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Parchi e Oasi dello Spirito

Nel cuore della Calabria

La Certosa di San Bruno

di Dante Fasciolo

Siamo nell’anno 1090, l’Imperatore Tedesco Enrico IV invade i territori pontifici e Papa Urbano II è costretto ad abbandonare Roma; per questo chiama a sé Bruno di Colonia di cui era stato allievo e lo elegge arcivescovo, onore che Bruno rifiuta per amore della sua vocazione contemplativa e con il desiderio di ritrovare al più presto la solitudine. In seguito richiese e ottenne il permesso di ritirarsi in solitudine negli stati normanni, recentemente conquistati dal conte Ruggero d'Altavilla, il quale gli offrì un territorio nella località chiamata Torre, nelle vicinanze dell'attuale Serra San Bruno, a 790 metri di altitudine, nel cuore della Calabria Ulteriore, l'attuale Calabria centro-meridionale. Qui fondò, in un luogo situato tra Arena e Stilo, l'eremo di Santa Maria.

La riflessione interiore, la vita in solitudine, la preghiera non impedivano a Bruno di riflettere sulla bellezza del territorio circostante. Egli descrisse la natura del luogo ricevuto in dono in una lettera indirizzata a Rodolfo il Verde, uno dei due compagni che fecero insieme a lui, nel giardino di Adamo, il voto di consacrarsi alla vita monastica:

«In territorio di Calabria, con dei fratelli religiosi, alcuni dei quali molto colti, che, in una perseverante vigilanza divina attendono il ritorno del loro Signore per aprirgli subito appena bussa, io abito in un eremo abbastanza lontano, da tutti i lati, dalle abitazioni degli uomini. Della sua amenità, del suo clima mite e sano, della pianura vasta e piacevole che si estende per lungo tratto tra i monti, con le sue verdeggianti praterie e i suoi floridi pascoli, che cosa potrei dirti in maniera adeguata? Chi descriverà in modo consono l'aspetto delle colline che dolcemente si vanno innalzando da tutte le parti, il recesso delle ombrose valli, con la piacevole ricchezza di fiumi, di ruscelli e di sorgenti? Né mancano orti irrigati, né alberi da frutto svariati e fertili»

      

Bruno ottenne il terreno mediante un atto steso a Mileto nel 1090. Arrivato nell'alta valle del fiume Ancinale, nelle vicinanze di Spadola (unico abitato allora esistente), ne seguì il corso verso una sorgente che si perdeva in un dedalo di piccole valli, di burroni e dirupi, dietro la radura di Santa Maria. Proprio in questa radura egli trovò «una buona fontana». Vicino alla stessa fontana vi era una piccola grotta e si rallegrò d'aver trovato il luogo ideale per una fondazione monastica. Egli cominciò, quindi, ad organizzare i gruppi ed a fissare la loro rispettiva dimora: i padri, nella conca e radura del bosco (Eremo di Santa Maria); i fratelli conversi, con i servizi domestici, a circa due chilometri di distanza, nel monastero di Santo Stefano, destinato anche a ricevere coloro che non potevano seguire completamente le regole del deserto.

   

Bruno, trascorse gli ultimi dieci anni della sua esistenza nell'eremo di Santa Maria. Avvenne in questo periodo una memorabile visita, l'incontro di Bruno con Lanuino (anche conosciuto come Landuino), che intraprese un lungo e faticoso viaggio, dalla Certosa Francese, per incontrarsi con il fondatore dei certosini. Lanuino affiancò Bruno nella conduzione della comunità ermetica a tal punto che i diplomi di concessione, sia quelli normanni che quelli pontifici era indirizzati agli «amati figli Bruno e Lanuino». Quest’ultimo succedette a Bruno dopo la sua morte, e rimase in carica fino al 1116. Partecipò al Sinodo Lateranense del 1102 e assolse durante il periodo del suo mandato vari delicati incarichi per il pontefice.

Oggi la Certosa di Serra San Bruno è un luogo di grande attrazione per il turismo religioso, ma soprattutto oasi di spiritualità per quanti sentano forte il richiamo dello stile di vita dei certosini.

      


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)