Raffaella Carra'
di Santi Visalli
Io sono arrivato in America, a New York, esattamente nel novembre del 1959. Avevo solo 60 dollari in tasca e una Leica.
Finiti i 60 dollari, sono stato costretto a vendere la Leica. Ero reduce da un giro del mondo che è durato tre anni. Non parlavo bene l’inglese e quindi non avevo grandi possibilità di lavoro. Fortunatamente incontrai un amico fotografo che mi presentò all’agenzia fotografica Publifoto, mi prestò i soldi per comperare una Nikon F usata ed un flash e così incominciai a lavorare come fotografo.
Ero alle prime armi e quindi professionalmente sapevo fare solo foto con il flash, pellicola Tri-X da 400 ISO, a un sessantesimo di secondo, diaframma 11 a tre metri di distanza. E questo fu l’inizio della mia carriera. Di giorno andavo a scuola d’inglese e alla sera giravo per Broadway fotografando, quando c’erano, le Prime dei film.
Fatte le foto correvo a casa, sviluppavo nel mio bagno ed inviavo la pellicola alla Publifoto. Adesso faccio un passo in dietro. Anzi un passo in avanti. In questo periodo la Publifoto aveva assunto una signora americana di mezza età. Divorziata con due figli. Questa signora aveva convinto Vincenzo Carrese, il proprietario, a fare una News Agency un po’ più moderna e più indirizzata alle notizie giornaliere e specificatamente alle cose che avvenivano negli Stati Uniti. Ed ecco come io solidificai la mia posizione con la Publifoto.
Questa Agenzia venne battezzata PONS. Publifoto Overseas News Agency. PONS era anche il nome di una crema americana per la pelle. Quindi ogni tanto creava qualche motivo di confusione ed ilarità allo stesso tempo. Nel 1963 mi recai per la prima volta, da quando avevo lasciato l’Italia, a Milano e quindi alla sede centrale della Publifoto. Venni accolto da Vincenzo Carrese come un eroe, Carrese era generoso ed espansivo, d’altro canto era un vero napoletano.
L’indomani dal mio arrivo mi venne presentata questa signora che dirigeva l’Agenzia Pons. Ci sedemmo in un ufficio conversando del più e del meno. Poi la signora mi disse che mi aveva organizzato un servizio da fare lì nello studio Publifoto con una giovane modella ballerina che avrebbe avuto molto successo. Io cercai disperatamente di tirarmi fuori. Non ho avuto il coraggio di dirle che non avevo mai fotografato in uno studio con lampade a luce artificiale. O confessare che l’unica cosa che sapevo fare era scattare con la Tri-X un sessantesimo di secondo F 11 a tre metri di distanza. Non c’è stato verso.
L’indomani alle 10:00 del mattino mi trovai nello studio con La signora e la giovane modella. Santi, ti presento, questa è Raffaella Carrà. Io vi lascio lavorare, questo giovane ti aiuterà con le luci e questa giovane ti aiuterà con i vestiti ed il makeup.
Mentre gli altri preparavano luci e trucco, la Carrà mi disse: chiamami Raffaella e poi mi disse: ti posso dare del “tu?”, mi hanno detto che sei un grande fotografo Italo-americano e quindi sono sicura che faremo un grande servizio fotografico.
Nel 1965 la Carrà venne a New York per la prima di Von Ryan’s Express, un film dove lei aveva lavorato accanto a Frank Sinatra.
Ci vedemmo davanti il cinema. Lei alzò la mano destra, mi fece un timido cenno come per dirmi ciao. Io feci il mio solito flash ed immediatamente me ne andai dalla vergogna.