Un guerriero moderno
Il Free Lance
di Guido Alberto Rossi
Iniziamo a scrivere correttamente Free Lance, separando le due parole, perché tradotto vuol dire Lancia Libera o Indipendente, originariamente era usta per descrivere un soldato mercenario, con il tempo si è unito il tutto ed è diventato Freelance, che comunque va bene. Secondo Wikepedia Il termine fu coniato da Walter Scott nel suo famoso romanzo storico Ivanhoe (1819) per descrivere un "soldato mercenario medievale". Negli anni successivi il significato del termine si allargò ad altri settori. La transizione ad un sostantivo figurato fu registrata intorno al 1860; il termine fu riconosciuto come verbo nel 1903 da varie autorità linguistiche, come il Dizionario Oxford e se lo dice Wiki forse è la pura verità.
Oggigiorno viene comunemente usato per indicare tutti quei liberi professionisti tipo: artisti, giornalisti, indossatrici e fotografi, etc. Mentre, per indicare gli idraulici, i falegnami e gli elettricisti è meglio usare la parola: Introvabili. Diversamente, i giornalisti ed i fotografi abbondano in grande quantità e molti farebbero meglio a fare un altro mestiere. Mentre per la maggior parte dei giornalisti Free Lance il sogno è di essere assunto da una testata, ovviamente meglio se di prestigio, ma comunque va bene tutto purché paghi i conti della spesa. Invece i fotografi sono una specie a parte e preferiscono quasi sempre essere liberi come il vento, anche perché oggi sono ben pochi gli editori che hanno fotografi assunti.
Personalmente penso che un fotografo debba essere libero di scegliere cosa voglia fotografare, mentre se sei assunto devi scattare quello che ordina il capo, che ti piaccia o no. Fino ad una decina d’anni fa le maggiori testate potevano permettersi il lusso d’avere dei bravissimi fotografi a libro paga, il settimanale Epoca ne aveva ben sei, ognuno di loro era bravissimo nella propria specialità: per gli still-life e le foto d’interni erano sempre scattate da Walter Mori, per i grandi reportage c’erano Mario De Biasi e Giorgio Lotti, lo sport, l’azione ed i ritratti erano affidati a Sergio Del Grande, alle guerre e rivoluzioni ci pensava Mauro Galligani e per finire, le grandi avventure ed esplorazioni erano il pane dell’obiettivo del mitico Walter Bonatti.
Noi giovani e meno giovani, fotografi Free Lance avremmo venduto la mamma per entrare nel gruppo dei fotografi di Epoca, ma non c’era speranza. Non era tanto per i soldi garantiti a fine mese e senza spese per macchine fotografiche e rullini ma perché, se ti presentavi in giro come un fotografo di Epoca, ti aprivano anche i ponti levatoi. Ovviamente c’era anche il rovescio della medaglia: un mattino ero nel corridoio della redazione di Epoca, nell’attesa di cercare di vendere qualche mia foto, quando un giornalista, quei tipi che a Milano soprannominiamo “pistola”, si rivolse a uno di questi grandi fotografi, con il tono del sergente dei Marines, ordinandogli di prendere la borsa delle macchine e seguirlo per andare a fotografare una velina della tv. In quel momento capii che era meglio tenersi la mamma e continuare a scattare quello che mi piaceva come e quando volevo e ben felice di pagarmi i rullini.
Certo nella vita del giovane Free Lance, ci sono momenti di vacche grasse ma anche momenti di vacche magrissime, però quelli bravi ed affidabili non sono mai morti di stenti. L’importante se sei bravo, è perseverare, pubblicare qualcosa di bello ed importante su una testata prestigiosa così poi la strada incomincia ad andare in discesa, prima dolcemente e poi quasi in verticale. Inoltre, il fotografo Free Lance, quando non ha incarichi commissionati, difficilmente sta con le mani in mano o pettina le bambole, cerca sempre un qualcosa che può essere fotografato e ovviamente venduto, anche se molte volte scatta delle cose che gli piacciono e poi le mette in archivio, solo per il gusto di fotografarle.
Credo che il fatto di poter fotografare liberamente per questo o quel cliente ti porti a dare il massimo, usare tutta la creatività di cui sei capace per scattare il meglio del meglio anche perché, se fai un bel lavoro, sicuramente ti affidano altre foto o un altro reportage. Poi c’è sempre il grande e impagabile vantaggio che puoi sceglierti i clienti. Certo rimangono i costi delle macchine fotografiche o dell’eventuale studio con tutto quello che c’è dentro, ma questi sono costi deducibili dalle tasse e siccome un Free Lance fattura tutto fino all’ultimo euro, non tanto perché vuole essere un lavoratore modello per il fisco, ma perché non esiste editore o agenzia pubblicitaria che non voglia tutto fatturato al centesimo.
Un fotografo austriaco, mio amico, non possiede macchine fotografiche, gira il mondo come una trottola, per diversi editori e noleggia in loco tutta l’attrezzatura che gli serve, così non deve neanche trascinarsi pesanti borse in giro per aeroporti. Lo puoi fare con il digitale, dove vedi subito quello che combini e poi lo salvi su computer, hard disk o chiavette USB o su tutti e tre insieme, tanto per dormire tranquillo. Con i rullini volevi usare solo la tua attrezzatura e anche così non dormivi mai molto tranquillo, finché non vedevi il risultato. Inoltre, oggi il mercato offre una quantità tale di macchine fotografiche che non rappresentano più un grosso problema finanziario, a meno che non fai il fotografo di sport o naturalistico dove ti servono lunghi teleobiettivi e macchine fotografiche con motori veloci. Del resto, anche il soldato mercenario doveva avere la sua lancia, grande o piccola che fosse, prima di andare a cercare clienti.