teatro
La Vertigine del Drago
di Alessandra Mortelliti
regia di Michele Riondino
con Michele Riondino e Alessandra Mortelliti
Spoleto55 Festival dei 2 mondi
“ Nei centri del mio nuovo Ordine verrà allevata una gioventù che spaventerà il mondo. Io voglio una gioventù che compia grandi gesta, dominatrice, ardita, terribile. Gioventù deve essere tutto questo. L'animale rapace, libero e dominatore, deve brillare ancora dai suoi occhi. I giovani debbono imparare il senso del dominio. Debbono imparare a vincere nelle prove più difficili la paura della morte
Come un avvertimento, lo spettacolo si apre con la nota teoria nazionalsocialista elaborata da Hitler negli anni venti, che prevedeva la spartizione del mondo fra le poche nazioni ritenute degne di guidare le altre. Una concezione, oggi come allora lontana e aberrante, che fa da cappello ad un testo agrodolce, a tratti drammatico, a tratti comico, per un teatro di regia e parola che mette alla prova due giovani talenti.
Portato per i ruoli border line il primo, affezionata ai personaggi ai margini la seconda, Michele Riondino e Alessandra Mortelliti fanno di un incontro artistico, un progetto denso e intenso di drammaticità e nel contempo di fragile ironia.
Francesco, naziskin alle prime armi, incontra Mariana, zingara zoppa ed epilettica. Uomo fisicamente e verbalmente violento il personaggio maschile, che sembra non lasciare spazio alla pietà e alla comprensione, donna apparentemente fragile, disadattata, sola, il personaggio femminile, insieme, nei loro tratti singolarmente goffi e a volte persino buffi, trovano velocemente spazio per un latente e insospettabile filo rosso, estratto dalle loro problematicità. Durante un agguato ad un campo rom ad opera di un gruppo di neonazisti, Francesco rimane gravemente ferito e per riuscire a mettersi in salvo prende in ostaggio Mariana. Tra le quattro mura di un angusto e squallido garage, nell’attesa della telefonata dell’Ordine che dia indicazioni sul da farsi, i due sono costretti ad una convivenza forzata. Si apre così una finestra su un doppio livello di lettura: l’attualità di una criminalità tipica del nostro tempo, che fa da contrappunto ad una società oggi sempre più “meticcia”; l’incontro di due personalità per certi versi agli antipodi, ma vicini nelle criticità delle loro persone, estremamente sole, arrabbiate, tradite dalla vita.
Due giovani infelici, senza prospettive, abbandonati dai loro stessi clan d’appartenenza, che riusciranno, a loro modo, a trovare una certa forma di rinascita e spazio per condividere le loro, seppur diverse, forme di ribellione.