#357 - 1 novembre 2024
AAAAAATTENZIONE - Cari lettori, questo numero rimarrà in rete fino alla mezzanotte di martedi 31 dicembre quando lascerà il posto al n° 359 - mercoledi 1° dicembre 2025 - CORDIALI AUGURI DI BUON ANNO e BUONA LETTURA - ORA PER TUTTI un po' di HUMOUR - E' da ubriachi che si affrontano le migliori conversazioni - Una mente come la tua à affascinante per il mio lavoro - sei psicologo? - No architetto, mi affascinano gli spazi vuoti. - Il mio carrozziere ha detto che fate bene ad usare WathsApp mentre guidate - Recenti studi hanno dimostrato che le donne che ingrassano vivono più a lungo degli uomini che glielo fanno notare - al principio era il nulla...poi qualcosa è andato storto - una volta ero gentile con tutti, poi sono guarito.
Storia

NOTE SULLA
MEMORIA DEI GIORNI

Ognissanti: La festa di Ognissanti (Tutti i Santi) è una solennità religiosa che si è tramutata in festa anche civile. Per il cattolicesimo è festa di precetto (ossia, è obbligo partecipare alla celebrazione eucaristica) ed è seguita dal giorno dedicato ai defunti, in linea con un’antica tradizione che immagina che essi ritornassero nei luoghi che avevano frequentato in vita.

Nasce l’Unione Europea: Con l'entrata in vigore del Trattato di Maastricht inizia un percorso politico cruciale per il Vecchio Continente, che ha come obiettivo il raggiungimento, avvenuto nel 1999, dell’unificazione economica-monetaria: è l'atto di nascita formale dell'Unione Europea. v È un passaggio storico che porta a maturazione quel processo unitario iniziato con il Trattato di Roma del 1957, che aveva dato vita alla Comunità Economica Europea. Il trattato prende nome dalla città olandese dov’è stato sottoscritto il 7 febbraio del 1992, dai dodici paesi membri della CEE (Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Olanda, Portogallo, Spagna). Dopo la firma è stato ratificato dai vari parlamenti nazionali (in Italia nell'ottobre del 1992), il cui assenso ne ha consentito l'entrata in vigore. Tra i nove punti dell'accordo, oltre all'unione economica-monetaria, si stabiliscono i criteri di una Politica estera e di sicurezza comune, si definiscono i poteri dell'europarlamento e si stabiliscono regole comuni in materia di visti e permessi di soggiorno.
In questo e nei successivi trattati si parlerà di Ecu (dall'acronimo inglese European Currency Unit, o "Unità di conto europea") per indicare la futura moneta unica. A partire dal Consiglio europeo di Madrid del 1995 si opterà per il nome Euro, come forma abbreviata di Europa.
Una scelta motivata dal fatto che il termine “ecu” ha un significato preciso sia in inglese che in francese (in questo secondo caso traduce “scudo”). Al contempo si scoprirà che nella lingua tedesca l’espressione “ein ecu”, cioè un ecu, genera lo stesso suono di eine kuh, ossia “una mucca”.
Nel 2013, dopo l'adesione della Croazia, l'Unione Europea arriva a contare 28 stati membri. Altre sei nazioni sono candidate ad entrarvi, l'ultima in ordine cronologico è l'Albania (con domanda approvata nel giugno del 2014). Nel referendum del 23 giugno 2016 il 52% dei votanti decide l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea, da allora comincia il lungo percorso politico-istituzionale denominato Brexit, fino all'uscita del 31 gennaio 2020 quando inizia un periodo di transizione fino a fine anno.

