Il telegramma
Telegrammi "telegrafici" di una volta
di Nicola Bruni
“Comincia preoccuparti stop segue lettera”: ecco un “classico telegramma ebraico” che ho tratto da un libro di barzellette.
Chi si ricorda dei telegrammi di una volta, soppiantati dai messaggi elettronici?
Erano scritti in caratteri maiuscoli su striscioline di carta bianca, incollate su un
modulo postale di colore giallo, che veniva piegato a rettangolo e chiuso con una
linguetta.
Sull’esterno del plico si applicavano due striscioline bianche con il nome
del destinatario e il suo indirizzo. Un postino li recapitava rapidamente a domicilio.
Il testo di quelle striscioline era stampato da una macchina che convertiva
nell’alfabeto latino i messaggi trasmessi dal telegrafo senza fili con l’alfabeto Morse,
costituito da diverse combinazioni di punti e trattini.
Il telegramma aveva una tariffa base per un numero limitato di parole, superato il
quale era previsto un costo aggiuntivo per ogni parola eccedente. Inoltre, i vocaboli
contenenti più di 10 lettere venivano conteggiati come 2 parole. Di qui, la necessità,
per motivi di risparmio, di formulare messaggi molto sintetici ed essenziali, composti
da vocaboli brevi, privi di articoli e possibilmente di preposizioni, che dette origine
al cosiddetto linguaggio telegrafico. Si cercava di fare a meno anche della
punteggiatura, che il telegramma traduceva in parole da conteggiare, come
“virgola” e “punto” (o “stop”). E poiché il telegrafo non conosceva gli accenti, per
distinguere “e” congiunzione da “è” verbo, si ricorreva alla corrispondente parola
latina “et” o “est”.
Infine, per risparmiare, si potevano accorpare due parole brevi in una sola, come in
“amoremio” (così si risparmiava anche sull’amore).
I telegrammi venivano molto usati, nel corso del Novecento, quando ancora il
telefono non era alla portata di tutti e si aveva il bisogno di una comunicazione
rapida, come per l’annuncio di un decesso, dell’orario di arrivo al termine di un
viaggio o dell’improvviso annullamento di un impegno, o per una convocazione
urgente.
Inoltre, costituiva una consuetudine sociale inviare a parenti e amici
interessati telegrammi di felicitazioni e di auguri per nascite, matrimoni, lauree,
avanzamenti di carriera e altri eventi gratificanti, o di condoglianze per la morte di
una persona cara.
Alcuni esempi: “Arrivo domani treno ore 17 venite prendermi peppino”; “Auguri vivissimi felice matrimonio et ogni bene famiglia rossi”; “condoglianza carissima pinuccia stop abbracci affettuosi pippo e rosina” “Est rinviato concorso attendere nuova convocazione ministero finanze”.
La mia mamma mi raccontava il divertente telegramma di un emigrato calabrese
che annunciava così la sua venuta in Italia dall’America: “Arriu papuri partu
ripicchiu” (Arrivo con un vapore e riparto con un apparecchio).
E quello di un tale che, comunicando di non poter raggiungere Arena in Calabria, perché bloccato a
Soriano da un forte mal di pancia di suo fratello, manifestava così la propria
insofferenza: “Nsurtu doluri trippa fratello soriano auf auf”.