Questa storia semplice rappresenta una sorta di paradigma delle tante esperienze vissute durante il mio girovagare per il continente Sicilia.
In questo caso, mi trovavo proprio sull'isola-scoglio per eccellenza, per realizzare le foto a corredo degli scritti di Vincenzo Consolo,
Antonino Buttitta, Sebastiano Tusa e altre penne, dotte, siciliane, per un libro...
Erano le 2 del mattino quando incominciò a squillare il mio telefono: Pronto Visalli? - si sono io - "Qui la redazione dell'Europeo, il direttore Melega le vuole parlare - Me lo passi pure - pronto Visalli cosa fai, hai letto i giornali? - No non ancora, sono le due del mattino, stavo dormendo - ah scusa volevo dirti è morto Carlo Gambino il boss di tutti i boss. ci saranno i funerali e ci dovresti fare un servizio - ...
L’idea ci sembrava ottima due fotografi italiani in giro per un paese in guerra sull’orlo del collasso, praticamente abbandonato dall’alleato principale. Non c’erano molte foto della vita civile del paese e non ci risultava qualcuno avesse fatto una cosa simile.
Come ben sappiano ci sono giorni fortunati e giorni terribili dove non va niente per il verso giusto, iniziando dal mattino quando ti tagli facendoti la barba.
Un imprecisato giorno dell’ottobre del 1994 è stata la giornata fortunata della signora Johnson, psicologa di Boston USA, fortunata al punto che grazie al fatto che passavo di lì per caso (nota frase) in elicottero, non è morta.
Ricevetti un invito per andare a Teheran a fotografare l’intera famiglia Pahlavi, senza alcuna restrizione. E così nel Giugno del 1977 arrivai nella Capitale Persiana accolto come un grande VIP. Mi venne subito dato dall’ufficio stampa un itinerario, e poi mi accompagnarono in albergo da dove mi avrebbero preso l’indomani alle 10:00 in punto per accompagnarmi al Niavaran Palace, residenza della famiglia reale.
Ero ad Hanoi insieme ad altri 69 fotografi da tutto il mondo, per realizzare il libro fotografico Passage to Vietnam edito da Millet-Smolan, uno di quei grandi e grossi libri da tavolo che avvalendosi di tanti bravi fotografi sguinzagliati in giro per il paese che scattavano foto come matti venivano poi messe tutte insieme e componevano dei libri unici ed interessanti che erano dei prodotti cartacei negli anni novanta, quando il mondo dell’editoria era ricco non solo di idee.
Tutto era pronto. Stavo per telefonare all'Agenzia “Riccardo Gay” perché mi mandasse la mia modella preferita, Sara, quando squillò il campanello.
Era Federica, la ragazza cui avevo scattato delle foto per aiutarla a preparare il suo composit: veniva a ringraziarmi e a dirmi che aveva iniziato a lavorare con successo per vari fotografi. Mi trovai così di fronte alla donna ideale. Corpo perfetto, capelli perfetti per l'immagine che avevo in mente.
Dimmi un poco tu, mio lettore, se sei d'accordo.
Mettemmo in piedi il fondale nero con un grosso buco ricoperto da carta da ingegnere, o da architetto, non so bene come si chiami, e mettemmo un faro dietro in maniera che sembrasse veramente la luna. Avevamo disegnato anche i mari lunari”.
Furono tre giorni impegnativi, soprattutto per la preparazione dell’enorme vasca che doveva tenere l’acqua, e per l’illuminazione della luna: se il flash era troppo forte i “mari lunari” sparivano bruciati dalla luce, ma quando diminuivamo la potenza la luna non risultava abbastanza luminosa.
All’ hotel Plaza una festa dove piu’ di 400 invitati da tutte le parti del mondo avrebbero partecipato a “l’evento del Secolo” cosi veniva in quei giorni definito. Una festa mascherata che sarebbe per sempre rimasta negli annali...
Mi è capitato negli anni che qualche amico, magari appassionato di fotografia, mi ha chiesto se potesse accompagnarmi in un viaggio, siccome sono tendenzialmente buono, i primi tempi ho sempre detto di sì; pessima idea, perché diversi amici simpatici una volta tornati a casa, non mi hanno più salutato.
È praticamente capitato anche con Laura, ma poi ha prevalso l’amore.
