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teatro

FèSTA

Lo spettacolo a Segni

della Cooperativa “E”

Si è svolta a Segni (Lazio) la “FèSTA”, rassegna teatrale, nell’ambito di Contemporanea Festival 2012, a cura dei quattro nuclei artistici emiliano-romagnoli che animano la neonata cooperativa “E” : ErosAntEros, Fanny & Alexander, gruppo nanou (in questa occasione specifica in collaborazione con Letizia Renzini) e Menoventi, che si sono presentati con alcune delle loro più recenti produzioni teatrali.

Questo progetto speciale pensato per Segni in collaborazione con Nicola Fagnani, e che in una prima occasione era stato realizzato in forma espansa a Ravenna nel mese di maggio, prende il nome di “FèSTA”, titolo che mette l'accento sulla lettera simbolo della cooperativa, una “E” che dà conto dell’idea di congiunzione e della condivisione di sapienze e di competenze poetiche, tecniche e organizzative che in questa nuova realtà confluiscono.

Il programma, ricco ed articolato, ha presentato Contagio mnestico tra ErosAntEros e Antonella Sbrilli introdotto da Silvia Mei, cui è seguito un momento pubblico di confronto e approfondimento. incontro parte dei Contagi mnestici, un percorso di contaminazioni sul tema della ninfa ideato in collaborazione con Silvia Mei (ricercatrice presso l’Università di Pisa e curatrice indipendente), al quale partecipa in quest'occasione Antonella Sbrilli, docente di Storia dell’Arte presso La Sapienza di Roma.

I Contagi mnestici, sono un tracciato di incontri, mediante i quali ErosAntEros desidera esporre ed ampliare il proprio immaginario ninfale, attraverso il dialogo con delle figure che sente vicine al proprio percorso artistico, e a cui chiede di collaborare attivamente per generare aperture e contaminazioni.

Per fare ciò, la compagnia espone le immagini che più significativamente hanno nutrito la creazione di Nympha, mane!, all'interno di un dispositivo (mappa - atlante) capace di accogliere testi, immagini, materiali audio e video di diversa provenienza in un unico spazio neutro navigabile in diretta dagli interlocutori.

Altro lavoro, quello dei MENOVENTI “Perdere la faccia”, presentazione del cortometraggio e incontro con il pubblico, che così ama presentarsi:

“Il fatto è che ad un certo punto la tirannia della prospettiva ci isola.
Noi umani, s'intende.
Magari i personaggi di un film vivono in un altro modo, magari loro non sono prigionieri di un determinato punto di vista.
Del resto, la loro vita è una finzione dichiarata.
Noi invece non potremmo proferire parola senza mentire; quella stramaledetta inquadratura sul mondo che chiamiamo percezione ci obbliga alla solitudine ed alla menzogna. Però...
Forse si potrebbe tentare di raggirare il raggiro inquadrando l'inquadratura e trasformando così la finzione quotidiana in truffa sottile.
In questo modo, almeno, la menzogna si farebbe esplicita, pulita, bianca come lo schermo del cinema.
Proprio questa ricerca di sincerità è la causa generatrice dell'avventura che coinvolge le tre figure principali del cortometraggio, interpretate da attori-cavie che fanno i conti con una regia spietata ed ipnotica, ma allo stesso tempo anche fantastica ed ironica.
Illusioni di ogni genere fanno parte del cammino dei protagonisti, strani esseri che nell'autismo troveranno la purificazione e nell'obbedienza l'unica strada percorribile per raggiungere una verità altrimenti inconcepibile.
Perdere il ruolo per consunzione, gettare la maschera come si getterebbe la spugna, perdere l'identità, perdere il senno, perdere tutto.
Perdere la faccia.”

A seguire, Fanny & Alexander, con lo spettacolo “Discorso Grigio”:

“Secondo l’agenzia di stampa ufficiale il Presidente si rivolgerà alla Nazione. Non è certo la prima volta, nella Storia, che un Presidente parla a un Paese. Ecco. Il Presidente parlerà. Cosa c’è di strano? Che accadrà? Chi saprà riconoscer la sua voce capirà.”

Discorso Grigio, esplora le forme e le retoriche degli interventi politici ufficiali. Giocando con i luoghi comuni dell’oratoria politica ed esaltando le potenzialità di una parola calata in una drammaturgia intrecciata e volutamente sorprendente, Marco Cavalcoli, già virtuoso interprete del ventriloquo Mago di Oz, incarna qui in chiave concertistica un misterioso Presidente alle prese, tra i tanti riverberi passati e presenti di una memoria storica incancellabile, con un importante discorso inaugurale da pronunciare alla Nazione. Grigio è il colore della mescolanza perfetta di ciò che è bianco e ciò che è nero; la differenza indifferenziata. Se il Discorso fosse un soffio, una temperatura, una bestia o un sentimento sarebbe grigio, appunto, ché, come recita il dizionario delle etimologie, è “scuro con alcuna mescolanza di bianco. Per lo più si dice di pelo o di penne…”

Il progetto sui Discorsi indaga, attraverso un lavoro sulla forma discorso, il rapporto tra individuo e comunità, tra individuo e gruppo sociale. Cosa significa pubblico? Cos’è comune? Quand’è che un gruppo raccolto intorno a un individuo può dirsi comunità? Il progetto comprende sei spettacoli-monologhi nei prossimi tre anni e oltre a Marco Cavalcoli, coinvolge le attrici Chiara Lagani, Francesca Mazza e Sonia Bergamasco e gli attori Lorenzo Gleijeses e Fabrizio Gifuni.

