#363 - 1 maggio 2025
AAAAA ATTENZIONE - Cari lettori, questo numero rimarrà  in rete fino alla mezzanotte del giorno di sabato 31 maggio quando lascerà  il posto al numero 364 - BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchè" (Mark Twain) "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) «La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchè i servizi sanitari siano accessibili a tutti». Papa Francesco «Il grado di civiltà  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensì nella capacità  di assistere, accogliere, curare i più deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltà  di una nazione e di un popolo». Alberto degli Entusiasti "Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità , vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Storia

NOTE SULLA
MEMORIA DEI GIORNI

MAGGIO 2025

-Maggio: Quinto mese del calendario gregoriano, maggio era il terzo mese dell'anno del calendario di Romolo, poi riformato da Numa Pompilio con l'aggiunta di gennaio e febbraio.

Con i suoi 31 giorni è il secondo mese della stagione primaverile che entra in questo periodo nella sua fase di massima espressione, riflesso della crescente esposizione della natura alla luce solare, destinata a toccare il culmine nel solstizio d'estate del 20-21 giugno. Di conseguenza le giornate si allungano e il clima è decisamente più mite.

Un aspetto che giustifica la consuetudine presso i popoli antichi di dedicare questo mese a divinità legate alla luce. Infatti i romani lo associavano ad Apollo mentre i Celti al "fuoco luminoso", metafora del risveglio della natura, celebrato con la festa di Beltane (o Beltaine), termine che in irlandese indica il mese stesso.

L'altro elemento centrale era la Terra, intesa come Madre Natura e identificata con la dea Maia, dalla cui radice latina, Maius, si pensa possa essere derivato il termine "maggio". Ad essa erano collegate numerose feste (come i Floralia romani) e riti legati alla fertilità della terra. Protagonisti assoluti di quelle manifestazioni erano i fiori, che antiche popolazioni italiche come gli Etruschi e i Liguri festeggiavano nel Calendimaggio (intorno al 1° del mese), ancor oggi in uso in diverse località del nord Italia.

A quelle tradizioni si richiamò la Chiesa dedicando il mese alla Madonna, e in generale alla figura della mamma, e sostituendo il biancospino, fiore simbolo della dea romana Maius, con la rosa associata alla figura della Vergine.

Sul piano astronomico, s'inizia a delineare il cielo tipico delle notti estive, con la costellazione di Boote in posizione dominante, grazie alla spiccata luminosità di Arturo, terza stella più brillante della volta celeste. Altissima sull'orizzonte, quasi allo zenit, è la costellazione dell'Orsa Maggiore o Grande Carro.

-Leonardo da Vinci: La massima espressione del genio umano, Vasari per primo ne celebrò le "divine" capacità di eccellere nelle arti, nella tecnica e nello studio della natura e del cosmo.
Nato a Vinci, in provincia di Firenze, e morto ad Amboise (in Francia) nel maggio del 1519, con la sua insaziabile sete di conoscenza e il profondo interesse per l'arte nelle svariate forme rappresentò l'uomo simbolo del Rinascimento. A 17 anni fu ammesso alla bottega di Andrea del Verrocchio, fucina di illustri maestri del 500 quali Botticelli, Perugino e Ghirlandaio.
Durante il soggiorno milanese (1482-99), produsse alcune opere celebri come la Vergine delle rocce, la Dama con l'ermellino (oggi al Museo di Cracovia) per Ludovico Sforza, detto il Moro, e l'Ultima cena per il refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie, sconvolgendo con quest'ultima l'iconografia tradizionale e introducendo una nuova tecnica pittorica (tempera e olio su due strati di intonaco).
Lasciata Milano insieme al giovane Francesco Melzi (il più caro dei suoi allievi che lo seguì fino alla morte), fu a Mantova presso la casa di Isabella d’Este e dopo nuovamente a Firenze, dove iniziò a manifestare una sorta di insofferenza per la pittura, preferendole gli studi geologici del territorio. Da sopralluoghi compiuti in Romagna e in Toscana in vista di opere ingegneristiche e di difesa, scaturirono poi l’amore per il paesaggio e per le forze della natura.
Natura interpretata con assoluta innovazione nella Gioconda (1503-1506), considerato il ritratto più famoso del mondo. In questo Leonardo riesce a legare la figura umana al paesaggio, che appare non come semplice sfondo ma protagonista del quadro, in un rapporto che nessun pittore prima di lui aveva saputo rendere con altrettanta finezza.
Nei primi anni del Cinquecento, Leonardo dedicò particolare attenzione allo studio del volo e al progetto di una nuova macchina volante e cominciò ad interessarsi all'anatomia degli uccelli, all'anatomia umana, alla resistenza e ai moti dell'aria e alla caduta dei pesi. Nel 1514 si trasferì a Roma, sotto la protezione di Giuliano de’ Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico e, successivamente, in Francia alla corte di Francesco I, dove continuò con passione e dedizione gli studi e le ricerche scientifiche.
Morì il 2 maggio del 1519, lasciando Francesco Melzi come esecutore testamentario. Cinquant'anni dopo, violata la tomba, le spoglie andarono disperse nei disordini delle lotte religiose tra cattolici e ugonotti. Nel 1984 furono attribuite a Leonardo delle ossa ritrovate, riposte poi nella cappelletta di Saint-Hubert presso il castello di Amboise.
In occasione del cinquecentenario della morte, sono state organizzate mostre e manifestazioni celebrative in particolare a Vinci e in Francia, con l'omaggio sulla sua tomba ad Amboise del presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, e dell'omologo francese, Emmanuel Macron.

