letter@perta
Ai Palestinesi nei Campi Profughi
Tra memoria e futuro
di Dante Fasciolo
Cara Amira, hai 20 anni e oggi è primavera.
Qui da noi, in occidente, molte ragazze come te provano l’abito da sposa
e accompagnano il sogno dell’amore alla speranza del futuro.
Tu, come loro, hai assaporato le prime gioie della vita,
ma hai nascosto nel buio delle strette e troppo chiuse strade del Campo
le lacrime di una vita infelice, e sepolto, forse per sempre,
l’aspettativa di una vita familiare normale.
Tuo fratello Alì, ha 12 anni e scorazza tutto il giorno, dopo la scuola,
per le umide strade costellate di rifiuti e rivoli di acque malsane.
Respira un’aria di provvisorietà perenne, incapace di capire.
Mostra i denti a corona di un gioviale sorriso
e divarica, senza credere, indice e medio in segno di vittoria,
mentre soffoca, forse, un senso di giovanile sgomento,
a fronte di un’apparente serenità.
Aziz è tuo padre, e ha sulle spalle gli anni di questo vostro Campo.
Conserva ancora le scarpe della lunga fuga, ma soprattutto conserva
l’insopprimibile dolore di un distacco dalla sua terra, la vostra terra,
e il rammarico di avere figli nati su un suolo ostile
e costretti a vivere tra fratelli fasciati di indifferenza.
Ha reagito, nel segno del riscatto, e ha piegato mente e braccia in umilianti lavori
per esorcizzare la disavventura e l’accanirsi di violenze d’ogni tipo.
Testimone da sempre di ogni accurata semina di libertà,
ha visto mancare il successo nell’utile giorno del raccolto.
Cara Amira, tuo nonno Yassin è stanco.
Cammina con la memoria fin dal giorno del suo esodo... fin dal biblico esodo...
Riscalda il suo corpo l’infuso di ogni giorno, mentre riposa esausto sul giaciglio di cuscini.
Conforta la sua anima il lento e leggero alito della fede religiosa.
Allietano e generano speranza nel suo cuore gli occhi or ora aperti alla vita di Omar,
ultimo nipote nato oggi, senza l’eredità di una patria e di una terra,
con l’infame certificato di nascita vergato “profugo”.
Si ribella Omar, accompagna la sua nascita con stridenti grido e pianto:
il potere dei deboli che non vogliono arrendersi.
Un modo di dire: ci sono anch’io, e mi unisco alla battaglia per la vita.
Ecco, vedete, filtra la prima luce dell’alba tra le strade rappezzate d’ansia e d’incertezza,
e illumina la culla di Omar. È l’ora del primo latte, è l’ora di alzarsi.
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