Alimentazione
16 ottobre 2012
Le cooperative agricole nutrono il mondo
Giornata mondiale dell'alimentazione
Le cooperative agricole sono al centro della Giornata Mondiale dell’Alimentazione 2012.
Il tema prescelto, annunciato ogni anno a primavera dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), mette in rilievo le osservanze della Giornata Mondiale dell’Alimentazione e crea consapevolezza e conoscenza riguardo alle misure necessarie per porre fine alla fame nel mondo.
“Le cooperative agricole nutrono il mondo” è la dicitura ufficiale del tema della Giornata Mondiale dell’Alimentazione 2012, scelto per sottolineare il ruolo fondamentale che svolgono le cooperative per migliorare la sicurezza alimentare e per eliminare la fame nel mondo”.
L’interesse nelle cooperative e nelle organizzazione rurali viene inoltre evidenziato nella decisione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite di designare il 2012 come “Anno Internazionale delle Cooperative”.
In Italia molte regioni hanno organizzato manifestazioni di vario tipo per rispondere in qualche modo all’appello delle Nazioni Unite – Fao. Di seguito riferiamo a mo’ di esempio l’iniziativa della Regione Emilia Romagna.
16 ottobre 2012
Giornata Mondiale dell’Alimentazione
L’esempio della Regione Emilia Romagna
In occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, la Regione Emilia-Romagna - in collaborazione con le Province e con l’adesione delle Organizzazioni professionali agricole - invita i cittadini a visitare alcune aziende agricole della rete Fattorie didattiche e Fattorie aperte per riscoprire il valore etico, ambientale, sociale del cibo e l’importanza delle scelte alimentari.
Giunta alla seconda edizione, la Giornata dell’alimentazione in fattoria è incentrata sul tema scelto dalla FAO per il 2012 “Le cooperative agricole nutrono il mondo” e in quest’ottica sarà possibile conoscere anche realtà territoriali legate alle fattorie didattiche/aperte che aderiscono all’iniziativa.
Quindi una domenica in campagna per toccare con mano la nostra agricoltura, custode del patrimonio agroalimentare locale.
Il Progetto LocFood
Nella giornata di mercoledì 10 ottobre è stato a tal proposito presentato il progetto “LocFood”, sintesi di Local Food, è un progetto finanziato dalla Commissione Europea e più in specifico dal Programma Intereegivc, che ha l'obiettivo di migliorare le politiche regionali e le strategie in materia di prodotti alimentari da parte delle Piccole e Medie Imprese (PMI) nelle zone rurali, e più in generale di migliorare l'imprenditorialità, sviluppo e competitività.
Il progetto LocFood, iniziato nel Febbraio del 2012 e la cui conclusione è prevista nel Dicembre 2014, coinvolge 13 partner europei in 9 regioni d'Europa, dalla Norvegia alla Grecia dalla Spagna alla Bulgaria. Per l’Italia sono presenti la Provincia di Rimini e la Regione Marche.
Con il Progetto Locfood si vogliono aiutare le piccole imprese del settore alimentare locale che, come nel caso riminese, sono spesso micro e di piccolissima dimensione e pertanto manifestano difficoltà ad innovare processi e prodotti ed ancor di più non riescono a valorizzare al meglio il loro grande potenziale, in particolare per quanto riguarda la creazione di posti di lavoro e opportunità di sviluppo nelle zone rurali. Tutte le regioni partecipanti hanno differenti strategie ed esperienze per quanto riguarda l’innovazione nel settore alimentare locale, e queste potranno essere condividere, tramite le attività di progetti, di conoscenze e scambio di buone pratiche. Il progetto mira in sostanza a migliorare la competitività e a contribuire alla sostenibilità promuovendo la produzione e il consumo di cibo locale, con rifermento anche ai turisti che visitano le regioni partner. Sul sito www.locfood.no sono disponibili ulteriori informazioni così come gli aggiornamenti sui vari workshops locali.