-Primo esempio di spamming: Cartacea o in formato elettronico la posta indesiderata reca noie a chiunque la riceva; se poi, come nel secondo caso, diventa un aspetto seriale, allora è una vera forma di tortura. Chi fece uso per la prima volta dello spam, verificò concretamente il suo alto potenziale pubblicitario, inaugurando un fenomeno incontrollabile tra i più invisi agli internauti.
Alla fine degli anni Settanta il computer non era ancora uno strumento così popolare e vuoi per il prezzo, vuoi per la difficoltà ad utilizzarlo, ad averlo erano in pochissimi, la maggior parte utilizzava quelli di università ed istituti di ricerca. Proprio negli ambienti accademici aveva preso piede il progetto Arpanet, un network che metteva in collegamento informatico gli atenei più rinomati nel campo scientifico, considerato il progenitore di internet.
La possibilità di raggiungere più destinatari con un solo messaggio fece scattare un'intuizione nella mente di Gary Thuerk, dipendente della Dec (Digital Equipment Corporation, confluita più tardi nella multinazionale Hewlett-Packard), azienda produttrice di computer. Partendo dall'idea che gli utenti di Arpanet rappresentassero i potenziali clienti dei dispositivi che era incaricato di promuovere, Thuerk pensò di raggiungerli tutti quanti in un colpo solo. Preparò un messaggio pubblicitario standard e il 3 maggio 1978 lo inviò a 393 recapiti di posta, premendo un solo tasto.
L'innovativa strategia di marketing diede qualche frutto, facendo vendere qualche computer; la reazione complessiva fu tuttavia di enorme fastidio per quello che veniva avvertito come un gesto molesto. L'avvento di Internet negli anni Novanta vide il fenomeno crescere gradualmente, con l'aumentare delle persone collegate alla rete e dotate di un recapito di posta elettronica.
Nella primavera del 1993 gli venne dato il nome di spam. A coniarlo fu Richard Depew, moderatore di un newsgroup, che per un bug del software postò duecento messaggi di fila, tutti uguali. L'idea gli venne pensando a un famoso sketch della serie televisiva inglese "Monty Python" (1972), in cui una coppia si trova a pranzare in un bar, accanto a un tavolo di vichinghi. Alle richieste della donna sui piatti del menu, la cameriera elenca una serie di pietanze che contengono tutte la "spam" (noto marchio di carne in scatola, che abbrevia l'espressione "spiced ham", cioè carne speziata) e ogni volta i vichinghi intonano in coro «Spam spam spam...», impedendo alla donna di ordinare. Lo sketch prendeva di mira la campagna pubblicitaria invasiva di quell'alimento.
Di qui il termine prese a identificare l'uso di intasare le email private di messaggi pubblicitari di varia natura, con un testo standard e in minima parte personalizzato. Per inviarli, lo spammer si serve di particolari programmi in grado di rintracciare indirizzi email segnalati nelle pagine web, creando una sorta di enorme mailing list.
I messaggi di spam finirono nel mirino delle norme sulla violazione della privacy e sul trattamento dei dati, che nei vari Paesi vennero rese più stringenti a seguito degli abusi denunciati dai cittadini.
Nello stesso periodo iniziò a diffondersi una forma di spamming finalizzata alla truffa informatica, denominata phishing. Presentandosi come centro servizi online di istituti bancari o delle poste, l'aggressore tenta con l'inganno di carpire i dati sensibili dell'utente. Altre forme di truffe sono basate su lotterie fantasiose o richieste di aiuto per spostare del denaro.
Recenti statistiche stimano che ogni internauta impiega al giorno 15 minuti per pulire la propria email dallo spam.

