Pagine preziose
Presentato il libro di Dario E, Viganò
La maschera
del potere
(t.t.)
Dario Viganò è uno studioso, un professore ordinario di “Comunicazione” presso la pontificia Università Lateranense , insegna “Linguaggi - mercati dell’audiovisivo” e “Teorie e tecniche del cinema”, presso il Dipartimento di Scienze Politiche della LUISS “Guido Carli”. Presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo e della Rivista del Cinematografo. Come dire il Prof. Dario Viganò, è una fonte inesauribile in materia, è un profondo conoscitore, colto, da sempre studia e insegna Comunicazione, la buona comunicazione e la sua importanza attraverso l’audiovisivo, il Cinema che è stato il primo e fondamentale comunicatore di storia, di civiltà e di rilevanza, già sul finire della seconda guerra mondiale, quando subito dopo lo sbarco delle truppe americane ad Anzio nel 1944, un medico, un esperto e accanito cinefilo organizzò con poche sue lire il primo Festival internazionale , ancor prima della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Si teneva a Salerno, in quel Sud di Terronia così violentato da sempre, nacque quel Festivas in Super8, quando la città ancora si leccava le ferite per i bombardamenti devastanti degli alleati. Quel signore benemerito Ignazio Rossi scomparso, capì immediatamente l’importanza della comunicazione cinematografica in quel suo Sud ignorato e insolentito. Il prof. Viganò ci ha dato l’occasione per ricordare, sin dalle prime righe del suo saggio “La maschera e il potere”, parla del Cinema italiano, prima e dopo la rivoluzione e del potere senza volto nell’ arco di tempo 1964 -1980, quei quindici anni di cinema politico e militante che modificarono lo sguardo dell’Italia e indirettamente sul mondo. Prosegue il prof. Viganò “Nel cuore di questo periodo, si insediano date che diventeranno veri e propri simboli della storia italiana il ’68, il ’77 , ma anche il ’69 e il ‘78, anni meno emblematici forse, ma ancor più densi di effetti collaterali sulle vicende del nostro Paese. Non più solo racconti e testimonianze, ma anche corpi e volti in movimento, voci e grida di protesta a rievocare una fase cruciale del nostro passato”.
Immagini e suoni di storie cinematografiche, che sono le specchio del mutamento e di avvenimenti salienti che hanno scandito i tempi , firmati da grandissimi del Cinema. E Dario Viganò, ce li racconta con saggezza e obiettività attraverso quei film che sono poi la realtà storica e quanto sia stata educativa l’importanza della cinematografia nella comunicazione globale.
Dario Viganò, scrive ancora, “del potere e della leadership che sono una forza e un’attrazione irriducibili, a volte anche indossare una semplice uniforme può radicare in ognuno di noi un falso inestinguibile senso di superiorità”. Non è un caso che Viganò su tutti, ci ricordi l’ immenso Charlie Chaplin ne “Il grande dittatore” del 1940. Chaplin nei panni dell’umile barbiere ebreo nella irripetibile caricatura della tecnica oratoria di Hitler, una caricatura realizzata mescolando insensati suoni, dal sapore teutonico e dittatoriale.
I tempi sono radicalmente cambiati, ma al potere contagioso delle uniformi con il fascismo e il nazismo, disgraziata e feroce testimonianza passata, è subentrato il potere da raggiungere ad ogni costo, la forza spregiudicata del denaro conquistato in mano di pochi, denaro rubato con brogli, ruberie, ricatti, tangenti,gabelle e buon ultimo vessando con pesanti imposte i più deboli, i poveri, gli afflitti, gli ammalati e tutto per il bene in nome del Paese. In pratica tutto cambia e nulla cambia, il politichese gattopardiano si ripete tragicamente.
Del resto è storia, fin da metà del secolo XV, regnava il potere pontificio. Pasquino, un personaggio creato dalla fantasia del popolo romano, una statua che ancora sta lì immobile dietro piazza Navona, simbolo della satira di quei tempi ,ambasciatore delle angherie patite da i poveri. Si racconta quando il pontefice di quei tempi, chiese a Pasquino, un sarto vivente, un arguto plebeo intelligente dalla lingua forbita e da satira tagliente, portavoce del popolo, aveva una botteguccia dietro la statua di Pasquino, il papa gli chiese “a’ Pasquì a chi dobbiamo da’ mette sta tassa, che serve ar papa?”, Pasquino rispose semplicemente e inevitasbilmente, “Ai poveri”; “Perché?”, disse il papa; “Perché li poveri so’ tanti”.