#360 - 1 febbraio 2025
AAAAA ATTENZIONE - Cari lettori, questo numero resterà  in rete fino alla mezzanotte di VENERDI 28 FEBBRAIO quando lascerà  il posto al numero 361. - Ora ecco per voi un po' di SATIRA: Il Paradiso lo preferisco per il clima, l'Inferno per la compagnia (M. Twain) - Quando le cose non funzionano in camera da letto, non funzionano neanche in soggiorno (W.H. Masters) - L'intelligente parla poco, l'ignorante parla a vanvera, il fesso parla sempre (A: De Curtis) - Il sesso senza amore è un'esperienza vuota, ma tra le esperienze vuote è la migliore (W. Allen) - Per alcune cose ci vuole tanta pazienza, per tutte le altre c'è la gastrite (L. Limbus) - Non avere un pensiero e saperlo esprimere: è questo che fa di un uomo, un giornalista (K. Kraus) - Le banche ti prestano denaro, se puoi dimostrare di non averne bisogno (B. Hope) -
Fotografia

Due Flop

di Guido Alberto Rossi

Due Flop

Ogni libero professionista deve inventarsi la giornata, telefonare ai clienti, fare marketing e darsi da fare dall’alba al tramonto. L’unico che conosco che può permettersi di aspettare le telefonate è Luca, l’idraulico.

Due Flop

Nel caso del fotografo detto free lance, perché più chic, ci sono due situazioni lavorative: il lavoro su commissione e quello inventato, realizzato a proprie spese e poi proposto ai clienti.

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Nel primo caso aspetti che ti telefonino e ti propongono un servizio e può anche capitare che ti telefoni un giornale di provincia e ti commissiona un servizio sulla bocciofila di Pavia, che deve essere fatto entro la settimana. Ovviamente hai detto ok e dopo dieci minuti ti chiama un prestigioso mensile che ti offre di fare un servizio in Polinesia, nello stesso periodo, e per serietà professionale devi dire di no, perché sei già impegnato a Pavia (fortunatamente non mi è mai capitato).

Due Flop

Nel secondo caso, t’inventi un reportage su qualche situazione, luogo o soggetto, che non hai ancora visto pubblicato in giro, ti documenti e vai a farlo, quando torni, lo proponi ai possibili clienti, partendo da quello che paga meglio e se va male scendi la scala degli euro.

Due Flop

Se poi non interessa a nessuno, hai lavorato gratis, hai speso soldi e fatica, non sei affatto contento, ma siccome sei positivo, sei comunque felice d’aver visto qualcosa di nuovo e t’inventi qualcosa d’altro nell’attesa che squilli il telefono con l’offerta di un ricco commissionato.

Due Flop

Fortunatamente, ho sempre avuto tanti commissionati, ma spesso mi sono anche lanciato in reportages fai da te e sempre, fortunatamente, andavano in porto, magari dopo molto tempo un settimanale o mensile li acquistava.

Due Flop

Ma ci sono stati due reportages che sono stati dei veri flop. Non contiamo il mancato scoop, fatto in Vietnam, insieme ad Ennio Jacobucci (vedi Papale-Papale N° 285) che pensavamo di venderlo ai quattro venti e invece non l’ha mai voluto nessuno, ma comunque è stata una bella avventura.

Due Flop

Il primo flop è stato un reportage di viaggio sulla Corea del Sud. Era il 1971 e cercavo un posto del mondo che non fosse inflazionato di foto e immediatamente mi salta all’occhio la Corea, i nostri giornali ne avevano parlato solo nel 1966, perché la nostra nazionale di calcio aveva preso una batosta dalla nazionale coreana, era quella NordCoreana e lì non si poteva andare a fotografare, perché già il nonno di Kim, per tradizione famigliare non amava la stampa libera. Così scelsi il Sud Corea, paese che invece era ben contento d’aver fotografi in giro a scattare e documentare un paese all’inizio del boom.

Due Flop

Quindi prendo il biglietto d’aereo e parto. Fila tutto ultra-liscio, tutti molto collaborativi e così scatto bene, faccio un bel reportage completo di tutto ma, grande delusione, non interessa a nessuno. Alcune redazioni, non vogliono neanche vedere le foto, è l’argomento che non interessa, però il paese e la sua gente mi era piaciuto molto, un po' meno il kimshi, una forte spezia che mettono dappertutto, il cui sapore non va via neanche con il whisky.

Due Flop

Il secondo flop l’ho scattato in Florida, precisamente alla NASA di Cape Kennedy, nel 1977. Stavo facendo un servizio completo su Cape Kennedy quando, parlando con l’addetto stampa che mi accompagnava, mi parla del Complex 14, la rampa di lancio delle missioni Apollo, quelle che sono servite per andare e tornare dalla luna, conclusasi con la missione Apollo 17, l’ ultima che ha portato degli uomini sul nostro satellite, il cui equipaggio era formato da: Eugene Cernan, Ronald Evans e lo scienziato / astronauta Harrison Schmitt.

Due Flop

Certamente dico di sì, non pensando ad un reportage a sé stante, e così andiamo. Mi aspettavo un luogo tipo museo commemorativo, pieno di targhe ricordo, bandiere e foto storiche, invece arrivo in un luogo abbandonato, arrugginito e da scena: il giorno dopo l’apocalisse. Incredibile, solo cinque anni prima era il centro del mondo spaziale e adesso era solo un sito quasi archeologico. Fantastico penso, non ho mai visto una fotografia, su nessun giornale o rivista, ovvio: non interessava a nessuno. Però era affascinante e io ci sono stato.

Due Flop

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