Obama presidente degli USA: «Se ancora c'è qualcuno che dubita che l'America non sia un luogo nel quale nulla è impossibile, che ancora si chiede se il sogno dei nostri padri fondatori è tuttora vivo in questa nostra epoca, che ancora mette in dubbio il potere della nostra democrazia, questa notte ha avuto le risposte che cercava». Sono le prime parole di Barack Obama da quarantaquattresimo Presidente degli Stati Uniti, il primo afro-americano a diventare il principale inquilino della Casa Bianca.
Nato ad Honolulu (il 4 agosto 1961) da madre americana e padre kenyota e laureato in legge ad Harward, Obama incarna perfettamente il sogno americano e nella sua vittoria l’opinione pubblica internazionale individua un segnale importante di cambiamento, nella prospettiva di una società aperta alle istanze delle fasce sociali più deboli.
Un progetto ambizioso, una missione impossibile per molti, come lo era inizialmente la sua corsa alla presidenza iniziata il 10 febbraio 2007, con l'annuncio della propria candidatura alle primarie del Partito Democratico. Da quel momento, da sconosciuto senatore dell'Illinois, Obama diventa l'uomo del cambiamento, catalizzando l'attenzione dei media di tutto il mondo.
Vinta di misura la sfida con la favoritissima Hillary Clinton, si presenta al confronto decisivo con il repubblicano John McCain con la promessa di voltare decisamente pagina rispetto alla politica di George W. Bush. Il suo efficace slogan «Yes, We Can» fa breccia nello spirito amareggiato e disilluso di un'America duramente colpita dalla crisi economica e dalla disoccupazione.
Il "ce la possiamo fare" si concretizza in quasi 70 milioni di voti (pari al 52%) contro i 60 milioni di McCain (45%), che gli permettono di strappare ai repubblicani roccaforti storiche come la Florida, la Carolina del Nord e la Virginia. Obiettivo principe della sua legislatura sarà l’approvazione della Riforma Sanitaria per ampliare la copertura assicurativa della popolazione americana, in favore soprattutto dei cittadini malati o affetti da patologie croniche. Nell'ottobre 2009, «i suoi sforzi straordinari volti a rafforzare la diplomazia internazionale e la cooperazione tra i popoli» saranno premiati con il Nobel per la Pace.

Inaugurato il MoMA di New York: La caparbietà di tre donne dell'alta borghesia americana rese possibile un'opera cruciale per la memoria di un secolo e più di ingegno e creatività: il Museo di Arte Moderna di New York.
L'anima del gruppo era Abby Aldrich Rockefeller, moglie dell'ultimogenito dell'uomo più ricco del mondo (il petroliere John Davison Rockefeller), che coinvolse due sue amiche nell'impresa di dar vita a un nuovo spazio espositivo artistico nella Grande Mela. Trovati i fondi, affittarono un'area di sei stanze al dodicesimo piano del Manhattan's Heckscher Building.
Inaugurata il 7 novembre del 1929, con l'America in ginocchio per il drammatico crollo della borsa, la nuova struttura rappresentava uno dei primi esempi di musei esclusivamente dedicati all'arte moderna e d'avanguardia. Tuttavia non fu facile per The Ladies ("le signore", soprannome dato alle tre donne promotrici del progetto) attirare nuovi finanziamenti per acquisire opere e ampliare i locali.
Nei decenni successivi la collezione crebbe notevolmente, fino ad arrivare agli straordinari numeri di oggi: 150.000 opere, 22.000 film e 4 milioni di fermi immagine; ad essi va aggiunto l'immenso patrimonio suddiviso tra la biblioteca e gli archivi del MoMA: più di 300.000 libri e periodici, corredati dalle schede personali di oltre 70.000 artisti.
Il nucleo di maggior prestigio è costituito dalle opere dei maestri della pittura europea: dall'impressionismo di Claude Monet al postimpressionismo di Vincent Van Gogh (con la celebre "Notte stellata") ed Henri Matisse (con la prima versione de "La danza"), arrivando al cubismo di Picasso (di cui sono esposte numerose opere) e alla Pop Art di Andy Warhol.
Per il 2019 è previsto il completamento dei lavori di ampliamento che metteranno a disposizione altri 18mila metri quadrati di area espositiva.

