NOTE SULLA
MEMORIA DEI GIORNI
-"Nel blu dipinto di blu" trionfa a Sanremo: L'ottava edizione del Festival di Sanremo, la prima in diretta TV, premiò l'inedita coppia Domenico Modugno e Jonny Dorelli. Iniziò da qui la storia di una melodia destinata a rappresentare un intero popolo in tutto il mondo.
Forte dei primi successi musicali ottenuti con Vecchio frac e Lazzarella (presentata nel 1957 al Festival di Napoli in coppia con Aurelio Fierro), accompagnati dalla già cospicua carriera cinematografica (una ventina di film all'attivo), Modugno tentò il debutto sul massimo palcoscenico della musica italiana. Due anni prima una sua canzone, "Musetto", aveva partecipato a Sanremo ma lui era comparso solo come autore.
In mano sapeva di avere un pezzo forte, scritto a quattro mani con il giovane paroliere Franco Migliacci. Così dopo aver superato la preselezione, Nel blu dipinto di blu venne ammessa alla competizione che vedeva concorrere 20 canzoni e 15 cantanti. L'ottava edizione, ospitata nel Salone delle Feste del Casinò sanremese e condotta da Gianni Agus e Fulvia Colombo, presentava una novità rispetto alle passate: la diretta televisiva in Eurovisione a partire dalle 22 del 30 gennaio.
Una giuria di 200 elementi (100 sorteggiati tra il pubblico del casinò, il resto attraverso un complicato sorteggio) decideva ogni sera le dieci finaliste. La coppia Dorelli-Modugno passò senza problemi, anche perché erano in tantissimi a canticchiare il simpatico ritornello.
In particolare l'interpretazione del secondo riusciva a rendere appieno lo spirito leggero e insieme brioso del testo, accompagnandolo con una mimica efficace. Il gesto di apertura liberatoria delle braccia restò un tratto distintivo nelle interpretazioni seguenti.
In generale pubblico e critica erano concordi nel vedere in essa la canzone più originale ed estrosa della competizione. Per questo il primo posto ottenuto nella finale del 1° febbraio apparve più che meritato; dietro era rimasta la vecchia tradizione musicale incarnata dalla star Nilla Pizzi, giunta seconda e terza, in coppia rispettivamente con Tonina Torrielli e Gino Latilla.
Pubblicata dopo il Festival in quattro versioni dalla Fonit, "Nel blu dipinto di blu" varcò i confini nazionali e raccolse riconoscimenti di prestigio, tra cui tre Grammy (primato che restò incontrastato per molto tempo) come "miglior disco", "canzone" e "interprete dell'anno".
L'arrivo in America fu un trionfo colossale: dall'esibizione al mitico Ed Sullivan Show, il programma televisivo più popolare degli Stati Uniti, ai palcoscenici di Boston, Buffalo, Los Angeles e New York, tutti furono conquistati dalla voce dell'artista di Polignano e dalla coinvolgente melodia di Volare, nome con cui il brano divenne popolare nelle radio statunitensi, conservandolo nel tempo come titolo alternativo. Tant'è che lo stesso Modugno fu ribattezzato "Mr Volare".
Nel frattempo si rincorrevano le versioni sulla paternità dell'idea del ritornello. Migliacci sosteneva di esser stato ispirato da un quadro di Marc Chagall, Modugno dal cielo osservato dalla sua abitazione romana. Resta il fatto che "Volare" divenne in poco tempo un inno spensierato alla proverbiale creatività e immaginazione del popolo italiano.
Nel 2008, a cinquant'anni dal trionfo di Sanremo, all'indimenticabile brano è stato dedicato un francobollo celebrativo. Tutt'oggi, secondo i dati della SIAE, risulta la canzone italiana più eseguita al mondo. Non si contano le cover eseguite da star internazionali del calibro di David Bowie, Paul McCartney, Barry White e Ray Charles.
-Diritto di voto alle donne in Italia: Con la guerra di liberazione ancora in corso, l'Italia gettò le basi della sua futura vita democratica, allargando a tutti i cittadini il diritto a scegliersi i propri rappresentanti in Parlamento e instaurando di fatto il suffragio universale, già adottato negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in diversi paesi del Nord Europa e dell'America Latina.
