A cavallo dell'ultima guerra
Romano il legionario
di Giada Gentili
Se l' autarchia privò gli italiani di una palestra di libera immaginazione come i comics americani degli anni Trenta (Flash Gordon, Cino e Franco, Jungle Jim e soci), è innegabile che abbia favorito lo crescita di una scuola italiana nel campo del fumetto d' avventura, grazie ad autori come Caprioli, Albertarelli, Giove Toppi e il futuro padre di Tex, Gian Luigi Bonelli. Fra tutti, però, chi più si identifica con quel periodo è Kurt Caesar, creatore di Romano il legionario Romano. Nessuno più del suo eroe è pronto a «credere, obbedire, combattere».
«Elettrizzato dalla dichiarazione di guerra, Romano, vecchio legionario di Spagna, decide di raggiungere la patria lontana e di combattere per la vittoria» recita una didascalia. Le strisce, tuttavia, sono di notevole fattura, tecnicamente sui livelli americani e Kurt Caesar fu autore di qualità come dimostra il suo ritorno al Vittorioso, con altri eroi, a guerra finita.
Nell' aprile 1938, il Congresso di Bologna per la letteratura giovanile presieduto da Tommaso Marinetti indicò i nuovi canoni del fumetto autarchico, che riflettevano le idee futuriste, esaltando «l' attivismo giocondo e festoso», «l' adorazione del nuovo», «l' istinto e la velocità del movimento». Caesar si rifece ai punti marinettiani (pensiamo al ruolo di aerei, sottomarini e carri armati, raffigurati nei minuti dettagli) più che alle direttive del Minculpop, varate da Dino Alfieri nel novembre ' 38, che esigevano una stampa giovanile tesa ad esaltare «la razza e l' eroismo militare italiani».
Del resto, Romano era nato sul Vittorioso, periodico dell' Azione cattolica, che proponeva uno stile di vita «lieto, leale, forte e coraggioso»: il «Legionario» doveva rispecchiarlo, tanto più che vide la luce dopo un incontro di Caesar con Luigi Gedda e il futuro papa Montini.
Anche se la Chiesa era vicina al fascismo, lodandone per esempio la politica coloniale, Romano doveva coniugare il patriottismo guerriero con i principi cattolici. Così, lo vediamo aiutare nemici in difficoltà o feriti, evitare la violenza gratuita e gli inutili spargimenti di sangue. Resta la retorica in sintonia con «l' esaltante poesia della guerra», suggerita dal canone Marinetti, che avrebbe dovuto ripugnare alle coscienze cattoliche. Ma la Chiesa pacifista ed ecumenica era di là da venire: e i committenti di Caesar avevano siglato i Patti Lateranensi per buona pace degli spiriti affranti.