-Tragedia di Superga: Prima la nebbia fitta e poi lo schianto. In pochi istanti vennero distrutte le vite di 31 persone (27 passeggeri e 4 membri dell'equipaggio), insieme alla gloriosa storia di una squadra di calcio: il Grande Torino!
L'incidente si verificò alle 17,03 di mercoledì 4 maggio 1949. Di ritorno dal match amichevole con il Benfica, la squadra granata al completo (tra i giocatori Valentino Mazzola, padre dell'altrettanto famoso Sandro), accompagnata da dirigenti e tre giornalisti, partì da Lisbona con l'aereo Fiat G.212 della compagnia ALI.
A causa delle pessime condizioni atmosferiche e della scarsa visibilità legata alla presenza di nebbia, il pilota, erroneamente convinto di trovarsi a una quota di sicurezza, effettuò una virata per iniziare la fase di atterraggio, portando il velivolo a schiantarsi contro il terrapieno posteriore della Basilica di Superga, sita sull'omonimo colle di Torino.
In ricordo del tragico evento e del leggendario team granata, la FIFA dichiarò il 4 maggio giornata mondiale del gioco del calcio.

-Gino Bartali: Con il passare dei decenni, aumenta il numero degli sportivi italiani che sono diventati leggenda e, spesso, icona dello sport praticato ad altissimi livelli. Uno di questi è sicuramente Gino Bartali, nato a Ponte a Ema, frazione del comune di Bagno a Ripoli (in provincia di Firenze) e morto a Firenze il 5 maggio del 2000.
Ciclista su strada e dirigente sportivo italiano, è stato professionista dal 1934 al 1954, vincendo tre Giri d'Italia (1936, 1937, 1946) e due Tour de France (1938, 1948), oltre a numerose altre corse tra gli anni Trenta e Cinquanta. Epica la sua rivalità con un altro grande campione del ciclismo: Fausto Coppi. Competizione "umanizzata" dal celebre scambio della bottiglietta d'acqua, immortalato in una foto del Tour de France del 1952.
L'Italia dell'immediato dopoguerra è ovviamente diversa da quella contemporanea, anche sul piano della diffusione dello sport e della sua fruizione popolare. Il ciclismo, forse secondo solo al calcio, ha catalizzato in quegli anni (grazie alla radio) l'attenzione di milioni di italiani, pronti a dividersi per i due campioni. Addirittura si ritiene che la vittoria di Bartali al Tour del 1948 abbia allentato il clima di tensione, seguito all'attentato a Palmiro Togliatti.

-Maria Montessori: Nata a Chiaravalle, in provincia di Ancona, è stata soprattutto una celebre pedagogista, attiva anche come medico, filosofa e volontaria.
Spese la sua vita in diverse iniziative per l'infanzia. Nel 1907 fondò a Roma la prima casa dei bambini, dedicata ai piccoli del quartiere San Lorenzo di Roma: si trattava di un luogo accogliente, concepito secondo le loro aspettative.
Entrò nella storia della pedagogia italiana grazie all'ideazione di un metodo educativo per i bambini, chiamato metodo Montessori appunto. La base su cui poggia è la libertà che bisogna dare al bambino, considerato come «essere completo, capace di sviluppare energie creative e possessore di disposizioni morali». Il tutto deve avvenire in un ambiente fatto su misura per lui.
Quanto mai prezioso il suo impegno contro l'analfabetismo, che cercò di contrastare con un metodo rivoluzionario. Trasferitasi a Noordwijk, in Olanda, qui scomparve nel 1952.

