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Teatro

Franz il testardo

Per non dimenticare il sacrificio di Franz Jagerstatter

di Laura Bernasconi

“Scrivo con le mani legate, ma preferisco questa condizione al sapere incatenata la mia volontà. Non sono il carcere, le catene e nemmeno una condanna che possono far perdere la fede a qualcuno o privarlo della libertà […] Perché Dio avrebbe dato a ciascuno di noi la ragione ed il libero arbitrio se bastava soltanto ubbidire ciecamente? O, ancora, se ciò che dicono alcuni è vero, e cioè che non tocca a Pietro e Paolo affermare se questa guerra scatenata dalla Germania è giusta o ingiusta, che importa saper distinguere tra il bene ed il male? ”

(Dal testamento, Berlino, luglio 1943)

Il lavoro teatrale “Franz il Testardo” messo in scena al Teatro Betti, narra della vicenda vissuta da Franz Jagerstatter, umile contadino, obiettore di coscienza, condannato e ghigliottinato il 9 agosto del 1943 all’età di 36 anni, a Branderburg-Gorden, carcere nazista.

Il lavoro firmato da Lucia Lasciarrea si colloca nel filone delle numerose testimonianze che hanno sottolineato le atrocità del XX secolo ad opera del Terzo Reich teso ad omologare il futuro della società europea secondo canoni “ariani” ritenuti gli unici a rappresentare l’ipotesi di razza, con ciò sottomettendo altre espressioni, altre religioni, altri idiomi, altri comportamenti ritenuti non in linea con il Nazionalsocialismo imposto dal regime.

L’agghiacciante ritrovamento a fine Guerra Mondiale dei resti umani e dei pochi superstiti dei campi di sterminio nazisti hanno inciso profondamente la coscienza collettiva mondiale, e la domanda che ancora si dimena in ciascun è come sia stato possibile tutto ciò, quale tarlo abbia potuto ottenebrare la mente dell’ intero popolo germanico fino a giungere all’inconcepibile massacro di milioni di uomini inermi ed incolpevoli.

Senza alcun senso, la sistematica e pianificata distruzione ha travolto zingari e rom, ebrei e cristiani, politici, insegnanti, scienziati, professionisti e quanti il regime presupponeva essere avversari delle direttive di partito, ancorché traditori e disfattisti.



Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,
ed io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c'era rimasto nessuno a protestare.


di   Bertold Brecht.  Berlino 1932

In questa rete cade anche Franz Jagerstatter, non per ragioni razziali, neppure strettamente religiose, ma perché renitente alla leva... obiettore di coscienza. Lo è, Franz, non solo per convinzione civica, per avversità all’uso delle armi... chiederà infatti di servire nel settore infermieristico-assistenziale – Ma in virtù del suo credo: Cattolico nel profondo, si meraviglia che anche il suo vescovo lo scongiuri di non ribellarsi, di accettare il servizio militare... infine sarà piegato e dovrà mortificare la propria indole, già mortificata e aspramente rimproverata dai suoi stessi concittadini che lo bollano come traditore e disfattista.

Al pari della rabbia verso gli ebrei, la cui vicenda sovrasta ogni altra situazione, il Nazismo accelera le sue persecuzioni parallelamente anche verso i cattolici e i cristiani in genere, e il caso Franz è un pretesto per approfondire il solco d’odio che – seppure di lontana origine – vede nel nazismo l’apoteosi criminale, e la giustificazione per condannare la Chiesa di Roma e imputare ad essa l’indottrinamento delle popolazioni credenti in funzione antinazismo.

La storia riporterà nel tempo l’equilibrio sulle complesse interpretazioni e sui fatti di tremende vicende... resta però indelebile il “martirio” di donne e bambini e uomini... e tra questi ultimi il sacrificio di Franz, il “testardo”, elevato a Beato da Papa Benedetto XVI il 26 ottobre del 2007.


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)