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Costume e societÀ

Italiani all’estero
I carcamano

Flussi migratori italiani in Sud America

di Elena Marchini

Nei periodi di crisi economica-finanziaria tutti si sentono più poveri e vulnerabili.

Esistono persone che, in periodo come questi, sono però più vulnerabili e in difficoltà: gli immigrati.

   

Mettendo in ordine l’archivio di un vecchio computer ho ritrovato un progetto che avevo preparato diversi anni fa per una mostra fotografica sull’immigrazione italiana in Sud America, quando dall’Italia non fuggivano solo cervelli, ma bocche da sfamare. Questa è la storia degli italiani in Brasile: i Carcamano.

Nel 1875, inizia in proporzione rilevante l’immigrazione italiana in Brasile, soprattutto nello stato di San Paolo, e Genova è il principale porto d’imbarco del flusso migratorio.

La traversata atlantica è penosa, in molti casi si sviluppano epidemie e non sono inusuali i naufragi – del 1906 è il drammatico naufragio della nave Sirio che provoca oltre 200 vittime.

   

La città di Santos è il principale porto d’entrata in Brasile, una volta sbarcati gli immigrati sono fatti salire su treni che attraversano il massiccio atlantico fino alla città di San Paolo.

Nel centro della città si ergeva l’Ospitale degli Immigrati, una struttura che accoglieva provvisoriamente gli stranieri che aspettano di essere smistati nelle fattorie del sud del paese.

Il lavoro è duro e coinvolge l’intero gruppo familiare. Le famiglie vivono nelle fattorie, molte volte creando un piccolo villaggio-ghetto, l’obiettivo è di risparmiare per comprare la propria terra nel nuovo paese o per tornare in Italia con più soldi in tasca.

   

I dati sull'immigrazione in Brasile sono scarsi e spesso contraddittori. I numeri più affidabili sembrano essere quelli dell’Istituto geografico statistico brasiliano, che, fra il 1884 ed il 1939, stima siano entrati nel paese oltre 4 milioni di persone, di questi gli italiani rappresentano il contingente più importante, superando gli stessi portoghesi.

L’immigrato italiano arrivato per sostituire la manodopera schiava che andava assottigliandosi in seguito alla legge del Ventre Libero del 1871 (la legge prevedeva che i figli di madri schiave fossero uomini o donne libere; per la completa abolizione della schiavitù bisogna invece aspettare sino al 1888), era considerato, in quanto bianco e cattolico, qualitativamente superiore.

Gli immigrati italiani però subiscono condizioni di lavoro e di vita molto difficili, dall’indebitamento, necessario per pagare il viaggio trans-oceanico, all’atteggiamento schiavista di molti proprietari terrieri. Intanto nel 1902 il governo italiano cerca con un decreto -Decreto Prinetti- di porre rimedio allo sfruttamento della manodopera in Brasile, proibendo l'emigrazione sussidiata dallo stesso paese sud americano, ma come si sa, la fame non si sazia con un decreto.

   

Senza la prospettiva di poter abbandonare la condizione di bracciante salariato e divenire piccolo proprietario terriero, molti italiani preferiscono trasferirsi dalle campagne alla città, dove divengono piccoli commercianti - fruttivendoli, pescivendoli, giornalai e venditori di granaglie -, attività, che non richiedono né capitali né competenze particolari.

La presenza italiana a San Paolo diventa così forte e visibile da generare rigetto da parte dei brasiliani di alta estrazione. Questa reazione si estrinseca nella diffusione di pregiudizi e stereotipi negativi, sintetizzati nel termine carcamano.

Il carcamano (sinonimo di italiano) è infatti il commerciante disonesto, che ruba sul peso della merce “calcando la mano” sul piatto della bilancia per alterarne la misurazione.

I carcamano, insieme ad altri immigrati, creano ex novo alcuni quartieri di San Paolo -Bras, Bexiga, Barra Funda, Bom Retiro- dove potersi far raggiungere dalle famiglie, da parenti e amici rimasti in Italia. Fondamentale, per i nuovi arrivati, è proprio l'appoggio fornito dalla rete di relazioni con i connazionali e, più specificamente, con i compaesani. Nei quartieri paulisti si ricostruiscono le comunità paesane, come naturale rete di protezione, ma anche come dei veri e propri ghetti razziali, perché gli italiani assumono solo italiani, vivono tra i italiani e si sposano tra italiani, dando così vita a una società a classi sociali molto chiuse.

   

Testimonianza della massiccia presenza italiana nei nuovi quartieri cittadini sono le feste dei santi protettori che identificano, in modo inequivocabile, i luoghi di origine: nel Bexiga, ad esempio, si festeggiava la Vergine Acheropita, venerata a Rossano Calabro; nel Bras, San Vito Martire, patrono di Polignano a Mare.

Con l'espansione della città, alcuni riescono a passare dal commercio al dettaglio al ruolo di grossisti. Questo è possibile anche grazie all'abitudine di affidare i propri risparmi ai connazionali di maggior prestigio, determinando così il fenomeno di "accumulazione originaria" che mette a disposizione di alcuni somme molto superiori a quanto non avrebbero potuto altrimenti risparmiare ed investire. Nascono quindi banche la cui attività si regge sulle rimesse degli emigrati verso l'Italia.

I brasiliani preoccupati però per l’ordine sociale nel paese e per l’economia locale, emanano due leggi per la regolamentazione dei flussi. Nel 1907 è approvata la legge Adolfo Gordo che permette l'espulsione dal Brasile degli stranieri coinvolti in attività sovversive e criminali; mentre nel 1934 la Costituzione brasiliana riserva 2/3 dei posti di lavoro ai brasiliani ed introduce un sistema di quote per l'ingresso degli immigrati nel paese.

Sono passati quasi 150 anni dai grandi flussi migratori italiani in Sud America, ma rileggendo la storia sembra che in questi 150 anni sia cambiato poco, sicuramente le rotte dei flussi.


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)