Il Governo Bonomi III, formato da Democrazia Cristiana, Partito Comunista, Partito Liberale e Partito Democratico del Lavoro, varò il Decreto legislativo luogotenenziale n° 23/1945 che estendeva alle donne il diritto di voto. Varato dal Consiglio dei Ministri il 1° febbraio 1945 e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il giorno seguente, il provvedimento nasceva su proposta dei leader dei due maggiori partiti: il comunista Palmiro Togliatti, allora vicepresidente del Consiglio dei Ministri, e il democristiano Alcide De Gasperi, ministro degli esteri.
La prima volta delle donne alle urne ebbe luogo con le elezioni amministrative tra marzo e aprile del 1946. Il 2 giugno dello stesso anno, tuttavia, parteciparono a un voto di ben altra portata storica: quello per il Referendum istituzionale (tra monarchia e repubblica) e per eleggere l'Assemblea costituente.
Un ulteriore passo verso la piena uguaglianza tra uomini e donne si ebbe con la Costituzione del 1947, in particolare con gli articoli 3 ("'Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge...") e 51 ("Tutti i cittadini dell'uno o dell'altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza...").
-Inaugurata la prima metropolitana italiana: Con una nazione intera in procinto di mettersi al volante di un'automobile, la Capitale sceglie la "via sotterranea", inaugurando l'era underground a livello nazionale. La prima metropolitana italiana vede la luce in un periodo di profonde trasformazioni e di rilancio economico.
L'Italia del 1955 è quella che va incontro al boom economico. Inizia adesso a delinearsi la società dei consumi, che trova i suoi status symbol nell'automobile, a cominciare dalle 600 e 500 della FIAT (prodotte rispettivamente dal '55 e dal '57), e nel televisore, grazie alle trasmissioni regolari della RAI cominciate l'anno precedente. Al cinema, tra gennaio e febbraio, danno il capolavoro di Elia Kazan Fronte del porto, con un memorabile Marlon Brando (premiato con l'Oscar per il migliore attore protagonista).
Anche a Roma si respira un clima di crescita e ottimismo per un evento destinato a mutare l'assetto urbanistico e sociale della città. Le Olimpiadi del 1960 si terranno qui, dopo aver battuto la concorrenza di Losanna. Si mette mano a un'ambiziosa progettazione di opere, dalla viabilità all'edilizia residenziale passando per i trasporti. Il primo importante traguardo è il completamento dei lavori della linea metropolitana tra l'EUR e la stazione Termini.
I lavori, in realtà, erano partiti nel 1938, in piena epoca fascista. Il progetto prevedeva la realizzazione di un servizio di collegamento ferroviario rapido tra la stazione centrale e il nuovo quartiere residenziale (in seguito denominato EUR), che avrebbe dovuto ospitare l'Esposizione Universale del 1942. La manifestazione era saltata per l'entrata in guerra dell'Italia, che aveva conseguentemente fermato i lavori della metro.
Ripresa nel 1948, l'opera è portata a termine sette anni dopo. L'inaugurazione viene fissata per mercoledì 9 febbraio. A presiedere la cerimonia del taglio del nastro è il presidente della Repubblica, Luigi Einaudi, affiancato dal primo cittadino Salvatore Rebecchini, l'artefice della cosiddetta "grande espansione" dell'Urbe. Viene effettuata una corsa inaugurale con l'illustre ospite, lungo il percorso Roma Termini-Eur, coperto in circa 14 minuti.
Il giorno successivo entra in funzione il servizio regolare e per i cittadini è un vantaggio non da poco attraversare la città in uno spazio di tempo così ristretto. Certo, nelle grandi città europee, come Londra, Parigi e Berlino, esiste una rete più estesa e i Romani vorrebbero mettersi al passo con gli altri. Innumerevoli ostacoli di natura burocratica, politica e tecnica (in primis i frequenti stop dovuti al rinvenimento di testimonianze archeologiche) finiscono però col ritardare l'avvio dei lavori di ampliamento.
La costruzione della seconda linea, tra Anagnina e quartiere Prati, ha inizio nel 1964, anno in cui viene aperto il primo tratto della Metropolitana di Milano che in meno di dieci anni compie il sorpasso, diventando la più estesa d'Italia. Tra intoppi e rallentamenti di varia natura, la seconda linea viene portata a termine nel 1980 e in questo momento si decide la denominazione dei due percorsi: la Linea A (di color arancione) copre il tratto da Anagnina a Ottaviano; la Linea B (blu) Termini-Laurentina.
