f

Altri mondi

Dai templi alle città
la Cambogia è femminile

reportage di Antonio Bruni

 

Donne cambogiane

Allattano figli in sorriso
speranza di chi non ha altro
sopportano stenti e alluvioni
non sanno nemmeno contare
l’aiuto che arriva straniero
mantengono dolce riserbo
indossano stracci eleganti
raddoppiano gli anni sofferti
nei volti ignari di creme

La prima immagine della Cambogia è quella di un paese allagato, piatto, percorso da grandi e larghi fiumi e coltivato prevalentemente a risaia. La popolazione è flagellata dalle intemperie: tempeste e inondazioni continue. L’acqua talvolta sale di tre o quattro metri. Nelle campagne tutte le case sono su palafitte e la metà di esse non dispone di un gabinetto e talvolta nemmeno di acqua corrente. Le infezioni intestinali sono una delle cause maggiori di morte. È sempre stagione di vacche magre.

Assemblea nella casa comunale di un villaggio della provincia di Kampong Cham. Le famiglie in stato di necessità ricevono un programma di aiuto di 36 dollari mensili per sei mesi da parte delle Nazioni Unite. La delegazione, composta da WFP, Save the Children e da impiegati di una banca locale di microcredito, discutono il programma con gli assistiti, in maggioranza donne e anziani, e distribuiscono le banconote. Molte persone non dispongono di documento, firmano con impronta digitale, non sanno contare e fanno controllare i soldi dal capo villaggio, che garantisce sulla loro identità. L’utilizzo dell’aiuto è vario: acquisto di una rete da pesca e attrezzi da lavoro, galline da allevamento, risparmio per pagare medici e farmaci, riparazione della casa...

   

La sala del trono nel palazzo reale, una delle poche attrazioni di Phon Penh, la capitale, ex città coloniale francese poi semidistrutta dai kmher rossi, che negli anni '70 fecero evacuare tutta la popolazione. La guerra civile negli anni '70 ridusse la popolazione cambogiana da 6 a 3 milioni: fuggiti all’estero o trucidati per ordine del capo comunista filocinese Pol Pot. Scomparve un’intera generazione, nata tra il '40 e il '60. A ottobre 2012 è morto a Pechino a 89 anni l’ex re principe Sihanouk (gli era già succeduto sei anni fa uno dei quindici figli) un uomo per tutte le stagioni che assecondò francesi, americani, russi e cinesi. Chiuso nel suo palazzo, finse di ignorare le grandi stragi di Pol Pot. Il governo attuale, presieduto dal 2003 da Hun Sen, è solo formalmente democratico ma incarcera ed espropria gli oppositori .

   

Le pagode buddiste sono i luoghi di maggior interesse per l’intensa spiritualità che emano e che invita a momenti di meditazione. I fedeli si accostano individualmente ai monaci per preghiere e per consigli. A metà ottobre ci sono i tre giorni dei morti, la massima festività del paese, come il nostro Natale. Le città si svuotano e tutti tornano nei villaggi di origine; le famiglie si riuniscono per mangiare assieme ai defunti. Nelle case, nei luoghi pubblici, persino nelle officine, dappertutto, vengono allestiti piccoli altari con immagini sacre, candele, frutta ed alimenti da offrire ai morti. Dalle quattro di mattina viene suonata una nenia da uno xilofono per risvegliare i defunti.

La valle dei templi di Angkor costituisce un immenso patrimonio per la Cambogia e per l’umanità. Si arriva in aereo, da Phnom Penh, da Bangkook o Singapore, a Seam Reap, nel centro della zona archeologica, dotata di ottimi alberghi e ristoranti a prezzi contenuti. Occorrono dai tre ai cinque giorni per visitare comodamente i templi disseminati nella foresta. La tutela archeologica cambogiana è buona, sicuramente migliore della nostra italiana. La suggestione dei luoghi e dei templi è fortissima: torri, scalinate, statue, lunghi bassorilievi, scorci architettonici. Le figure prevalenti sono femminili e sensuali. Enormi alberi di kapok sono cresciuti sui templi avviluppandoli nelle loro radici. La visita alla valle è uno dei luoghi da non mancare nella propria vita.

Non esistono trasporti pubblici urbani. Il mezzo di spostamento più diffuso è il tuk-tuk (un taxi costituito da una motocicletta che traina una carrozzella a quattro posti) o, con un po’ di coraggio, a cavallo di un motorino. Ho visto fino a dieci persone salire su un tuk-tuk e tre o quattro su un motorino. Il traffico è intenso e senza regole, si procede normalmente contromano, ma lentamente. Non ho visto incidenti. Una corsa in città costa da uno a cinque dollari. Si può noleggiare un tuk-tuk per una giornata a dieci o quindici dollari. Le biciclette stanno scomparendo, sostituite da sciami di motorini e da suv prepotenti, parcheggiati in mezzo alla strada sui marciapiedi e in curva. Durante gli acquazzoni le strade si allagano.

Nei mercati, ricchezza di colori, intensità di odori, scarsità di norme igieniche. Nei ristoranti cambogiani i piatti sono ottimi: zuppe di verdure e frutta, involtini, pesci al tegame e alla griglia, bocconci di pollo, maiale, manzo con pasta di riso o di soia, tutto servito in porzioni abbondanti. La cucina è leggera, digeribile, fantasiosa e si adatta bene alle nostre abitudini.

   

      

La capitale sta vivendo un periodo di grande sviluppo urbanistico e architettonico (il paese cresce sopra l’8% annuo). Spuntano i grattacieli, i grandi centri commerciali, gli alberghi, le residenze. I nuovi ricchi costruiscono villini decorati nelle facciate con timpano e pronao, protetti da pesanti ed elaborate cancellate. Nei villaggi poveri appaiono case con facciate distinte, balconi e pronao, frutto evidente di rimesse degli emigranti.

Le donne appaiono emancipate e protagoniste anche nei ceti poveri; l’aspetto è femminile, elegante; i movimenti sono aggraziati e i toni sempre cortesi e non aggressivi, come quelli degli uomini. Lavorano quanto e più degli uomini. I tratti somatici della popolazione attuale, molto rinnovata dall’immigrazione dopo le stragi della guerra civile, sono misti e variano dal cinese al filippino, all’indiano, all’indonesiano scuro.

   


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)