Marie Curie: Il suo contributo alla ricerca è inestimabile e i due Nobel (unica donna ad averlo vinto due volte e in due diversi campi), ricevuti nel 1903 e nel 1911, rispettivamente per la Fisica e per la Chimica, rappresentano il degno riconoscimento a un'intera vita spesa per la scienza. Nata in Polonia, a Varsavia, dal momento che nella sua terra le donne non potevano frequentare gli studi, si trasferì a Parigi e lì condusse le proprie ricerche che la portarono ad analizzare le sostanze radioattive, fino alla sensazionale scoperta del radio e del polonio.
Fu la prima donna ad insegnare alla Sorbona (ottenne la cattedra in Fisica generale). Durante la Prima guerra mondiale si occupò, come radiologa, dei soldati feriti. Pagò a caro prezzo i lunghi studi sulle radiazioni, contraendo una grave forma di anemia aplastica che la condusse a morte nel luglio del 1934, a Passy (in Francia).

Cade il Muro di Berlino: Cade il "muro della vergogna" al grido «Libertà, libertà!» di decine di migliaia di tedeschi dell'Est, accolti in un grande abbraccio dai fratelli dell'Ovest, tra fiumi di birra gratis offerta dai locali.
La notizia della caduta del Muro di Berlino rimbalza sui telegiornali di tutto il mondo, nei quali scorrono le prime immagini di festa che concludono una rivoluzione silenziosa iniziata mesi prima e che aveva portato alla caduta del leader comunista Erich Honecker, fedelissimo di Mosca. L’episodio del 9 novembre, in realtà, nasce per caso.
Incalzato dalle domande del giornalista dell'ANSA da Berlino Est, Riccardo Ehrman, il ministro della Propaganda della DDR, Günter Schabowski, ammette di aver ricevuto l'ordine di lasciar attraversare il confine ai cittadini dell'Est, previo regolare permesso, ma ignora la data esatta dell'esecutività dell'ordine. Nel dubbio, si lascia scappare che la direttiva ha effetto immediato; non passa molto che la notizia venga rilanciata dalla TV, entrando nelle case di milioni di tedeschi.
È il segnale di "via libera" che dopo 28 anni spalanca un orizzonte diverso per i Berlinesi e per il mondo intero, che in quel muro ha sempre visto il simbolo della guerra fredda e della divisione tra due blocchi contrapposti. Ai soldati di guardia ai famigerati checkpoint, sparsi lungo la "cortina di ferro", non resta che lasciar passare il fiume di persone che vi si riversa, senza alcuna possibilità di identificazione.
L'evento sarà festeggiato, nel luglio dell'anno successivo, dal mega concerto di Roger Waters (ex bassista dei Pink Floyd) con l'esecuzione di The Wall dal vivo. L'abbattimento ufficiale inizierà il 13 giugno del 1990 ma già da prima migliaia di persone picconeranno in più punti il muro per portarsi a casa un souvenir.
Alla fine della costruzione rimarranno solo alcuni punti, lasciati come monumento di un'epoca storica e un memoriale per ricordare le 170 persone che furono uccise dai militari, durante il disperato tentativo di attraversare il confine innalzato dall'Unione Sovietica il 13 agosto del 1961. Il 9 novembre sarà dichiarato dal Parlamento Italiano "Giorno della Libertà", a simboleggiare la liberazione dei popoli dall'oppressione dei totalitarismi.

Termina la Prima guerra mondiale: Fine delle ostilità entro sei ore; ritiro dai territori occupati entro due settimane; cessione di tutte le navi da guerra e di gran parte dell'armamentario; consegna di 5.000 locomotive e 150.000 vagoni ferroviari, a titolo di risarcimento per i danni prodotti.
Questi i principali punti dell'armistizio di Compiègne, sottoscritto dai rappresentanti dell'Impero germanico e della Triplice intesa, su un vagone ferroviario, fermo in un bosco alle porte di Compiègne (nel nord della Francia). Fu l'atto conclusivo della Prima guerra mondiale, scoppiata il 28 luglio del 1914 con la dichiarazione di guerra dell'Austria alla Serbia, un mese dopo l'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando e di sua moglie Sofia Chotek, per mano del rivoluzionario bosniaco Gavrilo Princip.
Ricordata come la grande guerra per l'estensione territoriale degli eventi bellici, il conflitto provocò il più alto numero di vittime della storia: oltre 16 milioni tra civili e militari! Ad essi vanno aggiunti i crimini di guerra perpetrati contro ebrei, armeni e belgi.
Sotto il profilo geopolitico, si ebbe il crollo dei grandi imperi (tedesco, austro-ungarico, ottomano e russo) e la nascita di nuovi stati in Europa e Medio Oriente (tra cui la Cecoslovacchia e il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni), con equilibri che in seguito si dimostrarono assai fragili. Questo scenario insieme alle pesanti sanzioni imposte alla Germania con l'armistizio di Compiègne, per molti storici, determinò le cause politiche all'origine della Seconda guerra mondiale.