Il 2006 è l'annus horribilis: un grave incidente tra due convogli causa la morte di una donna e il ferimento di 200 persone.
Ampliata con una seconda diramazione della Linea B, terminata nel 2012, la metro capitolina è attualmente la seconda più grande d'Italia per estensione, dopo quella milanese. In cantiere c'è il completamento, previsto per il 2023, della Linea C.
-Inizia il Maxiprocesso di Palermo: «La corte!». Si apre così a Palermo il processo che mette per la prima volta alla sbarra la mafia, come organizzazione dotata di una gerarchia e di una strategia d'azione ben definite. Dietro questo risultato c'è la tenacia e il coraggio di uomini che pagheranno con la vita il loro essere, senza compromessi, al servizio dello Stato e della Legge.
Una seconda guerra di mafia (la prima risale al 1962) aveva insanguinato la Sicilia all'inizio degli anni Ottanta. Gran parte delle famiglie era stata decimata dalla furia omicida dei Corleonesi, capeggiati dal boss Salvatore Riina, e in questa mattanza erano stati coinvolti anche uomini di legge e delle istituzioni che avevano cercato di contrastare il fenomeno. In particolare, l'uccisione del generale Carlo Alberto dalla Chiesa, nel 1982, aveva generato grande sdegno nell'opinione pubblica, motivando l'azione di alcuni magistrati riuniti nel pool antimafia dal giudice Antonino Caponnetto.
Tra questi, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino erano impegnati a tentare un nuovo approccio nelle indagini. Lo scenario in cui si muovevano era contraddistinto dalla totale negazione del fenomeno mafioso o, nel migliore dei casi, di una sottovalutazione di esso. Un'inversione di tendenza c'era stata con la legge 646/1982 che introduceva il reato di associazione mafiosa, approvata otto mesi dopo il brutale assassinio del suo promotore, Pio La Torre.
Di qui si arriva alla preparazione del processo. A mettere sulla strada giusta il giudice istruttore Falcone sono i "pentiti", uno in particolare e il primo della storia: Tommaso Buscetta. Soprannominato il "boss dei due mondi" per la sua lunga permanenza negli Usa, Buscetta è stato per 40 anni in contatto con tutti i vertici delle famiglie mafiose, pagando a caro prezzo il suo allontanamento (due figli uccisi insieme ad altri familiari). Le sue rivelazioni, raccolte in 400 pagine di interrogatorio, svelano al magistrato ramificazioni e segreti della cupola siciliana.
Le richieste di rinvio a giudizio sono oltre 400 e per far fronte a questo numero si decide la costruzione di un'aula bunker a ridosso del carcere palermitano dell'Ucciardone. Viene realizzata una fortezza inespugnabile, con porte blindate e vetri antiproiettile. E' qui che la mattina di lunedì 10 febbraio si apre il più grande processo che sia mai stato realizzato contro la criminalità organizzata.
I numeri sono impressionanti: 474 imputati, di cui 221 detenuti, 59 a piede libero e 194 giudicati in contumacia, perché latitanti. Ad essi si aggiungono oltre 900 tra testimoni e parti lese e 180 difensori, senza contare i 600 giornalisti che seguono l'evento. Motivo per cui vengono adottate misure di sicurezza eccezionali, in primis l'impiego di tremila agenti a presidiare l'area, al fine di evitare attentati e fughe.
Tutto è stato studiato nei minimi dettagli per evitare che il procedimento si blocchi. In particolare, per scongiurare il rischio di defezioni, vengono nominati due pubblici ministeri, due presidenti di corte, due giudici a latere, mentre i giudici popolari sono sedici. Di fronte a loro centinaia di imputati seduti tra i banchi o rinchiusi dietro le sbarre, cui vengono contestati: 120 omicidi, traffico di droga, estorsione e il nuovo reato di associazione mafiosa.
La tensione regna fin dalle prime battute e da parte degli accusati ogni pretesto è buono per contestare e rallentare il dibattimento. Gli osservatori studiano i loro comportamenti e dalle loro reazioni s'intuisce il peso "politico" dei personaggi chiamati a rispondere: in religioso silenzio quando parlano i boss che contano; urla e contestazioni di fronte ai collaboratori di giustizia, ritenuti dei "traditori". Lo scenario muta profondamente all'annuncio dell'ingresso di Buscetta.
