I dimenticati - Una iniziativa di "Diari di Cineclub"
Eddie Albert
Diari di Cineclub - I dimenticati, 123. Eddie Albert
Di
Virgilio Zanolla
Il cinema americano, come qualsiasi cinematografia, è fatto di grandi protagonisti e di grandi caratteristi. I casi di interpreti che abbiano saputo mostrarsi all’altezza in entrambi i ruoli sono piuttosto rari, ma non mancano: uno dei più noti è quello di Eddie Albert. Nel corso della sua ultracinquantennale carriera nella settima arte, l’attore, showman e cantante dell’Illinois ha fornito prove *molto persuasive di questa sua singolare attitudine, che l’hanno reso popolarissimo anche alla radio e in tv.
Nato a Rock Island il 22 aprile 1906, Edward Albert era il primo dei cinque figli dell’agente immobiliare Frank Daniel Heimberger e di sua moglie Julia Jones: all’epoca i suoi genitori non s’erano ancora sposati, sicché quando lo fecero sua madre tentò di nascondere la circostanza spostando la sua data di nascita al 1908. All’età di un anno, la sua famiglia si trasferì nel Minnesota, a Minneapolis; Edward ne contava appena sei quando cominciò a lavorare, come strillone di giornali. L’origine tedesca del suo cognome fece sì che durante la prima guerra mondiale, a scuola egli venisse deriso dai compagni di classe, che lo chiamavano The Enemy, il nemico: cosa per lui dolorosissima, essendosi sempre sentito profondamente americano.
Eddie frequentò la Central High School di Minneapolis, dove si appassionò al teatro ed ebbe tra i compagni Harriette Lake, la futura attrice Ann Sothern. Dopo essersi diplomato nel 1926 s’iscrisse alla Facoltà di Economia dell’Università del Minnesota, laureandosi nel ’29 e avviandosi a una carriera quale imprenditore: ma proprio allora il crollo della borsa di Wall Street sovvertì i suoi piani. Costretto dalla necessità, Eddie si prestò a una serie di lavori saltuari: fu di volta in volta trapezista, commesso viaggiatore per una società di assicurazioni e cantante di night club. L’essersi proposto a un pubblico gli fece risorgere l’antico amore per lo spettacolo: per dedicarvisi a tempo pieno nel ’33 decise di trasferirsi a New York, e poiché il suo cognome veniva regolarmente storpiato in Hamburger adottò lo pseudonimo di Eddie Albert.
Ottenuta qualche particina nelle produzioni teatrali di Broadway, che gli permise di sbarcare il lunario, nello stesso anno fu chiamato a condurre con l’attrice Grace Bradt il programma radiofonico The Honeymooners - Grace and Eddie Show, che lo impegnò per tre anni. Il 6 novembre 1936, con Robert Benchley e altri attori, i due presero anche parte a una trasmissione televisiva sperimentale per la stampa a cura della NBC/RCA, interpretando la commedia The Love Nest, scritta di suo pugno e trasmessa nello studio 3H del Rockfeller Center. Intanto, la sua versatilità lo imponeva finalmente sul palcoscenico, in spettacoli quali le commedie Brother Rat, Room Service e The Boys from Syracuse, nei due ultimi casi quale acclamato protagonista. Ce n’era ormai abbastanza affinché, al termine del suo impegno radiofonico, la Warner Bros. gli offrisse un contratto cinematografico, che egli fu ben lieto di firmare.
Il primo film a cui prese parte fu, nel ’38, la versione cinematografica di Brother Rat, girata a Lexington e diretta da William Keighley, dov’egli, come in teatro, interpretò il personaggio del cadetto Bing Edwards, accanto a Priscilla Lane, Ronald Reagan, Jane Wyman e altri affermati attori. Seguirono nel ’39 il ruolo di Clint Forrest Jr nel drammatico Quattro mogli (Four Wives) di Michael Curtiz, accanto a Priscilla Lane e alle di lei sorelle Rosemary e Lola, e quello di Phil Dolan nella commedia musicale On Your Toes di Ray Enright, dove fu protagonista con Vera Zorina. Nel ’40 apparve in quattro pellicole: il melodramatico My Love Come Back di Curtis Bernhardt, con Olivia De Havilland, Jeffrey Linn e Jane Wyman, la commedia musicale An Angel from Texas e la commedia Brother Rat and a Baby dirette entrambe da Ray Enright, e il biografico La vita di Giulio Reuter (A Dispatch from Reuters) di William Dieterle, con Edward G. Robinson.
