Shaliran
Il Piccolo fiore sorridente - 45
di Ruggero Scarponi
Come si celebrassero nella prima decade del mese di Ar le unioni dei promessi
Terminato il mese di Melk si entrò nella prima decade festiva del mese di Ar. Era questo il tempo delle unioni dei promessi così come le celesti divinità si conducevano secondo il ciclo della creazione. Ma quello che doveva essere il periodo più festoso dell’anno in cui le strade e le piazze di Shawrandall risuonavano dell’allegria del popolo in festa era offuscato dalla tristezza e dal dolore che i molti lutti causati dalla guerra e dal morbo pestifero avevano provocato nelle famiglie della città. Tuttavia i matrimoni furono celebrati e Yabel in qualità di Pta-Nurim e Gran Sacerdote supplente consacrò le unioni presso la nuova sede, il tempio degli Dei degli Infiniti Orizzonti. Anche le due sorelle Genir e Jalen andarono spose e fecero un poco di festa presso le nuove famiglie. E anche Quemosh andò sposo alla giovane cortigiana mentre Amin si unì alla bella Nazira. Kalina anche in quell’occasione riuscì a riunire tutta la famiglia per mangiare insieme sotto allo stesso tetto il cibo nuziale. Era riuscita a procurarsi un grappolo di dolci datteri che accompagnati alla focaccia cotta sulla pietra costituì il pasto festivo. Amin era riuscito a procurarsi una fiasca di vino yassim che molto contribuì all’allegria di quel giorno. Bashir venne all’ultimo momento ma tramite degli ufficiali di stanza alla Roath era riuscito a procurarsi un cesto di dolci di benaf i tradizionali dolci costituiti da un involtino di leggerissima pasta contenente un ripieno di pasta di mandorle mescolata con noci e pistacchi. Queste piccole dolcezze riuscirono a dissipare per un momento il clima di profonda preoccupazione e tristezza che da giorni gravava su Shawrandall. Nel pomeriggio ricevettero la visita di Yabel e Kalina volle accoglierlo con amorevole dedizione. Per lui aveva conservato un piatto con i cibi di quel giorno e tenuto da parte anche un bicchiere del forte vino che Yabel, dopo le fatiche di quella giornata, gradì in modo particolare. Poi Kalina mentre il suo amato si intratteneva a parlare con i suoi fratelli si mise seduta in ascolto ai suoi piedi appoggiando la testa alle sue ginocchia. E quel gesto spontaneo e pieno d’amore recò un momento di dolce e serena condivisione ai due giovani.
Poi, prima che i novelli sposi si ritirassero ancora una volta come nel giorno di quashem, Kalina cantò un canzone accompagnata con la chitarra kharish da Yabel mentre gli sposi danzavano la danza nuziale che simboleggiava la ghirlanda di fiori di ran, emblema del sacro vincolo. A sera gli sposi si ritirarono e anche Yabel dovette far ritorno al tempio degli Dei degli Infiniti Orizzonti. Kalina volle salutare i fratelli e le cognate offrendo loro alcuni dei pochi gioielli di famiglia che era riuscita a conservare. Mentre, invece, al momento di salutare Yabel ebbe un momento di commozione ma le lacrime che le sgorgavano copiose non furono viste dall’amato ché la dea Belt, premurosamente, senza essere vista dai mortali, le asciugava. Amin e Quemosh il giorno seguente, avrebbero lasciato le novelle spose per riprendere il loro servizio nei rispettivi reparti. Amin in particolare, viste le sue notevoli abilità militari era stato spostato alla difesa delle mura presso la porta di Ghedir sotto il comando del fratello Quemosh. Bashir invece faceva parte di un servizio di polizia con compiti di controspionaggio e quindi con vari pretesti e travestimenti percorreva la città soffermandosi nelle poche taverne ancora aperte e in altri luoghi di raccolta della gente per cogliere eventuali discorsi o segnali utili a individuare pericolose infiltrazioni nemiche e stati d’animo della popolazione che stretta tra il morbo e la guerra poteva cedere alla tentazione di preferire la resa alla resistenza a oltranza.
Il Morbo pestifero infierisce nei due avversi campi
Trascorse anche il mese di Ar e si entrò nel mese di Ghor l’ultimo del tempo di narfur. Ghor era il mese più torrido dell’anno e come temeva il Consiglio degli Anziani in quel tempo si sarebbe scatenata la violenza del morbo. Il Consiglio aveva provveduto a diramare disposizioni severissime. Ai cittadini era proibito di scendere in strada se non per poche ore al giorno e d’altronde quasi tutta la popolazione sana era impegnata nella difesa della città. Per evitare pericolosi attriti sociali si dispose la chiusura di tutte le attività commerciali e lavorative che non fossero direttamente inerenti le esigenze militari. Ogni cittadino in base all’età riceveva il cibo sufficiente per una settimana, invero abbondante per via delle previdenti scorte operate dal Consiglio e della consistente diminuzione della popolazione per le cause note. Nei giorni più caldi il morbo aggredì la popolazione di Shawrandall con violenza inaudita. Per la prima volta mancarono i rinforzi sulle mura e non di rado le truppe di Jalabar dovevano essere contrastate all’interno della città. Il Principe non credeva ai suoi occhi nel constatare le esigue truppe a difesa delle mura e preparava l’attacco finale. La Bella Manshay che i cittadini di Shawrandall invocavano a gran voce per cercare di opporre un argine al nemico stava riprendendosi dai postumi della ferita e faceva le prime apparizioni alle difese ovunque suscitando entusiasmo e speranza.
Tuttavia la situazione appariva grave e forse compromessa tanto che il Consiglio degli Anziani stava segretamente predisponendo il piano per abbandonare le mura cittadine al nemico e tentare l’ultima disperata difesa nella fortezza della Roath. Ma inaspettatamente un nuovo fatto sconvolse i piani del Principe. Infatti al mattino in cui era previsto l’assalto decisivo alle mura di Shawrandall l’esercito allertato fin dalla notte precedente appariva decimato. Il morbo pestifero, forse a causa del contagio avvenuto sulle mura di Shawrandall, aveva pesantemente penalizzato l’armata del Principe tanto da comprometterne il piano di battaglia. Ovunque soldati moribondi o con evidenti sintomi della malattia giacevano abbandonati dai loro compagni terrorizzati. Turni di guardia e ronde di allerta ne risultavano stravolte e gli ufficiali, quelli non ancora colpiti dalla malattia guardavano sconfortati ai loro reparti falcidiati peggio che dal nemico. In breve il fumo degli incendi con i quali si tentava di arginare il morbo fu visto dalla città. Un grido d’esultanza salutò quel macabro segnale. Il morbo sembrava accanirsi nell’accampamento del principe ancor più che dentro le mura cittadine. In un sol giorno metà dell’esercito venne meno sia a causa del contagio che dalla immediata defezione dei contingenti mercenari spaventati dalla virulenza del morbo. Il Principe, smarrito, di fronte a quel fatto imprevisto barcollò e per un momento pensò addirittura di ritirarsi.
Poi, ripreso coraggio, chiese a Massur di far applicare i primi provvedimenti che prevedevano di isolare i malati e bruciare tutto ciò che fosse di loro pertinenza. Il destino, con bizzarra equità, aveva riequilibrato le sorti della guerra e di nuovo le mura di Shawrandall tornarono ad essere un baluardo inespugnabile, come sarebbe stato scritto e tramandato per innumerevoli anni.