Per decisione del presidente di lui viene ammessa solo la ripresa televisiva di spalle e delle mani, procedura estesa anche agli altri pentiti. Comincia a parlare confermando quanto rivelato in precedenza al giudice Falcone, e pronunciando per la prima volta in un tribunale l'espressione «Cosa nostra». E' così che gli affiliati chiamano l'organizzazione, suddivisa in famiglie, ognuna con il nome del rione palermitano o del comune della provincia posti sotto il proprio controllo. Al vertice della piramide c'è la «commissione», formata dai «capimandamenti» espressi da tre famiglie.
La sua deposizione va avanti per una settimana e tra i punti salienti toccati, c'è l'escalation di violenza imputabile alla crescente tensione tra Corleonesi e vecchie famiglie del capoluogo siciliano. Messi con le spalle al muro, boss come Pippo Calò, Luciano Liggio e Michele Greco passano al contrattacco, cercando di screditare Buscetta ma senza fortuna. Altrettanto preziose sono le rivelazioni di altri due pentiti, Salvatore Contorno e Vincenzo Sinagra, grazie ai quali si viene a sapere che molte delle persone scomparse sono state assassinate dalla mafia e sciolte nell'acido per cancellare ogni traccia.
Particolari macabri che colpiscono i presenti e l'opinione pubblica nazionale. Il processo va avanti per due anni circa e il 16 dicembre 1987 arriva la sentenza. Su 474 imputati, 360 vengono condannati e tra questi ci sono pericolosi boss latitanti, come Riina e Bernardo Provenzano, catturati rispettivamente nel 1993 e nel 2006. In appello e in Cassazione le condanne si riducono a 60, tra la delusione di Falcone e Borsellino che cominciano a sentirsi abbandonati nella loro lotta.
Gli attentati di Capaci e via D'Amelio nel 1992 non riescono a cancellare i risultati delle loro inchieste e del conseguente Maxiprocesso che vanno ben oltre le condanne effettive: da qui in avanti nessuno può più ignorare l'esistenza di "Cosa nostra" e sottovalutarne la forza pervasiva nel tessuto politico, economico e sociale.
-Nasce YouTube: Con lo slogan «Brodcast yourself», "trasmetti te stesso", fa il suo esordio sul web YouTube, uno dei primi siti di video sharing che in pochi anni arriva a meritarsi la fama di TV del terzo millennio.
Come per altre imprese legate al web, tutto ha inizio in un garage di San Francisco. È qui il quartier generale di tre dipendenti di PayPal, impegnati nella messa a punto di un nuovo sito che consenta di caricare velocemente un video, prodotto con la propria videocamera digitale, e condividerlo con tutto il mondo. La tecnologia Adobe Flash viene incontro alle attese di Chad Hurley, Jawed Karim e Steve Chen che acquistano il dominio www.youtube.com e martedì, 15 febbraio del 2005, lo mettono online.
Due mesi più tardi appare il primo video. A rompere il ghiaccio è lo stesso Karim con un clip caricato il 23 aprile, dal titolo "Me at the zoo", che lo ritrae davanti a una gabbia di elefanti al giardino zoologico di San Diego. Così prende il via quella "rivoluzione digitale" che in poco tempo, grazie al passaparola sul web, vede il traffico del portale aumentare in maniera esponenziale.
Nella mente di milioni di persone scatta un meccanismo destinato a fare la fortuna del sito: si fa un video e la prima cosa che si pensa è di pubblicarlo al più presto su YouTube. Dalle scene di vita quotidiana si passa alle riprese di fatti di cronaca, eventi, concerti di musica, etc. che fanno di normali utenti dei videoreporter in erba, in grado di arrivare sulla notizia prima di giornali e TV.
Per questi ultimi YouTube appare nell'immediato un concorrente scomodo, passando poi col diventare un serbatoio inesauribile di testimonianze e curiosità. Ciò avviene ad esempio nell'occasione di terremoti e cataclismi o di fenomeni che si verificano in aree complesse, dov'è più forte la censura dell'informazione; memorabili in tal senso restano le immagini delle proteste in Birmania, in Tibet e in Iran, che i TG internazionali ritrasmettono prendendole dal web.
Un altro aspetto che concorre alla sua popolarità è che personaggi noti e artisti decidono di crearsi un canale YouTube personale, comunicando da qui con il proprio pubblico. Il primo a comprenderne le potenzialità è Barack Obama che il 24 gennaio 2009 pubblica sul suo canale personale il primo messaggio da Presidente degli Stati Uniti d'America.
