Costume e societÀ
Manifestazione
per la scuola
Roma mobilitata sabato 24 Novembre
di Giada Gentili
Erano circa 8mila, tutti arrivati da diversi licei di Roma e dintorni con tanto di striscioni, cartelloni, camionicini attrezzati con casse che sparavano musica ad alto volume e megafoni per parlare alla folla.
I giovani capitolini, che stanno occupando da giorni i licei, si sono incontrati sabato 24 Novembre a Piazzale Ostiense a Roma alle 9 per poi partire con un lungo corteo ed arrivare al centro della città.
Lo stesso giorno non è stata solo Roma ad essersi mobilitata, con la capitale anche molte province italiane: Napoli, Milano, Bologna, solo per citarne alcune.
Ai liceali e studenti romani si sono aggiunti per manifestare anche universitari e professori che hanno gridato per ore contro il governo Monti, il ministro Profumo, il ddl 953 che mira ad una privatizzazione della scuola, le politiche di austerity e i tagli alla scuola, senza dimenticare le precedenti manovre dell'ex ministro dell'Istruzione Gelmini.
Alla coda del corteo i carabinieri erano pronti per qualsiasi evenzienza ma i ragazzi non erano intenzionati a scadere nella violenza, hanno anzi invaso le strade con cori pacifisti.
L'unica arma con cui sono venuti è stata tanta ironia: “Semo venuti già menati” ha scritto qualcuno su un cartellone, tanto per schernire lo stato di allerta lanciato per il 24 Novembre dal sindaco Alemanno a causa della congiuntura di diverse manifestazioni trasversali lo stesso giorno: quella dei COBAS, dei Casa Pound e il sit-in antifascista a Piazza Vittorio.
Fuori dal palazzo del Ministero della Giustizia il corteo si è fermato qualche minuto fischiando e accendendo qualche fumogeno ma, a parte questo, la manifestazione si è conclusa senza incidenti.
Forse l'allerta era da lanciare anche per lo scontento attuale nel paese, visti i tanti motivi di protesta dei presenti, piuttosto che solo per la paura che il tutto degenerasse nella violenza.
Non per essere populisti ma spesso i giovani in Italia vengono accusati di non essere interessati al futuro del proprio paese, altrettante volte si dice che questo tipo di manifestazioni non servano a nulla e che non cambiano lo stato delle cose.
Ovvio, domani i politici non si sveglieranno per stanziare soldi per la scuola pubblica ma il dato effettivo c'è: i giovani in piazza erano presenti ed avevano (e hanno tutt'oggi) una lista di cose, decise da chi li governa, su cui non sono d'accordo e che vorrebbero cambiare; anche per avere la possibilità di vivere nel loro paese nei prossimi anni, senza per forza dover pensare ad emigrare pur di trovare un lavoro o di avere un'istruzione equa per tutti.