Arte
Profumo e Spirito d’Andalusia
Il flamenco di Isabel Fernandez Carrillo
di Dante Fasciolo
Presso il Centro Artistico Culturale Storica Galleria La Pigna in Roma incontro tra due arti, l’arte della Pittura e l’arte del flamenco.
Da sempre il connubbio musica e pittura affascina e stimola la sensibilità di artisti plastici, ma ben più raramente è incrociare pittori e scultori che allo stesso tempo si cimentano in musica o in danza e trasformano le loro opere in testimoni delle due vocazioni.
È il caso di Isabel Fernandez Carrillo, Sivigliana, gitana, Andalusa e maestra di flamenco: per lei la pittura scaturisce dal profondo della sua sensibilità di bailaora e di Andalusa. La vive, infatti, con la stressa passione con la quale vive il flamenco.
E al flamenco ha dedicato una serie di pitture, ove le movenze del ballo sono felicemente e riconoscibilmente avvolte dal mistero che sprigionano i corpi e gli accesi colori delle vesti. Osservando le opere si ha l’impressione che le figure stesse muovano e sciolgano i ritmi che punteggiano le note del flamenco.
Per permettere un avvicinamento ed una comprensionedei significati della danza, l’inaugurazione della mostra è stata sottolineata da una performance della giovane Raffaella Fernandez Carrillo dello Studio Flamenco Andalucia, particolarmente apprezzato dal pubblico presente.
Ai non esperti, la musica flamenca può apparire piuttosto simile, dal momento che si basa in realtà su alcune “melodie di base” (che prendono normalmente il nome dalla zona di nascita: Sevillanas di Siviglia, Alegria di Cadice, Buleria di Jerez, Fandango di Huelva, ecc.) che costituiscono un codice di riferimento comune sul quale gli interpreti (chitarristi, cantanti e ballerini) si esprimono liberamente, ma usando tutti uno stesso linguaggio. Queste “melodie di base” o “generi” ( i palos) sono almeno un cinquantina, ognuno con un suo ritmo specifico. Caratteristica del flamenco sono le sonorità musicali tipiche del modo musicale frigio dominante. Su questi ritmi gli artisti improvvisano, con una base comune prestabilita; è importantissimo dunque che tutti gli interpreti siano in grado di dominare questo codice comune che governa l’esecuzione, basato sul compàs (il ritmo) che accorda il battito delle mani (palmas), la sequenza ritmica dei piedi (zapateado), con la chitarra (guitarra) e la voce (cante).
La voce è importante. Nel flamenco, una voce non deve essere bella, ma fare male: non deve piacere, ma ferire come un pugnale, un grido straziante che sorge dalle viscere e proietta l’ascoltatore nell’estasi sacra del duende.
E cosa è il duente ce lo spiega Federico Garcia Lorca: il duende, “potere misterioso che tutto il mondo sente e che nessuna filosofia spiega... un potere e non un modo di fare, una lotta e non un pensiero... non è questione di capacità, ma di stile vivente, di una vecchissima cultura, creazione in atto... non è nella gola, sale all’interno a cominciare dalla pianta dei piedi”.
Sì. La pittura di Isabel è lo specchio di quella drammaticità, passione, realismo e in alcuni quadri anche simbolismo, che imprigionano l’attenzione dell’osservatore, lo avvolgono, lo trasportano impercettibilmente nel magico mondo del flamenco gitano.
E in questo luogo-non luogo ognuno può ritrovare tutto intera la particolare vena della cultura andalusa, esserne coinvolto e parteciparvi.