove l’uomo si trova in completo isolamento, l’orso nero ed il grizzly sono una presenza importante e che va tenuta in grande considerazione.

      

La prima missione che sarebbe dovuta durare 3 giorni è fallita a causa di un guasto al motore principale della barca che stava trasportando Fabiano Ventura, Riccardo Scotti ed il cameramen Federico Santini nei pressi del Mount Wright, importante stazione fotografica dalla quale verranno ripetute alcune immagini del Muir Glacier.

Attraverso il diario di Riccardo Scotti, possiamo seguire alcune fasi della missione.

“Ci dirigiamo verso il Muir Point per tentare di risalire le pendici del Mount Wright per ripetere la storica foto del Muir Glacier scattata da Frank La Roche nel 1893, esattamente 120 anni fa’. Jim con la sua Alaska Dream ci deposita sulla spiaggia poco prima del tramonto. Non appena se ne va’ ci ritroviamo per la prima volta da soli nel cuore della wilderness alaskiana.

Con un po’ di circospezione montiamo le tende e prepariamo la cena. Per lasciare poche tracce olfattive agli orsi è obbligatorio cucinare e mangiare sul bagnasciuga per fare in modo che la marea pulisca gli odori dopo poche ore. La mattina successiva ci inoltriamo nella foresta di abeti a ontani sfruttando i varchi utilizzati dagli orsi e dalle alci.

   

La vegetazione è fittissima e trovandoci in una riserva integrale ci è concesso solo spostare i rami senza rovinarli, con gli zaini ricolmi di materiale fotografico impieghiamo più di un ora per percorrere meno di  un chilometro lineare, uno strazio. Raggiungiamo quindi il greto di un piccolo torrente dove la vegetazione è leggermente meno fitta grazie alle valanghe invernali. Prendiamo così quota risalendolo proprio al centro, fra pozze e massi scivolosi avvolti da una fastidiosa nuvola di zanzare e tafani. Non possiamo muoverci al di fuori di questo canyon fino al suo termine a circa 700 m di quota. Arriviamo in uno splendido colle dove il panorama spazia dal Mount Fairweather, 4600 m di quota, una delle vette più nevose al mondo, fino al ramo orientale di Glacier Bay. I ghiacciai sono ora lontanissimi, oltre 50 km più a nord mentre a fine ‘800 occupavano quasi tutto l’orizzonte visivo. Ora possiamo muoverci lateralmente per trovare il giusto allineamento con l’immagine storica ma ci rendiamo presto conto che La Roche non era salito così in alto, lo scatto è stato fatto più in basso da un dosso, roccioso nel 1893 ma oggi completamente sommerso da ontani fittissimi.

Sono già le 14.30 e tentare di raggiungerlo ci metterebbe nella condizione di dover chiedere ospitalità ai Grizzly per passare la notte nelle piccole radure della foresta, non ci sembra il caso. Inoltre è molto probabile che, una volta sul posto, la vegetazione precluda completamente la vista rendendo irripetibile l’immagine storica. Facciamo un estremo tentativo di avvicinarci lungo un crinale ma le nostre speranze si infrangono ancora contro una giungla di ontani. Dopo una lunga discesa riusciamo a rispuntare sulla spiaggia ed alle 19.30 torniamo alle tende molto provati. La barca che avrebbe dovuto recuperarci è ancora ferma ai box e il prossimo passaggio arriverà solo la notte del giorno successivo, abbandoniamo però l’idea di ritentare di salire il dosso l’indomani, non abbiamo più cibo ed abbiamo bisogno di un giro perlustrativo in barca per poter trovare una possibile via di salita alternativa. Fabiano riesce a ripetere alcune immani di fine ‘800 dalla spiaggia dove un tempo la fronte del ghiacciaio Muir ostruiva l’intero orizzonte.

Per quanto riguarda la ripetizione delle foto di Frank La Roche, ora sappiamo esattamente dove dobbiamo arrivare, ma non sappiamo ancora se Fabiano riuscirà a ripetere la preziosa immagine, nonostante ciò non ci diamo per vinti, ci riproveremo”.

   

La missione fotografica di macromicro, come abbiamo avuto modo di scrivere circa un anno fa mette a confronto antiche fotografie dei ghiacciai con quelle odierne scattate dagli stessi luoghi delle precedenti, questo al fine di documentare – hainoi - l’arretramento dei ghiacciai stessi nell’arco degli ultimi decenni. Il fenomeno è planetario, strettamente legato al futuro del pianeta e alla vita degli uomini, degli animali e del mondo vegetale, pertanto seguiremo con attenzione questa missione e tutto ciò che potrà rivelarci.


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)