...penso che vi possa interessare in prima persona,
guardate nei cassetti e negli scatoloni che avete messo in cantina tra la roba vecchia e tirate fuori i vecchi negativi e tutte le foto di famiglia o di viaggi e anche voi scoprirete un mondo che ai tempi vi era sfuggito (parlo ovviamente alle persone con i capelli bianchi o quasi).
Mi hanno chiesto di produrre una foto che avesse come tema “le mele”. E basta.
Non fu un compito facile dal punto di vista concettuale, per me a cui non piacevano le mele ma preferivo di gran lunga le pere. E soprattutto mi piaceva molto fotografare persone, e donne nude.
Mele, serpenti, donne. Spendere poco.
Ho scelto la via più difficile per me: niente serpenti, niente donne. O quasi.
...anche io ho sempre fatto così. Mi sono addentrato in valli sconosciute mischiandomi ogni volta al turbinio festante come se fossi anche io una maschera, una parte del tutto. Mascherate alpine per l’appunto. Non amo i carnevali storici, ricostruzioni da copione di eventi della storia, non amo i carnevali “moderni” quelli con riferimenti al contemporaneo.
la mia vera avventura bellica è iniziata nell’Ottobre del 1968 con il Vietnam.Compilato e firmato il tutto, mi rilasciarono 4 bellissimi tesserini plastificati che servivano come: tessera stampa, carta d’identità, tessera per i trasporti militari e tessera per il PX che era lo spaccio delle forze USA dove potevo comperare esattamente tutto quello che vendevano da New York a Los Angeles. Mi accompagnarono insieme ad altri 3 fotografi a comperare le divise, calze e scarponi da giungla, alla fine di tutto ero pronto per la guerra.
Che qualcun altro l’abbia scattata simile lo escludo, per riuscire a farla uguale avrebbe dovuto volare esattamente alla stessa mia quota, usato una focale uguale ma soprattutto volare lo stesso giorno e alla stessa ora per avere le stesse ombre, già il giorno prima o quello dopo, le ombre sarebbero state diverse e quel giorno in aria davanti a Liberty c’ero solo io...
Era sicuramente uno dei maggiori fotografi italiani del ‘900: ha lasciato testimonianze gigantesche – un centinaio e più di volumi fotografici – e soprattutto il segno di un uomo speciale, aperto alla realtà minore, quella sconosciuta della povera gente, dei paesi, dei borghi, e, principalmente, di una Italia tutta da vedere, da ammirare e da amare nella più intima verità.
non voglio iniziare un dibattito zoologico, ma parlarvi dell’importanza di questi animali per un fotografo.
Se li guardiamo bene, non sono belli, sputano, ruttano e fanno puzze in continuazione, hanno un cattivo carattere e molti mordono a tradimento; eppure li troviamo simpatici e quindi molto fotografati. In termini di vendite (foto vendute) fruttano più dei leoni, degli elefanti e delle giraffe che sono anche molto più difficili da avvicinare e fotografare.
Non esistono brutte fotografie! Come si fa a giudicare se una foto è bella o brutta? Non è misurabile in secondi come i 100 metri piani o un giro di pista della Ferrari, non subisce o refila un knockdown e quindi va a gusto e nel peggiore dei casi piace solo a chi l’ha scattata...
fotografare tutto quello vuoi e dove ti porta il cuore, non ho mai conosciuto un professionista che non ami profondamente quello che fotografa.
Monsanto, il villaggio più portoghese
Monsaraz, Medkieval Museu Aberto
Da una nota di Germana Carrillo per GreenMe
...e come se non bastasse Monsanto si trova anche all’interno del Geopark Naturtejo (www.naturtejo.com), inserito dall’Unesco nella rete dei 50 Geoparchi mondiali. Un’area che ti fa capire da vicino come mai il Portogallo sia una delle mete preferite al mondo dell’eco-turismo. Tutta la zona comprende 7 itinerari, da percorrere a piedi, a cavallo oppure in bici. Da ogni dove si possono raggiungere insediamenti storici antichissimi e da qui altri riserve naturali e altre aree protette.
...Interessante è la presenza, a monte dell’abitato, della piazza in cui sono concentrati gli edifici religiosi. Una curiosità: la piramide in cemento dipinta di bianco che spunta tra le case più alte è un segnale trigonometrico per i naviganti.
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