#356 - 1 ottobre 2024
AAAAA ATTENZIONE questo numero resterà in rete fino alla mezzanotte del 30 ottobre quando lascerà il posto al numero 357. - BUONA LETTURA - ORA ANTICA SAGGEZZA - Gli angeli lo chiamano piacere divino, i demoni sofferenza infernale, gli uomini amore. (H.Heine) - Pazzia d'amore? Pleonasmo! L'amore è già  in se una pazzia (H.Haine) - Nel bacio d'amore risiede il paradiso terrestre (Lord Byron) - Quando si comincia ad amare si inizia a vivere (M. de Scudery) - L'amore è la poesia dei sensi ( H. De Balzac) - Quando il potere dell'amore supererà  l'amore per il potere, sia avrà  la pace (J. Hendrix)
Scuola - Educazione

Lezione di scrittura

L'inflazione dei punti esclamativi e interrogativi

di Nicola Bruni

Consiglio, ai miei lettori, una scelta di sobrietà nell’uso dei punti esclamativi e di quelli interrogativi, che non ha senso usare in forma plurima o addirittura mista (!!!! - ???? - ?!?!) secondo una moda che dai fumetti è straripata in maniera travolgente nei social-network.

Lezione di scrittura

Il punto esclamativo, in base alle regole consolidate dell’ortografia italiana, è uno solo (!), e sta a indicare l’intonazione più o meno esclamativa della voce che deve assumere chi legge un testo scritto. Lo stesso vale per il punto interrogativo (?), che non può essere moltiplicato secondo l’enfasi che si vorrebbe dare alla lettura della forma scritta della domanda.
Nessun buon libro, nessun giornale serio ricorre a queste forme di interpunzione plurima. Anzi, se esaminate i titoli (anche quelli più “strillati”) dei giornali di informazione non sportivi, vi accorgerete che non hanno quasi mai un punto esclamativo. Perché? Perché l’enfasi dei punti esclamativi non piace al moderno stile giornalistico della carta stampata.

Lezione di scrittura

Per dare un’idea dell’incompatibilità tra il punto interrogativo e quello esclamativo al termine di una frase, vi cito questo esempio.
Se io, incontrando per la strada le Tre Grazie (Grazia, Graziella e Maria Grazia), dico con un’intonazione esclamativa “Che fate!”, gli rivolgo un complimento.
Se invece pronuncio le stesse parole con un’intonazione interrogativa - “Che fate?” -, mi “impiccio” della loro vita privata. Insomma, l’esclamazione è una cosa, la domanda un’altra.

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Aggiungo che il segno grammaticale dei “puntini di sospensione” ne comprende solo tre (…), incluso il punto finale. Il loro numero non varia secondo la durata della “sospensione”, altrimenti per le sospensioni prolungate bisognerebbe riempire pagine e pagine di “puntini”.

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