Strage di Nassiriya : Alle 10,40 (8,40 ora italiana) un camion sfonda la recinzione della base italiana dei Carabinieri a Nassiriya, capoluogo della regione irachena di Dhi Qar, aprendo la strada a un'autobomba caricata con 300kg di esplosivo.
Una potenza altamente distruttiva i cui effetti vengono limitati in parte dal tempestivo intervento del carabiniere di guardia all'ingresso (Andrea Filippa), che riesce a uccidere i due attentatori, impedendo loro di arrivare all'interno della caserma. L'esplosione è tremenda e il bollettino consegna una drammatica strage: 12 militari dell'Arma, 5 dell'Esercito, 2 civili italiani e 9 iracheni (tra cui 4 bambini), cui vanno aggiunti venti feriti più o meno gravi.
La base italiana Maestrale è ridotta a un cumulo di macerie e nel punto in cui è avvenuta l'esplosione si è formato un cratere profondo 8 metri. La notizia arriva in Italia e insieme al cordoglio unanime, montano le prime polemiche sulle reali ragioni che giustificano la presenza italiana in Iraq, sulla base di inchieste giornalistiche che puntano il dito contro la presenza di numerosi pozzi petroliferi nell'area.
Sei giorni dopo si celebreranno a Roma i funerali di Stato davanti a una folla commossa. Le inchieste faranno emergere le responsabilità del gruppo terroristico Al Qaeda e del suo leader Al-Zarqawi, colpevoli di aver reclutato terroristi provenienti da diverse zone. Localmente infatti la popolazione non è ostile, visto che la missione italiana, denominata "Operazione Antica Babilonia", prevede tra i suoi compiti principali il mantenimento della pace e il ripristino delle infrastrutture.
Tuttavia a questo seguiranno altri attentati nella stessa area, che faranno salire a 28 il numero complessivo delle vittime italiane (su un totale di 50). Ciò spingerà l'opinione pubblica a chiedere insistentemente il ritiro delle truppe italiane, che inizierà a settembre del 2006 e si completerà a dicembre dello stesso anno.
Ai caduti di Nassiriya saranno dedicate vie, piazze ed edifici in tutta Italia, mentre sull'attentato sarà girata una serie televisiva (2007) e un film (2010).