AttivitÀ e risultati attesi
Per avere una visione d'insieme e una buona comprensione delle politiche e delle strategie esistenti nelle regioni, nella prima fase del progetto LocFood sarà condotto uno studio volto a individuare ed analizzare i fattori interni ed esterni che caratterizzano il settore alimentare locale in ogni regione, al fine di individuare le aree di possibile miglioramento. La seconda fase, caratterizzata dalla condivisione di esperienze e conoscenze dei singoli contesti territoriali, sarà condotta attraverso workshops e visite di studio nelle regioni di ogni partner, per arrivare nella terza ed ultima fase a realizzare una Guida delle Buone Pratiche delle politiche e strategie di successo per le PMI alimentari locali.
Il Budget
L’ammontare totale del progetto è di circa 2,7 Milioni di Euro, di cui circa 1,5 Ml è il finanziamento Europeo. A questi si aggiungono i co-finanziamenti nazionali e il finanziamento della Norvegia, capofila di progetto, che non essendo Stato Membro dell’Unione partecipa con fondi propri, stessa cosa per il partner svizzero, il cantone di Jura.
“Carta di Montebelluna”
(Treviso – Italia 2009)
Proposte operative giuridiche ed istituzionali di biosicurezza per una moratoria atta ad evitare l'introduzione degli OGM in Italia ed in Europa
OGM: Una minaccia irreversibile per l’agricoltura convenzionale e biologica, per l’ambiente e per la salute umana ed animale
Premessa
Sono ormai numerose le evidenze scientifiche che testimoniano l'impossibilità della coesistenza tra coltivazioni OGM e non OGM, senza che le prime inquinino, irreversibilmente, le seconde. isulta, pertanto, inutile discutere sulla libertà di coltivazione degli OGM, dal momento che, una volta introdotti gli OGM nell’ambiente, non sarebbe più possibile coltivare nel medio e lungo periodo i vegetali naturali (convenzionali e biologici), nè si potrebbe proporre ancora il miglioramento genetico dei medesimi, non potendosi più utilizzare aree agricole non inquinate dagli OGM.
Dato, quindi, per certo l’inquinamento irreversibile del territorio, una volta introdotti gli OGM nell’ambiente, si tratta di stabilire quali dei due diritti debba prevalere: quello di chi vorrebbe continuare a coltivare il prodotto naturale (convenzionale e biologico) o quello di chi vorrebbe coltivare i vegetali GM. Ogni altro problema in merito avrebbe un valore relativo e secondario rispetto a quello principale di stabilire quale delle due coltivazioni debba essere permessa e se una tale decisione, vista la gravità delle implicazioni che ne derivano, possa essere riservata esclusivamente al legislatore, comunitario e nazionale, ovvero non sia il caso di promuovere consultazioni della popolazione prima di scegliere il da farsi, tanto più che è la stessa Direttiva 2001/18/CE a prevedere queste consultazioni con il 10° “considerando” e gli artt. 9 e 32 (di recepimento, quest’ultimo, del Protocollo di Cartagena). Pertanto:
Tutto ciò premesso e considerato, per scongiurare danni irreparabili alle persone, agli animali, all’agricoltura e all’ambiente, nazionali, comunitari e mondiali, derivanti dagli OGM,
chiediamo