-Festa dell'Europa: Oggi ricorre la festa dell'Europa (chiamata anche "giorno europeo"), che ricorda il giorno in cui, nel 1950, Robert Schuman presentò il piano di cooperazione economica, la cosiddetta "Dichiarazione Schuman". La Dichiarazione rappresenta il punto di inizio della creazione di un unico nucleo economico europeo, che parte dalla comune gestione delle riserve di carbone e acciaio di Francia e Germania e porta alla realizzazione dell'Europa federale, strumento di pace e di integrazione tra le nazioni.
Fino al 1964 la festa dell'Europa veniva celebrata il 5 maggio, perché celebrava la fondazione del Consiglio d'Europa avvenuta il 5 maggio 1949, la data fu spostata poi al 9 dello stesso mese in occasione del summit di Milano del 1985, dove si scelse di legarla anche alla fine della Seconda guerra mondiale (il 9 maggio è il giorno successivo alla firma della capitolazione nazista).
In occasione della festa le istituzioni dell'UE aprono al pubblico le porte delle loro sedi di Bruxelles e Strasburgo, e nel resto del mondo gli uffici locali dell'Unione organizzano eventi e manifestazioni, allo scopo di avvicinare i cittadini all'UE e tra di loro. Visite guidate, concerti, dibattiti e mostre organizzate attirano migliaia di persone in tutti i paesi dell'UE.
Dal 2008, in Italia, il 9 maggio è anche la "Giornata della Memoria delle Vittime del Terrorismo", in ricordo del giorno in cui, nel 1978, lo statista Aldo Moro fu assassinato dalle Brigate Rosse.

-La mafia uccide Peppino Impastato: «Arrivai alla politica nel lontano novembre ’65, su basi puramente emozionali: a partire cioè dalla mia esigenza di reagire ad una condizione familiare divenuta ormai insostenibile». Parole dal diario di un trentenne che con il coraggio della verità e la forza delle idee ingaggia una lotta impari contro il male, che è dentro e fuori la sua vita. Sepolta da coincidenze storiche, silenzi e omissioni, la sua storia è patrimonio della cultura della legalità.
Nascere a Cinisi, nell'estremo nord della provincia palermitana, alla fine degli anni Quaranta significa prendere presto coscienza che la libertà d'azione di un individuo è fortemente condizionata dagli interessi di "cosa nostra". Giuseppe Impastato, Peppino per familiari e amici, se ne accorge presto, fin dall'interno delle mura domestiche. La sua famiglia vive in stretta contiguità con la mafia locale: suo padre Luigi è amico del capomafia Gaetano Badalamenti ed è cognato del boss Cesare Manzella.
Il brutale assassinio dello zio, fatto saltare in aria con la sua "Giulietta", cui Peppino assiste all'età di 15 anni, fa esplodere nel giovane il rifiuto di quel modello di vita, da tempo covato nell'animo. In questo percorso trova un prezioso riferimento nel pittore comunista Stefano Venuti, che arriva a considerare il suo padre morale in contrapposizione a quello biologico, da lui ripudiato.