In altri casi, sconosciuti artisti, come Susan Boyle, si ritrovano famosi grazie al passaparola su YouTube. Un sistema che non viene snobbato nemmeno dagli artisti già affermati che scelgono di presentare qui, in anteprima, i videoclip dei loro ultimi singoli.
Il salto di qualità sul piano economico avviene con l'acquisizione da parte di Google nel 2006, all'esorbitante cifra di 1,65 miliardi di dollari. Nello stesso anno YouTube comincia ad affrontare in maniera più incisiva quello che costituirà il suo perenne cruccio: la violazione di copyright. A dispetto dello slogan del portale, che invita a postare video realizzati in prima persona, in molti caricano spezzoni o intere parti di programmi, film e cartoni animati, violando la normativa sul diritto d'autore.
Il 2007 segna l'attivazione delle versioni in altre lingue, tra cui l'italiano. Secondo le stime più recenti, YouTube supera i tre miliardi di visualizzazioni al giorno, il che lo rende il secondo sito più visitato al mondo dopo Google e prima di Facebook. Il primo video a superare il miliardo di visualizzazioni è Gangam Style del rapper coreano PSY (dicembre 2012). Attualmente il più visto in assoluto è Baby Shark con oltre 14 miliardi visualizzazioni, in quasi otto anni, superando nettamente Despacito di Luis Fonsi fermo a 8 miliardi e 375mila (aggiornato all'11 febbraio 2024).
-Varo dell'Amerigo Vespucci: La gloriosa esistenza di uno dei più bei velieri di sempre cominciò tra le acque su cui si affaccia l'antica colonia romana di Stabia, nel tratto meridionale del golfo di Napoli. Sintesi di tradizione e modernità, è oggi un simbolo dell'eccellenza italiana.
Verso la fine degli anni Venti si rese necessario sostituire la nave scuola della Classe Flavio Gioia, prossima alla "pensione" e destinata ad essere riconvertita in asilo infantile per gli orfani dei marinai (nel porto di Venezia). Pertanto, nel 1930 l'ingegnere Francesco Rotundi, tenente colonnello del Genio Navale e Direttore dei cantieri navali di Castellammare di Stabia, venne incaricato di progettare due unità navali da utilizzare per l'addestramento degli allievi.
Rotundi si ispirò ai disegni del collega Sabatelli utilizzati per la costruzione del Monarca, celebre veliero della Real Marina del Regno delle Due Sicilie, acquisito alla flotta della Marina piemontese con il nuovo nome di "Re Galantuomo". Dal Regio Cantiere stabiese uscirono due imbarcazioni gemelle, cui furono dati i nomi dei due più illustri navigatori della storia italiana: Cristoforo Colombo e Amerigo Vespucci.
Il varo di quest'ultima ebbe luogo in una piovosa domenica di febbraio, alle 10.30 del mattino. Con i suoi 2.800 mq di superficie e 101 metri di lunghezza, rappresentava un gioiello di tecnologia per quei tempi. All'insegna del motto «Per la Patria e per il Re», iniziò il suo primo viaggio alla volta di Genova dove, il 15 ottobre dello stesso anno, fu consegnata la "bandiera di combattimento" al primo comandante Augusto Radicati di Marmorito.
Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, la Vespucci rimase l'unica imbarcazione utilizzata per le crociere addestrative, per via della perdita della Cristoforo Colombo, che l'Italia dovette consegnare all'Unione Sovietica, quale risarcimento dei danni di guerra. Da quel momento fu assunto un nuovo motto «Saldi nella furia dei venti e degli eventi», sostituito nel 1978 con quello definitivo, di leonardiana memoria, «Non chi comincia ma quel che persevera», più adatto a incarnare lo spirito di addestramento dei futuri ufficiali della Marina Militare.
Col passare del tempo aumentò il suo prestigio diventando la nave militare più anziana ancora in attività e presenziando a importanti cerimonie nazionali, tra cui le Olimpiadi di Roma del 1960 (in occasione delle quali ebbe l'onore di trasportare la torcia olimpica dal Pireo a Siracusa) e il 150° dell'Unità d'Italia. Gli interventi di ammodernamento delle apparecchiature apportati successivamente, non ne intaccarono lo stretto legame con la tradizione, evidente sia nell'aspetto sia nella gestione (le manovre eseguite rigorosamente a mano) e nei materiali utilizzati.