al Parlamento e al Governo italiani, ai Ministri competenti, alle Regioni, alla Comunità (Parlamento, Commissione e Consiglio dei Ministri UE), al Consiglio d’Europa e all’ONU:
Montebelluna, 19 aprile 2009
Firmatari:
Giuseppe Altieri, Agroecologo - AGERNOVA
Enrico Lucconi, Direttore ASSEME
Michele Trimarchi, Presidente ISN, Candidato Premio Nobel per la Pace 1986
Pietro Perrino, Direttore di Ricerca CNR – Ex. Istituto del Germoplasma di Bari
Dario Fo, attore, premio Nobel per la Letteratura 1997
Miguel A. Altieri, Agroecologo – Università di Berkeley (California)
Peter Rosset, Ricercatore – Globalalternatives - ONG
Franca Rame, attrice
Clara Nicholls, Ricercatrice – Università di Davis (California)
Federico Fazzuoli, Giornalista Televisivo
Giuseppe Nacci, Medico
Giorgio Celli, Entomologo – Università Bologna
Manuela Malatesta, Ricercatrice – Università di Verona
Morando Soffritti, Ricercatore - Istituto Oncologico Ramazzini Bologna
Mimmo Tringale, Direttore AAM Terra Nuova
Marina Mariani, Docente Politecnico per il Commercio - Milano
Franco Libero Manco, Ass. Vegetariana AVA
Maria Teresa Maresca, Medico Naturopata
Stefano Maini, Entomologo - Università di Bologna
Giovanni Burgio, Entomologo - Università di Bologna
Claudio Porrini, Gruppo protezione dell’Ape - Università di Bologna
Paolo Radeghieri, Ricercatore - Università di Bologna
Luigi Paoletti, Docente - Università di Padova
Costantino Vischetti, Chimico - Università di Ancona
Tiziano Gomiero, Ricercatore – Università di Padova
Antonella Gasparetti, Biologa - Agernova
Graziella Picchi, Autrice dell’Atlante dei Prodotti Tipici Italiani
Daniela Commendulli, Presidente Associazione SUM (Stati Uniti del Mondo)
Roberto Zanoni e Fabio Brescacin, ECOR – NATURA SI
Maurizio Gambini, Presidente Consorzio Terra Bio - Urbino
Gianfranco Campana, Presidente AIAB Toscana
Sasha Lucibello, Presidente CTPB (Coordinamento Toscano Produttori Biologici)
Franco Pedrini, Presidente Associazione Italiana per l’Agricoltura Biodinamica
ASCI (Ass. Di Solidarietà per la Campagna Italiana)
Loris Asoli e Bruno Sebastianelli, Coop. La Terra e il Cielo
COOP. AGRILATINA
Massimo Fioroni, PROMETEO
Antimo Zazzaroni, Presidente Istituto di Medicina Naturale di Urbino
Vittorio Marinelli, Presidente e Marco Tiberti, Ass. European Consumers – Roma
Patrizia Gentilini, Oncologa
Bruno Fedi, Medico
Giovanni Malatesta, Fisico ed Agricoltore
Gaspare Buscemi, Enologo Artigiano
Valdo Vaccaio, Nutrizionista
Sonia Toni, Giornalista
Valeria Rossi, Editrice e Giornalista
PANTA REI, Centro di Educazione Ambientale
Maria Giovanna Notarianni, Giornalista Presidente Ass. Tensegrita
ISTITUTO MARENOSTRUM – Austria
Roberto Romizi, Presidente Associazione Medici per l'Ambiente - ISDE Italia”
ARIANNA EDITRICE - Bologna
EDILIBRI – Milano
RADIO GAMMA 5 – Padova
Valdo Vaccaio, Naturopata
Carmen Somaschi, Presidente AVI (Associazione Vegetariana Italiana)
Nerina Negrello, Pres. Lega Naz. Contro Predazione d’Organi Morte a Cuore Battente
Le DONNE dell'AED, Associazione Educazione Demografica
Associazione Malattie da Intossicazione Cronica e/o Ambientale (A.M.I.C.A.)
Anna Maria Fritz, Federazione Diritto Libertà di Cura-Onlus
Giancarlo Ugazio, Ordinario di Patologia Generale Torino dal 1976 al 2007.
