#138 - 26 ottobre 2015
AAAATTENZIONE - Cari amici lettori, questo numero rimarr in rete fino alla mezzanotte del 31 LUGLIO PER LASCIARE IL POSTO AL N 354 GIOVEDI' 1 AGOSTO. BUONA LETTURA A TUTTI . Ora ecco per voi un po' di SATIRA: Il Paradiso lo preferisco per il clima, l'Inferno per la compagnia (M. Twain) - Quando le cose non funzionano in camera da letto, non funzionano neanche in soggiorno (W.H. Masters) - L'intelligente parla poco, l'ignorante parla a vanvera, il fesso parla sempre (A: De Curtis) - Il sesso senza amore un'esperienza vuota, ma tra le esperienze vuote la migliore (W. Allen) - Per alcune cose ci vuole tanta pazienza, per tutte le altre c' la gastrite (L. Limbus) - Non avere un pensiero e saperlo esprimere: questo che fa di un uomo, un giornalista (K. Kraus) - Le banche ti prestano denaro, se puoi dimostrare di non averne bisogno (B. Hope) -
Cultura e Società

Ciclo dalle pagine del diario "Conoscenda" dell'Editrice Conoscenza,
interamente dedicato al 750° anniversario della nascita di Dante Alighieri

Testi - vignetta di Staino - illustrazione di grandi artisti

La Giustizia

Giustizia mosse il mio alto fattore;

fecemi la divina podestate,

la somma sapienza e 'l primo amore.[...]
. (Inf., III)

Dante nel De Monarchia aggiunge che:

la giustizia regna sovrana nel mondo quando risiede in un soggetto dotato di fortissima volontà e di sommo potere; ora, solo il Monarca è un soggetto di tal genere; quindi la giustizia regna sovrana nel mondo soltanto quando risiede nel Monarca. (I, XI)

Sotto questi aspetti Dante è del tutto medievale, la giustizia cala dall’alto, da Dio o dal monarca, e deve essere accettata. Ma attenzione, senza rinunciare al suo punto di vista, egli giunge a parlare di giustizia in un’ottica di moralità civile. La cosa peggiore che possa accadere a un uomo è non essere sottoposto a giudizio. Dice infatti degli ignavi:

Misericordia e giustizia li sdegna:

non ragioniam di lor, ma guarda e passa
(Inf., III)

La GiustiziaLa Giustizia

Essere sottoposti a giudizio è dunque un privilegio e poiché nessuno deve sottrarsi a questo momento è ovvio che ognuno dovrebbe tendere a operare, citiamo testualmente, per il “bene comune”. Il poeta dunque assegna alla giustizia un compito importante, morale e sociale e lo dice: il mondo è ordinato nel modo più perfetto quando in esso domina sovrana la giustizia. E aggiunge che la massima nemica della giustizia è l’avidità, la brama sfrenata di beni:

bisogna osservare che alla giustizia è massimamente contraria la cupidigia [...].
Eliminata radicalmente la cupidigia, non vi rimane più nulla che si opponga alla giustizia.
(De Monarchia, I, XI)

Dante sembra qui mescolare morale e giustizia. Tuttavia questa sua denuncia della cupidigia pare quasi parlare agli uomini dei nostri tempi.

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