Il rapporto con Venuti dà libero sfogo alla geniale vivacità del giovane, che inizia un percorso politico e culturale di lotta contro la "legge dei potenti" e di ribellione nell'ambito familiare. A 17 anni lancia e dirige il giornalino L'idea socialista, facendosi portavoce delle istanze del proletariato, portate avanti dalla sinistra del Partito Socialista Italiano, confluita nel nuovo soggetto del PSIUP. Ciò lo porta a sostenere le ragioni dei contadini, degli edili e dei senza lavoro.
Nel 1976 la sua lotta alla mafia arriva a una svolta. Insieme agli amici più stretti fonda Radio Aut che, dal vicino comune di Terrasini, trasmette ogni venerdì la striscia Onda Pazza a Mafiopoli. È una satira feroce di quei protagonisti noti della quotidianità di Cinisi, come il boss Badalamenti e il sindaco Gero di Stefano, facilmente riconoscibili nei personaggi Tano Seduto e Geronimo Stefanini. Un modo innovativo di lotta alla mafia, che attraverso la satira porta alla luce il traffico di droga e i giochi di potere tra politica e clan del territorio.
Da quel momento viene visto come un personaggio scomodo e non c'è più nemmeno il padre a difenderlo, nel frattempo defunto. Da scomodo Peppino diventa "pericoloso" nel momento in cui decide di candidarsi alle elezioni comunali del 14 maggio 1978, tra le fila di Democrazia Proletaria. Cosa nostra è in una fase di espansione dei propri traffici e il suo eventuale ingresso nella sfera decisionale costituisce una minaccia. L'ordine è di assassinarlo e di cancellarne il ricordo.
Nella notte tra l'8 e il 9 maggio avviene il macabro ritrovamento dei suoi resti, lungo i binari della ferrovia Palermo-Trapani. Una carica di tritolo l'ha reso praticamente non identificabile se non dai documenti. I carabinieri giungono alla conclusione che si tratti di un fallito attentato terroristico o in alternativa di suicidio "esibizionista". Poche ore dopo i tg danno la notizia del ritrovamento del corpo senza vita di Aldo Moro, in via Caetani, a Roma. Ciononostante 264 cittadini scrivono il suo nome sulla scheda elettorale, eleggendolo simbolicamente al consiglio comunale di Cinisi.
Gli anni trascorrono ma il fratello Giovanni e la madre Felicia, supportati dagli amici di Radio Aut e del Centro Siciliano di Documentazione, non smettono di credere che prima o poi la verità verrà a galla. Le loro speranze trovano una risposta nel 1984, grazie alla ricostruzione del Consigliere Istruttore Rocco Chinnici (che paga con la vita il suo impegno), in base alla quale il Giudice Antonino Caponnetto accerta l'origine mafiosa dell'omicidio.
Si riesce, tuttavia, a risalire ai colpevoli soltanto 10 anni più tardi, quando l'inchiesta viene riaperta. Le condanne arrivano tra il 2001 e il 2002: trent'anni per Vito Palazzolo ed ergastolo per Gaetano Badalamenti, entrambi riconosciuti come mandanti dell'omicidio. Peppino Impastato è oggi una figura cardine del vasto movimento antimafia e a lui si richiamano numerose associazioni ed iniziative culturali, sparse su tutto il territorio nazionale.
La sua vicenda ha ispirato il film I cento passi, uscito nel 2000 per la regia di Marco Tullio Giordana e il cui titolo si riferisce alla distanza tra la casa di Impastato e quella del boss Badalamenti.

