Shaliran
Il Piccolo fiore sorridente - 50
di Ruggero Scarponi
-Come Massur trovò la Bella Manshay nella tenda di suo fratello Jalabar
Mentre i difensori di Shawrandall si confermavano nel proposito di resistere fino all’ultimo uomo, i soldati di Jalabar compivano nella città ogni genere di scelleratezze e razzie. Giovani fanciulle venivano abusate davanti ai loro genitori e poi uccise. Uomini anziani e imberbi ragazzi venivano passati per le armi, decapitati e tormentati con ogni genere di tortura. Saccheggiati i magazzini con le provviste che con tanta accortezza il Consiglio degli Anziani aveva ammassato in previsione dell’assedio. Molte madri subivano violenza davanti ai figlioletti per essere poi gettate insieme a loro dalle finestre delle case senza alcuna pietà. Il Gran Sacerdote era stato sorpreso nel tempio intento allo studio delle scritture. Venne preso, legato e fatto ardere ancora vivo in un rogo realizzato con i sacri testi della biblioteca mentre le sue urla erano coperte dagli schiamazzi e dagli scherni della soldataglia. In alcuni casi però i cittadini si rinchiudevano dentro degli edifici e di lì resistevano agli assalitori difendendosi con accanimento e spesso ricacciandoli indietro. Massur raggiunse il campo e si diresse alla tenda del Principe. Le guardie gli sbarrarono il passo. Allora Massur disse - Soldati, non mi riconoscete, come osate sbarrare il passo al fratello del Principe? Io sono Massur e vengo a dire a mio fratello che Shawrandall è presa. Resta solo una piccola resistenza e sia Jalabar a comandare l’attacco finale. - Ma le guardie cercando di nascondere l’imbarazzo non risposero continuando però a sbarrare il passaggio. Allora Massur fece per andarsene e invece con agile movimento tornò indietro e presa a due mani la spada si fece strada tra i soldati piombando nella tenda di Jalabar. Il vento del deserto si era alzato rendendo infuocata l’aria mentre la sabbia turbinava intorno alle tende. Al cospetto di Massur apparve Jalabar mentre tra sete e cuscini cercava di aver ragione di una giovanetta che legata e imbavagliata si difendeva come una leonessa. Subito Massur riconobbe la Bella Manshay. Gli occhi gli si coprirono di sangue. Jalabar, sorpreso, vide lo sguardo feroce del fratello e immediatamente chiamò a difesa le guardie. Ma Massur intimò loro di non interferire che altrimenti avrebbero dovuto vedersela con il loro futuro sovrano. Massur era un abile e valoroso guerriero. Ma anche Jalabar conosceva le arti militari e si dispose al duello. Così gli parlò Massur - Quanto mi hai fatto Jalabar ti fa disconoscere come sovrano e come fratello. Il tuo non è più il mio sangue, ma il sangue dei traditori e dei menzogneri. Non mi sento più legato a te dal giuramento e ora per me sei un vile malfattore che non ha neanche il coraggio di affrontare una giovinetta alla pari che hai dovuta farla legare e imbavagliare. Il disonore è su di te Jalabar, mentre le tue truppe invocano il tuo nome in attesa dell’assalto finale tu ti trastulli ricercando l’insano piacere. Jalabar di qui uscirò solo con la tua testa tra le mani o solo se ti piegherai a chiedere pietà offrendoti come schiavo a colei di cui volevi abusare. - L’impetuoso vento del deserto sferzava con violenza la tenda facendo mulinare la sabbia fin dentro. La Bella Manshay ancora legata e imbavagliata e completamente nuda cercava di ripararsi nell’angolo più nascosto della tenda. Vedendo comparire Massur avrebbe voluto gridare e saltargli al collo così come voleva avvisarlo del pericolo che un sicario del principe era nascosto dietro un paravento. Jalabar rispose a Massur con tono sprezzante. - Tu Massur non sei niente. Io sono il Principe. Le mie azioni non sono sindacabili. Io posso tutto. Tu invece dipendi da me. Getta la tua spada se non vorrai costringermi a consegnarti al carnefice per alto tradimento. Manshay mi appartiene come preda di guerra e posso disporne a piacimento. E in quanto alle truppe, chi sei tu per darmi dei comandi? Forse non sono io che le ho condotte fin qui alla vittoria? Ritirati subito Massur e mettiti a disposizione del mio aiutante intanto che rifletta su come punire la tua insubordinazione. Tuttavia, se getti la spada, sarò clemente e dopo essermi soddisfatto con questa giovane te la renderò per il tuo piacere. - Questo disse Jalabar. Ma Massur si era gettato con veemenza su di lui e con violenti colpi lo aveva costretto sulla difensiva. Allora Jalabar vedendo che i suoi soldati e il sicario lo avevano abbandonato, attrasse a sé la Bella Manshay minacciandola con la spada. Poi disse - Vedi Massur la tua bella prigioniera farà una brutta fine se ti ostini ad ostacolarmi. Il tuo amore per lei si infrangerà sul ferro della mia spada che la trapasserà e ti avverto che faccio sul serio, non scherzo. Allontanati immediatamente Massur o la tua Bella Manshay finirà come gli altri cittadini della sua città. - Stava allora Massur incredulo e incerto se allontanarsi lasciando la sua amata nelle immonde braccia di Jalabar quando un vento impetuoso prese a scuotere la tenda con grande violenza. Fuori il campo ne era stravolto. Le sabbie del deserto sembravano sollevarsi come un muro e dirigersi su Shawrandall sommergendo tutto ciò che si trovava sul loro cammino. La tenda di Jalabar fu spazzata via e il Principe, preso in un vortice, sollevato al disopra del campo. Massur senza vedere più nulla sentì a fianco a sé un corpo che si aggrappava. Era la Bella Manshay che spinta dal vento, ancora legata, cercava di ancorarsi al suo bel principe. I due si gettarono a terra per sottrarsi alla violenza della tempesta. E Massur strinse con ardore la Bella Manshay mentre tolto di dosso il suo mantello ne ricopriva le membra liberandola dai vincoli e dal bavaglio. Nonostante lo scatenarsi degli elementi riuscì Massur a ricambiare il bacio ardente che la Bella Manshay gli aveva dato sulle mura, durante il duello.