Viene istituito l’UNESCO: Favorire la collaborazione tra le nazioni in nome della tutela dei diritti e delle libertà fondamentali dell'uomo e sostenere la crescita educativa e culturale dei paesi devastati dalla guerra.
Con questa "mission" nacque a Londra l'UNESCO (acronimo di United Nations Educational Scientific and Cultural Organisation), come risultato di una conferenza organizzata dall'Istituto internazionale per la cooperazione intellettuale della Società delle Nazioni.
I 44 paesi che vi presero parte si trovarono concordi sull'esigenza di dar vita a un organismo, che esprimesse una vera cultura di pace e incarnasse un nuovo spirito di solidarietà intellettuale e morale tra gli uomini, senza distinzione di razza, sesso, lingua o religione. Principi inseriti nella Costituzione firmata da 37 nazioni (che ne segnò l'atto di nascita formale), il 16 novembre del 1945, ed entrata in vigore l'anno seguente, dopo la ratifica di 20 paesi.
Come sede ufficiale fu scelta Parigi dove, dal 19 novembre dello stesso anno, si aprì la prima Conferenza Generale dell'UNESCO, alla quale presero parte rappresentanti di 30 governi con diritto di voto. In quella sede fu designato come primo direttore generale lo scrittore e biologo britannico Julian Huxley, che rimarcò l'indipendenza del nuovo soggetto dagli Stati membri, verso i quali si propone di esercitare, attraverso i suoi delegati, un'opera di sensibilizzazione sulle iniziative da intraprendere.
Nella seconda Conferenza di Città del Messico (1947) fu votata all'unanimità l'ammissione dell'Italia, arrivando a contare, alla fine del 1948, 44 membri. Oggi ne conta 195 (l'ultima è stata la Palestina, ammessa nel 2011 nonostante le proteste di Stati Uniti e Israele), di cui sono espressione le duemila unità che compongono lo staff diplomatico.
Verso la fine degli anni Cinquanta l'UNESCO sposò un'altra fondamentale missione: preservare siti storici e naturalistici preziosi per l'umanità. L'episodio chiave fu il progetto di una diga ad Assuan, in Egitto, che esponeva ai disastrosi effetti di un'inondazione gli splendidi templi di Abu Simbel. La campagna lanciata dall'UNESCO portò alla decisione di mettere al sicuro le antiche strutture, smontandole e rimontandole in un altro luogo. A questa seguirono iniziative simili fino alla definitiva adozione nel 1972 della Convenzione sul Patrimonio dell'Umanità, che istituiva un elenco speciale di siti storici e naturalistici, segnalati per valori di "universalità", "unicità" e "insostituibilità", indicati nella Convenzione.
Dei 1.092 (dati luglio 2018) beni da tutelare, attualmente inclusi nell'elenco, l'Italia ne vanta il maggior numero con ben 54 siti (tra cui l'Insediamento Industriale di Crespi d'Adda, visibile nella foto). Gli Stati Uniti d'America, il 12 ottobre 2017, annunciano l'uscita dall'organizzazione con decorrenza dal 2019 per continui pregiudizi anti-Israele nelle attività dell'UNESCO.

John Kennedy assassinato a Dallas: «Interrompiamo questo programma per trasmettervi questo rapporto speciale della ABC Radio. C'è un rapporto speciale da Dallas, Texas. Tre colpi d'arma da fuoco hanno colpito il corteo del Presidente Kennedy oggi in centro a Dallas, Texas. Questa è la ABC Radio».
È Don Gardner della ABC Radio network a informare la nazione, un'ora dopo, del dramma che si è consumato a Dallas nella tarda mattinata di venerdì 22 novembre. Il presidente degli Stati Uniti d’America, John Fitzgerald Kennedy, e il governatore del Texas, John Connally (quest'ultimo, ferito gravemente, se la caverà), sono rimasti vittime di un attentato, nel corso di una visita ufficiale in vista delle prossime elezioni.
Poco prima delle tre del pomeriggio arriva la notizia della morte di Kennedy, a quel punto cala il silenzio sulle trasmissioni regolari e gli spazi commerciali, che riprenderanno soltanto il martedì seguente. Nel frattempo attraverso le testimonianze della gente si cerca di ricostruire l’accaduto.
Al passaggio del corteo presidenziale nell'affollatissima Dealey Plaza sono stati uditi tre spari, forse quattro, per alcuni testimoni provenienti da una collinetta erbosa sul lato della strada, per altri (in maggioranza) dal deposito di libri della Texas School. È qui che al sesto piano, nascosto tra gli scatoloni, gli agenti trovano un fucile modello Carcano 91 (di fabbricazione italiana) e, in corrispondenza di una finestra affacciata sul luogo dell'attentato, due bossoli.
In quel momento, risulta assente ingiustificato dal posto di lavoro l'operaio Lee Harvey Oswald, fermato più tardi in un cinema (dov'è entrato senza pagare), perché sospettato di aver ucciso un poliziotto nelle ore successive all'attentato. Dagli archivi del FBI spunta un fascicolo su di lui: ex marine, trasferitosi in Unione Sovietica e da lì ritornato negli USA, sposato a una donna russa, è sotto osservazione da tempo per le sue idee marxiste.
Le impronte trovate sull'arma, compatibili con le sue, sembrano incastrarlo definitivamente, anche se Oswald si dichiara un «capro espiatorio». Non arriverà a dimostrare la sua tesi al processo: due giorni dopo l'attentato, durante il trasferimento alla prigione della contea, verrà assassinato da Jack Ruby, un gestore di night club vicino ad ambienti di potere legati alla mafia, che una perizia medica dichiarerà affetto da turbe psichiche.
Questa è la verità ufficiale ricostruita, grazie anche a un video amatoriale girato dal sarto Abraham Zapruder (che sarà il punto di partenza di tutte le indagini sul caso JFK), dalla commissione Warren istituita da Lindoln Johnson, nel frattempo succeduto a Kennedy, per fare luce sui fatti di Dallas. Ma una larga parte dell'opinione pubblica disconoscerà tale risultato, optando per la teoria del complotto.
Numerose inchieste giornalistiche, la più autorevole delle quali è del cronista Chris Plumley, suffragheranno questa tesi; studi successivi, in primis quello della United States National Academy of Sciences smonteranno in gran parte le prove “tecniche” del complotto, non riuscendo tuttavia a sgomberare il campo da sospetti e dubbi sulla verità ufficiale. Nuovi elementi sono emersi nell'ottobre del 2017, quando sono diventati pubblici quasi tutti i documenti ancora coperti dal segreto di Stato.
Una verità storica è che con la morte di Kennedy, la cui rielezione era data per certa, si chiuderà un'epoca di nuovi e importanti cambiamenti sul piano della politica estera e di quella interna. Dal punto di vista mediatico l'assassinio di Dallas, seguito da una diretta non-stop per quattro giorni, segnò un primato nella storia televisiva, superato soltanto nel 2001 da quella successiva all'attacco terroristico alle Torri gemelle di New York.