Lavorò ancora nel noir Fuori dalla nebbia (Out of the Fog) di Anatole Litvak, con Ida Lupino e John Garfield, nel drammatico Four Mothers di Keighley, con le sorelle Lane, ne Il circo insanguinato (The Wagons Roll at Night) di Enright, con Sylvia Sydney e Humphrey Bogart, tutti del 1941, e nel bellico 19° stormo bombardieri (Bombardier) di Richard Wallace, con Randolph Scott e Robert Ryan, uscito nel ’43. Nel frattempo, prima che scoppiasse la seconda guerra mondiale, Eddie effettuò alcuni tour in Messico in qualità di clown e funambolo dell’Escalante Brothers Circus; per dimostrare il suo patriottismo, sfruttò l’opportunità a pro del servizio segreto dell’U. S. Army, fotografando in modo furtivo gli U-Boot germanici all’àncora nei porti messicani. Arruolatosi nella United States Navy il 9 settembre ’42, fu inviato nel Pacifico, dove nei giorni 20-23 novembre ’43 prese parte alla battaglia di Tarawa, e, pilota di una nave da sbarco della U. S. Coast Guard, pur trovandosi sotto l’implacabile tiro dei cannoni giapponesi, riuscì a trarre in salvo 47 marines rimasti in mare aperto, contribuendo anche al recupero di una trentina d’altri. Quest’azione gli valse una medaglia Bronze Star col grado di Combattimento V, cioè per atto di eroismo. Poco tempo dopo egli venne congedato e promosso tenente nella U. S. Naval Reserve.
Nel 1945 Eddie sposò l’attrice e ballerina messicana Margo (nome d’arte di María Margarita Guadalupe Teresa Estela Bolado Castilla y O’Donnell), nipote del famoso direttore d’orchestra Xavier Cugat, e già moglie dell’attore Francis Lederer, nota per avere interpretato nel ’36 il ruolo di Miriamne Esdras nel drammatico Sotto i ponti di New York di Alfred Santell. Dalla loro unione nacque nel ’51 il figlio Edward Jr, anch’egli futuro attore; la copia inoltre adottò una bambina, Maria, che divenne poi la manager del padre. Il quale riprese a recitare davanti alla macchina da presa, sia in parti da protagonista, come nella commedia Tutta la città ne sparla (Rendezvous with Annie, ’46) di Allan Dwan, nel western brillante Daniele fra i pellirosse (The Dude Goes West, ’48) di Kurt Newman, e nel giallo Accidenti che ragazza! (The Fuller Brush Girl, '50), con Lucille Ball; o da coprotagonista, come nel drammatico Una donna distrusse (Smash Up, the Story of a Woman, ’47) di Stuart Heisler, accanto a Susan Hayward e Lee Bowman, e nella commedia Devi essere felice (You Gotta Stay Happs, ’48) di Henry Codman Potter, con Joan Fontaine e James Stewart.
In quegli anni l’attore fece le prime presenze come guest star in alcune trasmissioni televisive: al termine della sua lunga carriera ne avrebbe totalizzate circa novanta, apparendo in show e prestigiose serie tv programmate anche in Italia quali Gli uomini della prateria (’64), Colombo (’71), Il virginiano (’82), La signora in giallo (’88) e altre ancora. Inoltre, risale al ’49 il suo approccio col mondo della canzone, che gli frutterà una discografia con due partecipazioni, tre singoli e sei album, il primo dei quali, nel ’56, registrato con la moglie: Eddie Albert and Margo. Nel biennio 1948-49, inoltre, Eddie tornò al teatro, lavorando a Broadway nel musical Miss Liberty di Robert Emmet Sherwood e Irving Berlin; ripeté l’esperienza in palcoscenico nel triennio 1952-55 nella fortunatissima commedia di George Axelrod Quando la moglie è in vacanza (The Seven Year Itch), poi immortalata nella versione cinematografica diretta da Billy Wilder con Marlyn Monroe; seguirono negli anni altre significative partecipazioni, tra cui, nel ’68, l’interpretazione di Alfred Doolittle in una ripresa del musical My Fair Lady.
Nel 1950, con lo scoppio della ‘caccia alle streghe’ promosso dal senatore repubblicano Joseph McCarthy, i nomi di Eddie e Margo finirono nella Lista nera di Hollywood relativa ai simpatizzanti del comunismo; in realtà, ad essere fortemente di sinistra era soltanto lei, che peraltro non risultò iscritta al parito comunista. Il glorioso passato militare di Eddie lo rese inattaccabile, ma sua moglie - ricordò il figlio in un’intervista nel ’72 - «fu inserita nella lista nera per essere apparsa a un raduno anti-franchista», e, etichettata cone comunista, perdipiù essendo straniera, «le sputarono addosso per strada», al punto che dové girare con una guardia del corpo.
La carriera di Margo ne uscì definitivamente compromessa, quella di Eddie per qualche tempo ridimensionata. Anche così, negli anni Cinquanta egli si tolse parecchie soddisfazioni nella settima arte, prendendo parte a varie pellicole di assoluto prestigio, come il drammatico Gli occhi che non sorrisero (Carrie, ’52) di William Wyler, accanto a Jennifer Jones, Laurence Olivier e Miriam Hopkins. Il personaggio per il quale è forse più ricordato è quello di Irving Radovich in un altro e ben più noto film di Wyler, Vacanze romane (Roman Holiday, ’53); nel quale Eddie disegnò con vera arte e umana simpatia un fotografo dalle mille risorse, compagno d’avventura del giornalista Joe Bradley (Gregory Peck) e della - in incognito - principessa Anna (Audrey Hepbun).