Antonio Gagliardi, Presidente Associazione Elettrosmog - Volturino (FG)
Ciro Aurigemma, Psicologo ISN, Resp. AVI Ecologia, Co.to Ecologia Mandor Pace
Filippo Lolli, Architetto Presidente Ass. Uomambiente
Antonio Avano, Architetto – Napoli
Antonio Mercogliano, Avvocato – Napoli
Stefania De Toma, Avvocato – Matera
Massimo Pumilia, Economista politico – Contursi Terme (Salerno)
Carlo Sechi, Presidente BIOZOO - Sassari
Stefano Montanari, Ricercatore sulle nanoparticelle
Nadia Simonini, Naturalista – Lucca
Oreste Magni, Ecoistituto della Valle del Ticino
Gian Luca Garetti, Medico - Vicepresidente ISDE Firenze
Roberto Topino, Medico specialista in Medicina del Lavoro - INAIL, Torino
Rosanna Novara, Biologa Dottore di Ricerca in Oncologia, Torino
David Fiacchino, GAS Valli Misa e Nevola (Ancona)
Cesare Ferzi, Documentarista – Potenza
Roberto Paolillo, Architetto – Paestum (Salerno)
Christian Grassi, Presidente Associazione Poderi di Romagna
Carlo Faiello, Musicista della Tradizione
Elena Ledda, Musicista della Tradizione
Sandro Lazzeri, Musicista Classico e della Tradizione
Riccardo Esposito Abate e le Donne della Tammorra, Musicisti
Girogio Donati, Attore
Mario Pirovano, Attore
Gelsomino Casula, Maestro Scultore – Salerno
Paolo Carnemolla, Presidente FEDERBIO, Bologna
Fabrizia Pratesi, Comitato EQUIVITA, Roma
Proposta di legge di iniziativa popolare
Istituzione del Referendum popolare sugli Organismi Geneticamente Modificati (OGM)
Relazione d’accompagnamento
Risulta sempre più evidente che sollecitazioni, di Stati e società multinazionali, favorevoli alla produzione di OGM, estranee agli interessi dei cittadini comunitari, sono in grado, molto spesso, di condizionare con efficacia e tempestività le scelte della Comunità Europea ad ogni livello, in particolare per quel che riguarda la produzione agricola, convenzionale e biologica, che la stragrande maggioranza dei medesimi cittadini vuole mantenere integra, ossia non inquinata da Organismi Geneticamente Modificati (OGM), pericolosi per la salute umana, animale e per l’ambiente.
Un evento del genere deriva dal fatto che questi Stati, che a torto o a ragione hanno introdotto sul proprio territorio la coltivazione degli OGM, non sono più in grado di produrre vegetali privi di OGM, stante l’inquinamento irreversibile che gli stessi organismi, una volta introdotti nell’ambiente, provocano di tutte le aree agricole. Di questo inquinamento irreversibile ci dà notizia la Direttiva 2001/18/CE, del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 12 marzo 2001, sull’emissione deliberata nell’ambiente degli OGM, che al 4° considerando così dichiara: “gli organismi viventi immessi nell’ambiente in grandi o piccole quantità per scopi sperimentali o come prodotti commerciali possono riprodursi e diffondersi oltre le frontiere nazionali, interessando così altri Stati membri; gli effetti di tali emissioni possono essere irreversibili”.
In concreto, ciò significa che gli Stati, produttori degli OGM, debbono inquinare con gli OGM stessi tutto il mondo per non restare fuori dai mercati e dai Paesi che rifiutano gli OGM.
Ma ciò significa anche che, inquinato irreversibilmente l’ambiente con gli OGM, il produttore agricolo sarebbe per sempre privato del diritto millenario di coltivare vegetali convenzionali (privi, cioè, di OGM) e, dunque, della libertà di produrli.
Tanto premesso, in presenza di comportamenti incerti, e a volte contraddittori, del legislatore comunitario e nazionale, nel disciplinare la materia, e del pericolo che scelte improvvide possano distruggere definitivamente ed irreversibilmente l’ambiente e la qualità della nostra produzione agricola, convenzionale e biologica, di sicura eccellenza a livello mondiale, appare questo il momento per chiamare a decidere, in merito, l’intera collettività nazionale, alla quale appartiene la sovranità di cui all’art. 1 della Costituzione e il diritto-dovere di scegliere, in prima persona, cosa coltivare e cosa mangiare per gli anni futuri, tanto più che è la stessa Direttiva comunitaria 2001/18/CE, sopra indicata, a prevedere la consultazione del pubblico prima di introdurre gli OGM in agricoltura e nell’ambiente (10° considerando e artt. 9 e 32 della Direttiva 2001/18/CE).