Istituito il Premio Nobel: «…il capitale, dai miei esecutori testamentari impiegato in sicuri investimenti, dovrà costituire un fondo i cui interessi si distribuiranno annualmente in forma di premio a coloro che, durante l'anno precedente, più abbiano contribuito al benessere dell'umanità».
Sono le ultime volontà del chimico svedese Alfred Nobel (già famoso per l'invenzione della dinamite), che firma il suo testamento mercoledì 27 novembre 1895. Questa data segna la nascita ufficiale del Premio Nobel, destinato a diventare il massimo riconoscimento per coloro che, con la loro opera, hanno aperto nuove frontiere all'umanità nel campo della ricerca scientifica, degli studi umanistici e della convivenza tra i popoli.
Nelle stesse volontà testamentarie vengono indicati cinque campi specifici per il nuovo premio, unitamente ai soggetti incaricati di assegnarlo: 1) per la scoperta o l'invenzione più importante nel campo della fisica; 2) per la scoperta più importante o il più grosso incremento nell'ambito della chimica (assegnato insieme a quello della fisica dall'Accademia Reale Svedese delle Scienze); 3) per la maggior scoperta nel campo della fisiologia o della medicina (dal Karolinska Instituet di Stoccolma); 4) per il lavoro di tendenza idealistica più notevole nell'ambito della letteratura (dall’Accademia di Stoccolma); 5) per il miglior lavoro ai fini della fraternità tra le nazioni, per l'abolizione o la riduzione di eserciti permanenti e per la formazione e l'incremento di congressi per la pace (da una commissione di cinque persone eletta dal Parlamento norvegese).
Fondamentale anche l'universalità del riconoscimento su cui Alfred insiste, sottolineando che nella sua attribuzione non avrà alcuna influenza la nazionalità dei candidati, «siano essi scandinavi o meno». I motivi che abbiano spinto il chimico svedese a destinare gran parte del proprio patrimonio (più di 30 milioni di corone svedesi, pari oggi a circa 340 milioni di euro) all'istituzione del premio, sono da ricondurre a un episodio legato alla morte del fratello.
Un giornale francese, scambiandolo per Alfred, aveva scritto un feroce necrologio, in cui, alludendo alla sua invenzione della dinamite, si ricordava che era diventato ricco, trovando un modo veloce per uccidere più persone in una sola volta. Deluso da queste parole e preoccupato da come sarebbe stato ricordato dopo la morte, Alfred ha iniziato a maturare l'idea di un premio filantropico intitolato alla sua memoria.
Il Nobel è assegnato per la prima volta nel 1901 e da allora la cerimonia di consegna è fissata al 10 dicembre, anniversario della morte del fondatore. Ai premiati viene consegnata una medaglia, un diploma e un premio in denaro. Il primo italiano a ricevere il Nobel sarà Giosuè Carducci (per la letteratura) nel 1906.
Dal 1969 alle discipline classiche verrà aggiunta l’economia, con giudizio affidato alla Banca centrale svedese.