Fornita di un equipaggio che con gli allievi raggiunge le 470 unità, la Vespucci è ancora oggi un'istituzione nella marineria internazionale; a dispetto del codice di navigazione, non c'è "gigante del mare" che non le riconosca la precedenza, omaggiandola con tre colpi di sirena. Per l'Italia svolge un ruolo fondamentale di rappresentanza all'estero della sua arte, cultura e ingegneria.
-La Bibbia di Gutenberg inaugura l'età del libro: Prima di questa data il libro era qualcosa di raro e accessibile solo a pochi. Grazie all'ingegno di un tipografo tedesco divenne il principale strumento di diffusione della cultura, ampliando l'accesso al sapere e segnando la nascita dell'uomo moderno, prima ancora della scoperta di Colombo.
Figlio di un incisore della zecca di Magonza, Johannes Gutenberg lavorava come orafo e incisore nella sua città, che fu costretto a lasciare per la feroce contesa tra nobiltà e classi artigiane, trasferendosi a Strasburgo. Qui si occupò del conio delle monete e, aspetto più influente sulle sue attività future, della lavorazione dei metalli. Quest'ultima esperienza fu la base di partenza per l'ideazione di un nuovo sistema di riproduzione dei libri.
Per secoli la copia dei testi era stata affidata al certosino lavoro degli amanuensi di professione, che copiavano parola per parola realizzando veri e propri capolavori destinati ad un pubblico elitario. Tuttavia, nella loro attività erano frequenti errori ed omissioni, involontari o dettati dalla censura del tempo.
All'inizio del XV secolo venne introdotta una tecnica basata su una matrice di legno, sulla quale era impressa un'intera pagina. Questo sistema si rivelò presto scomodo e anti economico dal momento che la matrice risultava dopo poco inutilizzabile.
Forte della sua esperienza con i metalli, Gutenberg, tornato a Magonza, mise a punto una lega di piombo e metallo da cui fu possibile ricavare singoli caratteri, riutilizzabili ogni volta. Bastava solamente cambiarne la disposizione sotto la pressa e si otteneva un diverso risultato sul foglio. La cosiddetta stampa a caratteri mobili fu utilizzata inizialmente per indulgenze, calendari e grammatiche. Ma la vera sfida fu riuscire a riprodurre un'opera complessa e voluminosa come la Bibbia.
Per tuffarsi in quest'impresa fu indispensabile il sostegno economico del banchiere Johann Fust che divenne suo socio in affari. L'operazione ebbe inizio nel 1452 prendendo come riferimento la cosiddetta Vulgata di San Girolamo, versione in latino del V secolo. I due volumi, comprendenti Antico e Nuovo Testamento, furono stampati su carta di stracci (in fibra di pergamena), in seguito anche su canapa italiana.
Molti aspetti riflettevano la tradizione dei manoscritti: l'assenza di frontespizio, l'uso di capilettera realizzati a mano da artisti e la disposizione del testo in ogni pagina su due colonne di 42 righe ciascuna, da cui il nome Bibbia delle 42 linee con cui tale versione divenne popolare.
Alla prima copia, data alla luce il 23 febbraio, ne seguirono altre 200 circa che fecero la fortuna del sistema a caratteri mobili. Di questo successo Gutenberg ne fu toccato marginalmente, dal momento che il suo nome non compariva su nessun testo. Per ragioni economiche, infatti, aveva dovuto cedere i diritti sulla sua invenzione a Fust, il solo che riuscì a trarne profitto. Solo attraverso le testimonianze dell'epoca fu possibile successivamente riconoscere i meriti del tipografo tedesco.
Su modello della Bibbia del 1455 furono riprodotte numerose opere, denominate incunaboli, fino a tutto il 1500. La prima tipografia italiana a realizzare incunaboli nacque a Subiaco nel 1465, dove tra i primi esemplari uscì il «De civitate Dei» di Sant'Agostino (una copia è oggi conservata alla Biblioteca di Storia Patria di Napoli). Nei secoli a seguire le tecniche di stampa si affinarono sempre più elevando il libro a sublime forma d'arte.
La Bibbia di Gutenberg, di cui oggi rimangono poche decine di esemplari sparsi in tutta Europa, è considerato il primo libro stampato del mondo occidentale, da cui prese piede quel processo storico che rivoluzionò i concetti di cultura e istruzione.