È la volta del gruppo nanou / Letizia Ronzini con un video di 12 minuti “Interno”.

Il lavoro trae ispirazione formale dagli studi teorici del regista sovietico S. M. Ejzenštejn sulla forma cinematografica e ne esaspera la teoria dell’inquadratura perfetta per  asservirla al racconto dei mutamenti dell’inconscio.

Un’inquadratura che presuppone - certo - un fuoricampo ma che tutto già racchiude in sé, estinguendo così la sete del montaggio, della progressione, della conseguenza.

Interno racconta il ritrarsi fino alla cancellazione del gesto autoconcluso, racconta del corpo sordo e della sua entropia.

Interno racconta di una negazione alla relazione, esasperata a tal punto da vincere il richiamo della natura.

Una finestra ci sarebbe... Interno è l’epifania dell’inconscio squallido.

Esperire lo spazio, l’immagine simbolica, la relazione con il sé che subordina la percezione del mondo sono alcuni dei punti in comune nei percorsi artistici di Letizia Renzini e gruppo nanou. Da questi punti in comune è nata la collaborazione.

Qui si osserva lo straniamento che segue il disvelamento  di un inconscio schiacciato, chiuso, bidimensionale.

Senza uscita e senza profondità. Senza ragione e senza relazione.

Gli EROSANTEROS hanno presentato “Nympha, mane!”
Un lavoro che nasce dalle suggestioni filosofiche e mitologiche sul tema della ninfa, in relazione all'uomo e al suo rapporto con le immagini, qui svelata come figura onirica, in perenne movimento, che si manifesta a un soggetto contemplante in un luogo al limite tra la dimensione del sogno e della veglia, dell'allucinazione e della follia.

Nympha è immagine. Appare di rado. A chi si presta a cercarla.

Nympha è riflesso
. Specchio. Altra parte della realtà. Al di là di una soglia. Che non si può varcare.

Nympha è allucinazione.
Ricordo antico. Vero o soltanto immaginato. Che ci viene a cercare.

Nympha è sogno
. Perverso, agognato. Reiterato. Malattia di un ossesso.

Nympha è doppio.
Luce, ombra. Peculiare follia.

Nympha è fantasma
. Presenza-assenza. Impalpabile. Astratta.

Nympha è frammento
. Senza luogo, né tempo. Percepibile per sospensione.

Nympha è movimento
. Inafferrabile. Appena imprimibile sulla retina di chi la guarda.

Nympha è conoscenza
. Quieta. Incanto che incanta. Terribile.

“Come gli spiriti elementari di Paracelso, le immagini hanno bisogno, per essere veramente vive, che un soggetto, assumendole, si unisca a loro; ma in questo incontro – come nell'unione con la ninfa-ondina – è insito un rischio mortale. Nel corso della tradizione storica, infatti, le immagini si cristallizzano e trasformano in spettri, di cui gli uomini diventano schiavi e da cui sempre di nuovo occorre liberarli.”

Giorgio Agamben

E di nuovo Fanny & Alexander con Him, if the wizard is a wizard you will see…

«E la voce?». Chiese la bambina. «Oh, io sono ventriloquo», disse l’omino, «e posso fare uscire il suono della mia voce da dove voglio; per questo hai creduto che venisse fuori dalla testa. E adesso vi mostrerò le altre cose che ho adoperato per ingannarvi...»

Mago Oz

“Malgrado la durezza e la crudeltà che mi è sembrato di vedere nel suo viso, ho avuto l’impressione che davanti a me ci fosse un uomo di cui ci si poteva fidare, una volta che avesse dato la sua parola”.


Dal discorso di N. Chamberlain alla Camera dei Comuni, 28 settembre 1938

“Forse delle immagini mi affascina proprio la possibilità di non controllarle mai fino in fondo. Non so esattamente perché, ma mi sembra sempre che le immagini non appartengano mai a nessuno e che invece siano lì, a disposizione di tutti”.

Maurizio Cattelan, Lectio magistralis

Al termine della sua famosa storia Dorothy giunge a Oz e, in procinto di essere esaudita, scopre che il suo mago è un falso mago e un vero artista: un ventriloquo, esperto d’aria e mongolfiere, di illusioni e altre cose inesistenti.

Le alterne sembianze del mago - la grande testa, la bella dama, la bestia feroce - si rivelano fittizie e mendaci. Ma erano davvero un inganno?

Se si volesse dar un volto a questo mago, concedere un’apparenza istantanea al suo smascheramento, forse più che un’immagine occorrerebbe una lacuna, una traccia, un lembo del suo possibile e misterioso aspetto. Quest’istantanea, però, sarebbe lunga quanto la storia che l’ha prodotta, o che dall’immagine si è generata, lunga quanto il racconto intero che le è sigillo e che lei sigilla.

Il Mago, protagonista indiscusso della storia, artefice dell’inganno e della realtà dell’opera, ne è forse il primo e solo committente: inginocchiato, crudele e devoto, esile figurina desunta dalle pale di un altare barocco, spettro tridimensionale rubato alla storia o alla storia dell’arte, statuetta ambigua sottratta a un più maestoso, ma invisibile, monumento civile.


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)