L’arte del viaggiare lento: a spasso per l’Italia senz’auto
di Giuseppe Cocco
Questo libro è un ottimo vademecum pieno di indicazioni utili che può essere portato nella tasca viaggiando sugli itinerari suggeriti dall'autore; può servire al pari di un orario ferroviario per la precisione dei dati contenuti.
Un diario di viaggio completato da orari, tariffe e moltissimi link, a tutti i siti delle linee utilizzate e di località e territori attraversati.
Afferma l'autore che è stata la sua grande passione per la narrativa di viaggio e per i mezzi pubblici a farlo diventare un “passeggero errante”, "Eh sì, perché dei tanti libri di viaggio letti alcuni mi hanno magicamente spinto a bordo di autobus e treni". Finisce il suo libro con questo consiglio: "Guardate poca televisione, leggete tanti libri e fate molti viaggi".
In questo paese da gustare con lentezza - che, al contrario, cerca di scimmiottare l'alta velocità e continua ad usare massivamente il mezzo privato, anche per andare a comprare il giornale - un eroe solitario ama trascorrere fino a 11 ore a bordo di treni e bus locali. Mentre viaggia lentamente, ha il tempo di pensare alle sue letture preferite; a "La strada sbagliata" di Peter Moore oppure "Vado verso il Capo" di Sergio Ramazzotti, ma anche "Taxi brousse" di Marco Aime o "La corsa del levriero" di Alex Roggero. O, ancora, a Tiziano Terzani che in "Un indovino mi disse" scrive: «Viaggiare è un’arte. Bisogna praticarla con comodo, con passione, con amore». Non ringrazierà mai abbastanza Paolo Rumiz per il suo reportage del 2002 "Seconda classe", così come più passano gli anni e più vorrebbe emulare Paul Theroux che, a giudicare dai suoi libri, pare faccia solo tre cose: viaggiare (in treno o in autobus), leggere e scrivere!
Ad un certo punto capisce di essere inguaribilmente affetto da una “benedetta” dromomania trovando conforto nella "Fuga in Italia" di Mario Soldati, ne "Il ghiottone errante" di Paolo Monelli e ne "Lo Stivale" di Bruno Barilli. Con l'ausilio anche del professor Cesare Brandi con i suoi "Terre d’Italia" e "Pellegrino di Puglia"; il "Viaggio in Italia" di Guido Piovene non lascia mai il suo comodino, si domanda e si risponde, come avrebbe potuto restare a casa con tanti Maestri a indicare tante mete da raggiungere?
La scelta del mezzo di trasporto è venuta da sé e per andare dove voleva andare, ha scelto le corriere o i treni. L'autore nel suo libro cerca di raccontare l’efficienza di tante autolinee e ferrovie italiane che ogni giorno ci trasportano in giro su mezzi, nella gran parte dei casi, comodi, moderni, puliti e puntuali. Inoltre, la fitta rete del trasporto pubblico locale, a conoscerla bene e a potersi permettere il lusso di un viaggio lento e virtuoso, consente di raggiungere anche il più remoto angolo della nazione in maniera ecologica ed economica.
Il mezzo pubblico permette di viaggiare per le belle strade statali e/o provinciali che, soprattutto nell’entroterra e nelle zone montane, non sono ancora del tutto state deturpate dallo scempio paesaggistico messo in atto da amministratori locali poco lungimiranti. Inoltre, quando si è su un autobus di linea, attaccare bottone con gli altri passeggeri è un bel modo di conoscere il territorio e di fare nuove amicizie.
Il nostro eroe ama viaggiare con i mezzi pubblici, anche perché, non guidando, può godersi la strada e il paesaggio senza preoccuparsi delle incombenze dell’automobilista: traffico, parcheggio, condizioni del mezzo e/o meteo. Inoltre, ha sperimentato che, usando il trasporto pubblico si catalizza la benevolenza dei locali che, quando sanno che non si è in auto, ti considerano indifeso e bisognoso d’aiuto. Alcuni poi ti sono inconsciamente grati per non aver invaso il loro paese col tuo suv puzzolente. Nelle pagine del libro si trovano esempi tipo la Margherita che una mattina di primavera lo accoglie nell’ufficio del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi di Bagno di Romagna (FC) e saputo che era arrivato lì col bus, proveniente da Cesena, fu prodiga di informazioni dopo aver condiviso il suo caffè d’orzo; o l’anonimo autista della Sita Campania che, mentre conduceva il suo mezzo su gomma, da Sorrento ad Amalfi, guidando sicuro sulla bellissima ma pericolosa Costiera Amalfitana, gli suggerisce una serie di località da non perdere. O, ancora, quel ristoratore di Pratovecchio (Arezzo) che, saputo del suo arrivo in autobus, andò a parlare con la madre superiora garantendo per lui affinché gli trovasse un letto nella foresteria del suo convento; per non parlare di quel ristoratore di Sassocorvaro (Pesaro/Urbino) che, sapendo che non doveva guidare, non si sentì in colpa di avergli fatto bere un bicchiere di troppo.
Più girava la penisola con i mezzi pubblici, più cresceva in lui la voglia di divulgare tutte le informazioni raccolte. L’intento prefisso era di raccontare le autolinee e le ferrovie italiane con una serie di puntate monografiche. Così ha “prodotto” una strana specie di portolano infarcito (come direbbe il professor Piero Boitani) di “peripezie libresche” completate da tante informazioni inserite negli appunti alla fine di ciascun capitolo.
In questo suo diario non si è preoccupato di essere completo, tenendo sempre presente il monito di Mario Soldati all’inizio del suo celeberrimo reportage televisivo "Viaggio lungo la valle del Po alla ricerca dei cibi genuini": «Chi vuol vedere tutto non vede niente. Questa è la verità».