Grazie a La dolce vita di Fellini, oggi i fotografi d’assalto si chiamano paparazzi; sette anni prima, l’Irving di Eddie è stato un loro precursore. Nel ’54 il ruolo gli valse la prima candidatura al premio Oscar quale migliore attore non protagonista.
Altre parti di spicco ricoprì nel musical Oklahoma! di Fred Zinnemann (’55), impersonando un venditore ambulante dedito alle donne, nel melodrammatico Piangerò domani (I’ll Cry Tomorrow, id.) di Daniel Mann, nei panni di un uomo segnato dalla vita e di forte spiritualità, nella commedia La casa da tè alla luna d’agosto (The Teathouse of the August Moon, ’56) di Mann, dove nella parte del capitano McLean recitò con Glenn Ford e Marlon Brando, ottenendo la candidatura al Golden Globe quale migliore attore non protagonista.
In Prima linea (Attack!, id.) di Robert Aldrich fu protagonista con Lee Marvin e Jack Palance, interpretando un capitano dell’esercito psicotico ed imbelle. E fu Bill Gorton ne Il sole sorgerà ancora (The Sun also Rises, ’57) di Henry King, ispirato dal romanzo Fiesta di Hemingway, con Tyrone Power, Ava Gardner ed Errol Flynn; Austin Mack nel musical Il jolly è impazzito (The Joker is Wild, id.) di Charles Vidor, accanto a Frank Sinatra e Mitzi Gaynor; il maggiore MacMahon nel bellico Ordine di uccidere (Orders to Kill, ’58) di Anthony Asquith; Hanagan nell’avventuroso Agguato nei Caraibi (The Gun Runners, id.) di Don Siegel; Abe Fields nel drammatico Le radici del cielo (The Roots of Heaven, id.) di John Houston, con Trevor Howard, Juliette Gréco, Errol Flynn ed Orson Welles; Bob Carter nel biografico Adorabile infedele (Beloved Infidel, ’59) di King, con Gregory Peck e Deborah Kerr, che ripercorre gli ultimi anni di vita dello scrittore Francis Scott Fitzgerald. Condusse anche, nel ’53, un suo programma diurno di varietà slla rete CBS, The Eddie Albert Show, e l’anno seguente presentò sulla NBC Saturday Night Revue.
Nel decennio Sessanta la sua attività nel cinema proseguì ad alto livello, inanellando altre ottime prestazioni in pellicole di prestigio, quali la bellica Il giorno più lungo (The Longest Day, ’62) di Ken Annakin e Andrew Marton, la commedia Come ingannare mio marito (Who’s Got the Action?, id.) di Mann, con Dean Martin e Lana Turner, dove interpretò il generoso avvocato Clint Morgan, e il drammatico Capitan Newman (Captain Newman, MD, ’63) di David Miller, a fianco di Gregory Peck, Tony Curtis e Angie Dickinson, nel quale si segnalò per l’incisiva caratterizzazione del colonnello dell’aeronautica Bliss, un soggetto fortemente psicotico; tale parte gli portò la seconda candidatura all’Oscar come miglior attore non protagonista. Mentre in Missione in Manciuria (7 Women, ’66) che fu l’ultimo film diretto da John Ford, l’attore impersonò un insegnante della missione.
Nei due decenni che seguirono, tra le sue interpretazioni più rimarchevoli spicca quella del capitano Mc Lean ne Il rompicuori (The Hearthbreak Kid, ’72) di Elaine May, che gli valse la seconda candidatura all’Oscar quale miglior attore non protagonista e il premio del sindacato critici cinematografici di New York. Vestì poi i panni di Warden Hazen, il corrotto direttore del penitenziario nel dramma sportivo Quella sporca ultima mèta (The longest Yard, ’74) di Robert Aldrich, e del ruvido ma buono Jason O’Day nel fantascientifico Incredibile viaggio verso l’ignoto (Escape to Witch Mountain, ’75) di John Hough. L’avventura in prima pagina (Brenda Starr) di Robert Ellis Miller fu, nell’89, l’ultimo film al quale egli prese parte.
Sempre molto attivo nel terreno delle cause sociali e ambientali, nel 1970 fu tra i fondatori dell’Earth Day, e oltre a varie iniziative umanitarie fondò altresì la Eddie Albert World Trees Foundation e fu presidente nazionale del programma di conservazione dei Boy Scouts d’America.
Dopo la morte dell’adorata moglie nell’85, tra la fine degli anni Ottanta e la metà dei Novanta andò gradualmente ritirandosi dal mondo dello spettacolo. Viveva col figlio in una casa in stile spagnolo a Los Angeles, nel quartier di Pacific Palisades, su un acro di terreno dove coltivava ortaggi biologici. Nei suoi ultimi anni, fu colpito dal morbo di Alzheimer. Assistito dal figlio, Eddie Albert morì a Los Angeles il 26 maggio 2005, all’età di novantanove anni, un mese e quattro giorni; le sue spoglie riposano al Pierce Brothers Westwood Village Memorial Park e Mortuary. Una stella sulla Hollywood Walk of Fame al 6441 dell’Hollywood Boulevard ne ricorda il contributo allo sviluppo dell’industria televisiva.