-Festa della Mamma: Oggi è la festa della mamma! Una ricorrenza antica, diffusa in molti paesi del mondo. In Italia si festeggia la seconda domenica di maggio, mentre negli altri stati si festeggia in giorni diversi, di anno in anno.
La prima volta che fu festeggiata in Italia fu il 12 maggio del 1957, per volontà di Don Otelli ad Assisi. Alcune nazioni hanno affiancato alla festa della mamma anche la lotta contro la violenza sulle donne o contro la guerra. In Italia, la festa della mamma si lega anche al mese di maggio che secondo la religione cattolica è il mese della Madonna (la mamma di tutte le mamme).
Alcuni legano la festa al periodo in cui la natura rifiorisce e si colora, le temperature sono miti e sbocciano le rose, il fiore ideale da regalare alla mamma.

-Omicidio Calabresi: «Qualcuno potrebbe esigere la denuncia di Calabresi per falso in atto pubblico. Noi, che più modestamente di questi nemici del popolo vogliamo la morte... ». Parole violente apparse sul giornale Lotta Continua, che fu il principale megafono della campagna d'odio e della sentenza di condanna a morte nei confronti di un onesto servitore dello Stato. Una pagina buia nella storia politica e culturale dell'Italia del Novecento.
Il clima di conflittualità sociale, manifestatosi già all'inizio degli anni Sessanta, raggiunse la fase di maggiore criticità verso la fine del decennio, in particolare con l'inizio della contestazione studentesca del Sessantotto. Principale teatro di questi eventi fu la città di Milano, dove forze extraparlamentari e di marcato spirito rivoluzionario, come la formazione comunista Lotta Continua, alimentarono una violenta contrapposizione alle istituzioni e alle forze dell'ordine.
Dall'altra parte della barricata c'era la Questura milanese, impegnata a contenere il fenomeno attraverso uomini come il commissario Luigi Calabresi, vice capo della squadra politica della Mobile. Il suo nome cominciò a entrare nel mirino delle frange rivoluzionarie dopo la strage di Piazza Fontana, il 12 dicembre del 1969. Fu uno spartiacque nella storia della Repubblica e nei rapporti tra forze dell'ordine e contestatori.
Il giovane dirigente venne incaricato delle indagini e la sera stessa della strage eseguì una serie di arresti negli ambienti estremisti, specialmente anarchici. I sospetti si concentrarono su uno dei fermati, Giuseppe Pinelli, di professione ferroviere. L'uomo fu trattenuto per tre giorni e sottoposto a un estenuante interrogatorio; al terzo il suo corpo cadde dalla finestra dell'ufficio del commissario, schiantandosi a terra dopo un volo di quattro piani. Una tragica morte che suscitò indignazione nell'opinione pubblica e nella stampa di sinistra. Indignazione che si trasformò in rabbia feroce dopo le conclusioni dell'inchiesta condotta dal pm Gerardo D'Ambrosio, che definì la morte come accidentale, causata forse da un improvviso malore, escludendo le piste del suicidio e dell'omicidio. Una verità processuale rispedita al mittente dall'intellighenzia di sinistra, rappresentata da scrittori, giornalisti, registi e attori di chiara fama.
Tutti si ritrovarono uniti nella sottoscrizione di un appello pubblicato sul settimanale L'Espresso, in cui si rivolgeva un pesante atto d'accusa rivolto «ai commissari torturatori, ai magistrati persecutori, ai giudici indegni», chiedendone l'allontanamento. Aspetto eclatante di una campagna d'odio di cui per oltre due anni fu oggetto Calabresi e che nell'organo di stampa di Lotta Continua ebbe il suo centro propulsore.
Per le strade e sui muri rimbalzava una pesante sentenza di condanna: «Calabresi, assassino!». Negli ambienti istituzionali si avvertiva il timore che qualcosa di irreparabile potesse accadere, per cui, all'inizio del 1972, si ipotizzò una sua promozione ad altro incarico. Proposta che incontrò il rifiuto del 34enne, padre di due figli e di un terzo che sarebbe arrivato di lì a qualche mese.
In un clima incandescente, il 7 maggio di quell'anno si tennero le elezioni politiche, destinate ad essere ricordate per l'ennesima protesta repressa nel sangue. Durante il presidio antifascista organizzato da Lotta Continua, il ventenne Franco Serantini venne pestato dagli agenti e arrestato, morendo in carcere dopo due giorni di agonia. L'episodio finì per accelerare una sentenza di condanna a morte che già era in discussione tra i vertici di LC.
Alle 9,15 di mercoledì 17 maggio, Calabresi uscì dal portone di casa, in via Cherubini a Milano, avviandosi verso la sua "Fiat cinquecento", parcheggiata poco distante. Il tempo di infilare le chiavi nella serratura che un uomo, sceso da una 125 blu, gli si avvicinò freddandolo con due colpi di pistola alla testa e alla schiena. Inutile la corsa all'ospedale San Carlo, dove i medici non poterono che constatarne il decesso. Gli investigatori s'indirizzarono verso piste senza sbocco, mentre emersero i primi dubbi e pentimenti sulla campagna d'odio sostenuta contro la vittima, guardando anche ai riscontri emersi da una successiva perizia sulla salma di Pinelli, che confermava l'ipotesi del malore, e da una sentenza del Tribunale di Milano, che accertava l'assenza di Calabresi al momento della caduta del ferroviere. Tuttavia il clima non si rasserenò affatto e l'anno dopo, in occasione di una cerimonia in ricordo del commissario, nel cortile della Questura milanese venne fatta esplodere una bomba a mano, che lasciò a terra quattro morti e una cinquantina di feriti.
Sedici anni di buio sulle indagini furono interrotti dalla confessione di Leonardo Marino, militante di LC, che portò all'arresto, nel luglio del 1988, dei suoi ex compagni Adriano Sofri, Giorgio Pietrostefani e Ovidio Bompressi, gli ultimi due con l'accusa di essere gli esecutori dell'omicidio, il primo come mandante. Riconosciuti colpevoli con sentenza definitiva, i tre vennero condannati a 22 anni di reclusione.
Nel 2009, in occasione del Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo, c'è stata una significativa stretta di mano tra Gemma Capra, moglie di Calabresi, e Licia Rognini, vedova Pinelli. Pur professatosi da sempre innocente e rifiutandosi di inoltrare domanda di grazia, Sofri ha dichiarato, nel corso di un'intervista, di sentirsi corresponsabile morale dell'omicidio.