Anche il protocollo di Cartagena, entrato nel nostro ordinamento con la legge 15 gennaio 2004, n. 27, impone una rigida valutazione dei rischi connessi all’utilizzazione, alla manipolazione ed ai movimenti transfrontalieri degli OGM. L’art. 23, comma 2, di tale legge (n. 27/04) più specificamente prevede che: “Le Parti, conformemente alle loro rispettive leggi e regolamenti, consultano il pubblico nel momento dell’adozione di decisioni relative agli organismi viventi modificati che permettono...”. Tale protocollo, inoltre, risulta “comunitarizzato” dall’art. 32 della stessa Direttiva 2001/18/CE.
Pertanto è “comunitariamente” obbligatorio il previo interpello dei cittadini. Né varrebbe eccepire la tassatività delle ipotesi referendarie di cui all’art. 75 della Costituzione, giacché questa disposizione disciplina il referendum abrogativo, non quello consultivo, come è il caso qui considerato.
Ove si prospettassero vincoli comunitari ineludibili che permettono la produzione degli OGM, è opportuno far rilevare che è proprio la normativa comunitaria citata a pretendere l’interpello generalizzato del pubblico prima di introdurre gli OGM nell’ambiente e che, comunque, l’eventuale obbligo comunitario, nella materia, prevale sul limite costituzionale interno solo quando non tocca principi e diritti fondamentali previsti dalla nostra Costituzione (come il diritto alla salute, art. 32 Cost., e il diritto all’integrità dell’ambiente, art. 9 Cost.), intangibili, in quanto tali, anche ad opera di prescrizioni comunitarie.
Peraltro, l’esito di un referendum consultivo assume valore essenzialmente politico, che il legislatore, comunitario e nazionale, non potrà in ogni caso ignorare. In ragione di tutto ciò, prima di stabilire con disposizioni vincolanti l’introduzione e la coltivazione degli OGM sul territorio nazionale o su parte di esso, con il rischio fondato di inquinare con gli OGM, irreversibilmente, tutte le aree agricole, si ritiene opportuno sollecitare il parere dell’intero corpo elettorale, tramite referendum consultivo, ai sensi e per gli effetti di quanto previsto dagli artt. 9 e 32 della Direttiva 2001/18/CE e dagli artt. 12, 26 e all.VIII, del d.lvo 224 del 2003, e succ. mod., che ha attuato la Direttiva 2001/18/CE in questione.
In particolare, ai sensi dell’art. 71 della Costituzione, i sottoscritti cittadini italiani avanzano la proposta di legge per l’Istituzione del Referendum popolare sugli Organismi Geneticamente Modificati (OGM).
Proposta di legge di iniziativa popolare
“Istituzione del Referendum popolare sugli Organismi Geneticamente Modificati”
Articolo 1
In applicazione ed attuazione di quanto disposto dalla Direttiva 2001/18/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio CE e dalla legge 15 gennaio 2004, n. 27, di ratifica ed esecuzione del protocollo di Cartagena, richiamato dall’art. 32 della Direttiva 2001/18/CE, che prevedono la consultazione del pubblico, prima di introdurre gli OGM (organismi geneticamente modificati) sul territorio nazionale, nell’ambiente, in agricoltura e nell’alimentazione umana ed animale, il corpo elettorale deve essere interpellato, tramite referendum consultivo nazionale indetto dal Governo, con le modalità previste dalla legge sul referendum abrogativo in quanto applicabili, da tenersi in un giorno scelto dallo stesso Governo. Il parere sarà quello espresso dalla maggioranza dei votanti.
Il quesito referendario sarà: “Volete che gli organismi geneticamente modificati, detti OGM, e loro derivati, siano introdotti, coltivati, prodotti in Italia, sotto ogni forma, diffusi nell’ambiente, contenuti nell’alimentazione umana ed animale, sì o no?”
L’informazione del pubblico sull’argomento, nei due mesi precedenti la consultazione, deve essere fornita dai mezzi radiotelevisivi pubblici e privati secondo le regole previste per le consultazioni elettorali generali, provvedendo, in ogni caso, a che gli spazi informativi, riservati ai favorevoli e ai contrari all’introduzione degli OGM sul territorio, siano ripartiti in forma paritaria.