#356 - 1 ottobre 2024
AAAAA ATTENZIONE questo numero resterà in rete fino alla mezzanotte del 30 ottobre quando lascerà il posto al numero 357. - BUONA LETTURA - ORA ANTICA SAGGEZZA - Gli angeli lo chiamano piacere divino, i demoni sofferenza infernale, gli uomini amore. (H.Heine) - Pazzia d'amore? Pleonasmo! L'amore è già  in se una pazzia (H.Haine) - Nel bacio d'amore risiede il paradiso terrestre (Lord Byron) - Quando si comincia ad amare si inizia a vivere (M. de Scudery) - L'amore è la poesia dei sensi ( H. De Balzac) - Quando il potere dell'amore supererà  l'amore per il potere, sia avrà  la pace (J. Hendrix)
Scuola - Educazione

Si fa un gran parlare del ruolo educativo della scuola

Quando i maestri...

...tiravano le orecchie

di Nicola Bruni

Quando i maestri...

Promosso a giugno agli esami di terza elementare con "otto" in tutte le materie, mi attendeva nella quarta classe della mia sezione, alla Manzoni di Roma, un maestro che aveva la fama di “cattivo”.
Un mio amichetto più grandicello, e birbaccione, me lo aveva descritto come un orco manesco, che tirava le orecchie e dava bacchettate agli scolari, oppure li castigava facendoli stare in ginocchio sui ceci, o in piedi dietro la lavagna, o fuori della porta, come si usava a quei tempi. Il pensiero che sarei capitato sotto le sue grinfie mi terrorizzava.
Ma il 1° ottobre del 1950, quando mi presentai a lui, come alunno della IV C, per iniziare l’anno scolastico, il maestro Emilio De Sanctis mi accolse in maniera così garbata - mi sorrise, mi accarezzò, mi rivolse parole rassicuranti - da lasciarmi meravigliato.

Quando i maestri...

D'altra parte, l'amichetto birbaccione (che, tra parentesi, si vantava di averne combinate in classe "di cotte e di crude"), quando gli riferii quella scena, ribatté: "Lui fa così pe' fasse vedé ch'è bbono, invece è cattivo". In realtà, quel maestro “cattivo” era soltanto burbero; e, a differenza di alcuni suoi colleghi, non insultava mai gli alunni e non usava esporre i “somari” alla berlina con il cappello dalle orecchie d’asino in testa.

Della sua severità ho due ricordi indelebili. Una volta che, in un tema, mi scappò di scrivere “misimo” anziché “mettemmo”, lui fece una tale “tragedia” che mi sarei sotterrato per la vergogna.
Un’altra volta, mi inflisse un giorno di sospensione perché, dopo il suono della campanella di uscita, avevo osato abbaiare (“bau bau”) di gioia. Io, però, non lo dissi ai miei genitori e l'indomani restai a casa fingendo di sentirmi male.
Comunque, di solito, il giudizio che quel "Signor Maestro" esprimeva sul mio profitto nei colloqui con mia madre era: “Non c’è malaccio”.

Quando i maestri...

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