-Strage di piazza della Loggia: Lancette dell'orologio alle 10, il cuore pulsante di Brescia radunato in un comizio antifascista è scosso da un sordo boato che, in un attimo, si porta via le vite di cinque giovani insegnanti (tra loro tre donne), due operai e un pensionato, ferendone 102. È il tragico bilancio della strage di piazza della Loggia, l'ennesimo atto della famigerata strategia della tensione che, tra gli anni Settanta e Ottanta, tentò di minare le fondamenta delle istituzioni democratiche italiane.
Le indagini sull'attentato, causato da un chilogrammo di tritolo nascosto in un cestino, fanno emergere il coinvolgimento di militanti del movimento politico Ordine Nuovo, gruppo neofascista fondato nel 1963, e di elementi deviati dell'esercito e dei servizi segreti. L'iter processuale si protrae per oltre trent'anni, fino alla sentenza della Cassazione, nel febbraio 2014, che conferma la colpevolezza di parte degli imputati. Nell'aprile dello stesso anno, una direttiva del governo Renzi, fa decadere il segreto di Stato sulla vicenda, che aspetta ancora una verità definitiva.

-Primo uomo a scalare l'Everest: Per i tibetani è la "madre dell'universo" («Chomolangma»). Per i nepalesi è il "dio del cielo" («Sagaramāthā»). Per l'Occidente è semplicemente il tetto del mondo. Dove per prima sventolò la bandiera britannica. A portarcela fu uno scalatore neozelandese che aprì la strada all'alpinismo estremo.
Nell'intervallo tra le due guerre mondiali, le grandi potenze coloniali cercarono di aumentare il proprio prestigio promuovendo spedizioni scientifiche per conquistare le vette più imponenti, in primis la cima più alta della catena dell'Himalaya, che dal 1865 il governo indiano intitolò alla memoria di Sir George Everest, responsabile dei geografi britannici in India.
Per trent'anni gli Inglesi provarono inutilmente a scalarla, con esiti spesso drammatici. Dopo i primi tentativi nel 1921, nel 1924 la missione di George Mallory e Andrew Irvine finì tragicamente con la scomparsa di entrambi. La lunga pausa dovuta alla Seconda guerra mondiale s'interruppe all'inizio degli anni Cinquanta, quando l'obiettivo tornò prioritario per il Regno Unito, al cui trono nel febbraio del 1952 era salita la 26enne Elisabetta II.
Nel frattempo l'occupazione cinese del Tibet aveva portato alla chiusura di questo passaggio, lasciando come unica via quella attraverso il Nepal. Di qui si inoltrarono gli alpinisti svizzeri André Roch e Raymon Lambert, che ebbero il merito di aprire la via sud dell’Everest, raggiungendo una quota compresa tra i 7.000 e gli 8.000 metri, mai toccata in precedenza.
Il loro risultato spianò la strada all'esploratore neozelandese Edmund Hillary, che a sedici anni aveva già scalato i rilievi del Southern Alps, a sud della Nuova Zelanda. I 3.765 di Mount Cook, tra foreste e ghiacciai, costituirono un valido banco di prova per approcciare la vetta himalayana. L'occasione arrivò poi nella primavera del 1953 con la spedizione inglese guidata dal generale John Hunt, cui prese parte insieme allo sherpa nepalese Norgay Tenzing.
Partita a marzo del 1953, tagliò il traguardo alle 11.30 del 29 maggio: Hillary e Tenzing raggiunsero gli 8.848 m della cima e qui, dopo aver piantato la bandiera britannica, si trattennero per 15 minuti. Qualcosa di più del famoso "quarto d'ora di celebrità" di Andy Warhol, perché per l'esploratore neozalendese significò andare incontro a fama e onori ed entrare per sempre nella storia dell'alpinismo. Il miglior modo per celebrare la recente incoronazione della giovane Regina, che lo nominò baronetto.
Considerato tutt'oggi una leggenda in Nepal, anche per aver contribuito con una fondazione a finanziare la costruzione di scuole, strade e ospedali nel paese asiatico, Edmund Hillary inaugurò l'era dei grandi scalatori dell'Everest, tra cui Reinhold Messner e Peter Habeler che, nel maggio del 1978, lo scalarono per la prima volta senza l’ausilio di ossigeno.

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