UNA MOSTRA - UN LIBRO FOTOGRAFICO
La mostra SE QUESTO E' CIBO del fotogiornalista MARCELLO CARROZZO, rientra tra le iniziative che l'Istituto Italiano di Cultura a Monaco di Baviera ha voluto realizzare, in concerto con Forum Italia, nell'ambito dell'ESPOSIZIONE UNIVERSALE - EXPO MILANO 2015, con particolare riferimento al tema centrale "Nutrire il pianeta - Energia per la vita". Lo ricorda GIOVANNA GRUBER nella prefazione del volume che accompagna la mostra, insieme a FRANCESCA CANNAVO' : "La sostenibilità dei bisogni degli ultimi dovrà divenire un bisogno primario della collettività"; MARTINA MELILLI : "Siamo quello che mangiamo"; GABRIELE MARCHESINI: "Fotografia come comunicazione"; DANTE FASCIOLO: "Una nostra mano...capace di dare" (testo che qui accompagna le immagini); GIUSEPPE DI MICCOLI: "In Africa ogni giorno 25 mila bambini muoiono di fame".
Monaco di Baviera - Expo Universale Milano 2015
Se questo è cibo
Immagini di Marcello Carrozzo
dall'Africa - Asia - Americalatina - Medioriente
Una nostra mano….capace di dare
di
Dante Fasciolo
E’ una storia lontana. Viene a noi dalla notte di tempi remoti,
e accompagna l’esistenza dell’uomo sulla terra
come nessun’altra esigenza per la vita.
Cibo. Offerto o negato,
misero o abbondante, salubre o inquinato;
ovunque ricercato per nutrire il corpo.
Dai primati carnivori cacciatori ai contemporanei sofisticati vegetariani,
cultori della forma oppure rassegnati obesi, ragioni fisiche reclamano alimenti.
Fu presto intuito che curare il seme interrato è avere il prodotto desiderato,
e millenni di storia hanno forgiato uomini attenti e laboriosi, tenaci e creativi.
Contadini di ogni razza, di ogni continente, hanno assecondato la natura
e l’hanno spesso convinta a modificare le sue antiche abitudini
per risultati più consoni al bisogno.
E per tutti i popoli il frutto del lavoro di persone, famiglie, comunità,
ha assunto consapevolmente un valore ‘sacro’:
‘Pane’ con il sudore delle proprie braccia.
Nuove tecniche e conoscenze ben vengano, al servizio dell’intera umanità.
Ma non è tollerabile, oggi, l’accaparramento di terre e di acqua
in atto al servizio di pochi.
“La priorità del mercato” e la “preminenza del guadagno” ,
-lo ha ricordato una voce autorevole–
“hanno ridotto il cibo a una merce qualsiasi,
soggetta a speculazione, anche finanziaria”.
E l’equilibrio alimentare si è spezzato:
la vergogna dei rifiuti del mondo dell’opulenza
va a braccetto, indifferente, con lo scandalo
di un miliardo di persone alla fame.
L’ingordigia di multinazionali macina ancora profitti e soffoca coscienze.
Onestà e giustizia calpestate ogni giorno,
l’imperativo è vincere e crescere, ad ogni costo.
Si fa urgente un cambiamento, per quanti credono sia giunto il momento
di respingere le umiliazioni nel nome dei diritti,
moltiplicare un sentimento di misericordia.
Oltre le parole, le promesse, le indignazioni profuse a migliaia nei convegni,
nelle infruttuose dispute politiche, occorre testimoniare tangibilmente.
Ognuno con le proprie capacità e convinzioni,
ognuno con animo sereno e cuore aperto,
con le armi del buonsenso, come fa Marcello Carrozzo
fotografo in giro per il mondo che ci interroga
Emblematico Congo, nel cuore d’Africa.
Ovunque piccoli fuochi, brace di legni e pentole:
alle periferie delle città o nei villaggi
il pensiero più grande di ogni giorno è racimolare cibo.
Sempre bambini in attesa, ciotole colorate in plastica
testimoniano sudditanza, e la rassegnazione che sovrasta ogni impotenza
e cancella con violenza ogni dignità.
Fuori da squallide dimore di fango e metalli,
i colori sgargianti delle vesti di donne e bambini mascherano con semplicità
il disagio di esistenze perpetue nella loro provvisorietà.
Volti stanchi, provati, maschere indefinite palesano segni di un infinito nulla
che lievita e aleggia imprendibile d’intorno
e compone contrapposti piani d’ombra e di luce.
Umanità sottovuoto cui abbiamo assegnato un ruolo marginale,
un modello sperimentale di vita
sul quale esercitare risultati globali di affermazione e dominio.
Tu contadino hai ottenuto lucide pentole di alluminio,
ma dovrai presto cucinarci il cibo che la “macchina globale” ti indicherà
lontano dalla tua cultura, ma quotato in borsa.
India, un mondo a parte. Contraddittoria democrazia senza identità.
Lotta alla fame, e impegno verso i giovani accovacciati in silenzio
in attesa del pasto giornaliero.
Il cibo non è solo calorie e sapore, che troppo spesso è sapore di mortificazione:
è certo, migliaia di giovani ogni giorno si chiedono in cuor proprio
“se questo è cibo…”
Un ragazzo ha voglia e forza di sorridere per un piccolo pesce pescato nel fiume,
e una mamma con bisaccia raccoglie avanzi nell’immondizia,
occhi sprofondati nella terra.
IL racconto triste del cibo non ha soste. Argentina, Kenia, Vietnam, Palestina…
Marcello Carrozzo allunga il suo filo e invita a vedere e a sentire…
Ovunque nel mondo un grido forte si leva:
Urla la disperazione che scava tra i rifiuti un impossibile cibo;
urla la rassegnazione degli anziani macerati dal rancore;
urla il dolore delle madri piegate a fatica e tristezza;
urla il cuore dei bambini… unico, ultimo rifugio di speranza.
Per altre lontane strade viaggiano, accompagnate da segreti contratti
e boati di guerre fratricide gomma e avorio, uranio, tantalio e coltan…
ultime ricchezze rubate da ipocriti mascherati da benefattori
non paghi dei diamanti già ingoiati.
Un’ultima immagine ci coglie, una anziana donna dal viso proteso in avanti
porta la mano alla bocca: chiede cibo…
aspetta la nostra mano… capace di dare.
Non appaia retorico il racconto fotografico, narra di un Paese…o tanti paesi…
ma l’aspetto generico non trascura il singolo:
la storia di un popolo è la somma delle storie dei singoli,
e questo Carrozzo lo sa, e raccoglie le briciole di esistenze umane
per contribuire a ricomporre il puzzle di una società dissociata e dissoluta.