L’Onu dà vita allo stato di Israele: Con ancora negli occhi gli orrori del Secondo conflitto mondiale, terminato due anni prima, le istituzioni internazionali si trovarono impegnate in una complessa fase di ridefinizione della geografia di alcuni territori, che avrebbe segnato profondamente gli equilibri politici dei successivi decenni.
In questo scenario maturò la risoluzione n° 181, adottata il 29 novembre 1947 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con la quale si stabiliva un piano di spartizione della Palestina che dava luogo alla nascita di uno stato arabo e di uno ebraico, mentre Gerusalemme veniva posta sotto il controllo internazionale. Fu la premessa alla nascita di Israele, che sarebbe avvenuta ufficialmente il 14 maggio dell’anno dopo.
Il provvedimento dell'Onu, approvato con 33 voti a favore, 13 contrari e 10 astenuti, recepì le conclusioni dell'Unscop, un comitato formato dai rappresentanti di 11 Stati (Australia, Canada, Guatemala, India, Iran, Paesi Bassi, Perù, Svezia, Cecoslovacchia, Uruguay, Jugoslavia) e incaricato di studiare la migliore soluzione per il nuovo assetto dei territori palestinesi, su cui il Regno Unito aveva rinunciato al proprio mandato, rimettendolo nelle mani dell’Onu.
Questo aveva scatenato una feroce contesa tra la popolazione araba (in quel momento in maggioranza con 1.200.000 unità) e quella ebraica (che contava 600.000 abitanti), che l’Unscop – pur sottolineando l'impossibilità di soddisfare le richieste di entrambe – tentò di risolvere prospettando due opzioni: 1) la suddivisione in due stati indipendenti con Gerusalemme sotto egida Onu; 2) la creazione di un unico stato federale che comprendesse le due etnie.
Accettata a maggioranza la prima opzione, si arrivò alla risoluzione Onu che, dopo due sedute a vuoto (per mancanza del quorum necessario), fu approvata grazie soprattutto all'opera diplomatica degli Stati Uniti d’America e al sostegno nondimeno influente dell’Unione Sovietica. A votare contro in blocco tutti i paesi arabi, che giudicarono il piano penalizzante nei confronti dei villaggi palestinesi, cui veniva riconosciuto una porzione di territorio minore e senza alcuno sbocco sul Mar Rosso e sul Mare di Galilea.
Dopo un ricorso respinto dalla Corte Internazionale di Giustizia, gli Stati arabi del Vicino Oriente (tra cui Egitto e Siria) dichiararono guerra ad Israele, inviando truppe a sostegno della popolazione palestinese. Il conflitto arabo-israeliano conobbe diverse fasi, giungendo a termine nel marzo del 1949 con la vittoria di Israele, che nel frattempo si era ritrovata ad occupare un territorio più ampio di quello disegnato dalla risoluzione del 1947.
L'aspetto più drammatico di quegli eventi fu la diaspora di 711mila palestinesi (stima Onu), costretti a fuggire o sgomberati con la forza, cui corrispose la fuga di 800mila ebrei dagli altri paesi arabi per il diffondersi di sentimenti anti-ebraici.
Fu solo il primo atto di una lunga scia di guerre e attentati terroristici, che insanguineranno successivamente l'intera area mediorientale, e l'inizio di una crisi politica ma soprattutto umanitaria (per le condizioni del popolo palestinese) tuttora insoluta.

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