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Racconto

Nebbia

di Ruggero Scarponi

La nebbia si posò leggera sin dalla sera prima, nel paese. Era come una coltre sottile, impalpabile, quasi un velo. Era scesa repentina senza farsene accorgere, confusa nella notte umida e autunnale. Al mattino resistette alla brezza fresca e ai raggi del sole novembrino. Solo qualcuno ci fece caso. E sorridente si guardava intorno meravigliato aprendo e chiudendo le mani quasi potesse raccogliere un po’ di quella materia aerea.

- S’è mai vista una nebbia simile? – chiese un pescatore sull’argine, presso la foce del fiume,  al suo compagno, seduto su un seggiolino pieghevole tutto intabarrato in un cappotto di panno. Costui restava taciturno con un cappello di lana calato fin sugli occhi e reggeva a due mani la canna da pesca mentre vagava con lo sguardo perso chissà dove.

- Che roba – continuò a commentare  il pescatore loquacenon sembra neanche nebbia questa qui. Sembra... - si arrestò un istante alla ricerca di un paragone calzante – sembra, sembra – balbettò incerto – sembra un’aria fatta di... di chiffon... sai di quelle stoffe delle donne... – disse sempre all’indirizzo del suo compagno assorto.

Nel contempo osservò distratto il barattolo di latta che serviva da contenitore per i pesci e che era rimasto vuoto.

- Sembra strana anche ai pesci – pronunciò grave il compagno silenzioso senza neanche fare un cenno con la testa.

La nebbia avvolgeva ogni cosa.

Era come un velo tra uomo e uomo. Tra uomo e animale. Tra la terra e il cielo, tra il cielo e il mare.

La nebbia occupava ogni spazio vuoto, entrava nella bocca degli uomini e ne riempiva i visceri...

Erano passati tanti giorni da quando era arrivata. La gente del paese non sembrava più farci caso.  Si erano abituati a trovarsela di fronte, all’aperto come all’interno delle case e persino nei letti e sotto le coperte come una presenza fantastica, quasi soprannaturale.

Ognuno, pur rendendosi conto di come la nebbia schermasse la luce e riducesse la vista o di come attutisse i suoni rendendo tutti gli uomini un po’ sordi, non mostrava di esserne infastidito.

Eppure i discorsi che faceva la gente, giungendo flebili alle orecchie degli ascoltatori, a causa delle vaporose velature, finivano per distorcersi per confondersi e ognuno capiva una cosa diversa. Così pure le cose, le azioni di tutti i giorni, si perdevano nelle sfumature grigiastre o azzurrine restando indefinite e sospese agli occhi dei presenti.

Si registrarono nel paese dei mutamenti importanti. Soprattutto nei comportamenti. La gente si abituò e si compiacque di quell’atmosfera densa e ombrosa. I peccati, e ogni sorta di dissolutezza sembrò trovassero più facile accoglienza svanendo in un’incertezza dissimulata sotto gli sguardi indeboliti degli uomini.

Nel paese a poco a poco venne meno il senso dell’onore. Tutto si poteva mettere in discussione nulla era più chiaro e netto come una volta e in un luogo  simile non ci fu più posto per la verità.

Ci si faceva beffe dell’onestà e perfino della fedeltà. Ognuno regolava per proprio conto e secondo la propria convenienza le questioni morali e al mattino gli specchi non riflettevano che ombre pallide e sfuggenti. 

La nebbia fu portatrice di denaro nel paese. Chi voleva poteva averne. Solo chi si ostinava a tentare di  vederci  chiaro ne era escluso. 

- La verità, la verità! - Strillavano i giornali, intanto che aumentavano le vendite e riducevano le notizie.

La maggioranza dei paesani era soddisfatta e si godeva la ricchezza, chiudendosi ostinatamente di fronte a coloro che andavano predicando contro il degrado morale e la dissolutezza dei costumi.

Anzi contro costoro fin dall’inizio montò una grande rabbia, un risentimento forte. Si decise di combatterli e di perseguitarli come pericolosi nemici del bene comune.

I toni si fecero accesi e le parole mal comprese divennero ingiurie. Gli avvisi furono scambiati per minacce e in breve si passò dalle parole ai fatti.

Ci furono scontri e violenze d’ogni sorta e l’intero paese fu dato alle fiamme senza che nessuna delle due fazioni prevalesse sull’altra. I roghi delle abitazioni rosseggiarono nelle fredde notti invernali per giorni e giorni. Quando finalmente cessarono ci si accorse con stupore che insieme ai fumi si era dissolta anche la nebbia. Solo allora tutti tornarono a vederci chiaro.


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)