Trenta luoghi dello spirito, lontani dalle rotte del turismo, dove perdersi e ritrovarsi. Abbiamo scelto per voi trenta posti incantevoli e appartati, dove poter gustare appieno la magia della natura e ammirare gli spazi infiniti immersi nel silenzio. Una lista certamente incompleta, che ogni viaggiatore può arricchire di nuove scoperte
Prima parte
Africa segreta
Di Marco Trovato
UGANDA
Sembrano galleggiare come piume le due piroghe (cariche di nasse per la pesca) che fendono lo specchio naturale del Lago Mutanda, all’estremo sud-est dell’Uganda. Situato a quasi duemila metri di altitudine, non lontano dai Monti del Virunga, ben visibili all’orizzonte, questo bacino di acque cristalline è circondato da colline verdeggianti e coni vulcanici avvolti dalle nubi.
È uno scenario paesaggistico di rara bellezza, assai poco frequentato dai turisti. Dal piccolo lago affiorano quindici isolette. Solo la principale è abitata da contadini e pescatori. di etnia abagesera. Le altre sono popolate di uccelli e piccoli mammiferi.
Restando in Uganda, ma spostandoci nelle regioni orientali, al confine con Kenya, si può salire sul Monte Elgon, spettacolare vulcano inattivo (la sua ultima eruzione risale a circa 2 milioni di anni fa), il più antico della Rift Valley, che arriva a superare i quattromila metri di altezza. I suoi versanti sono costellati di gole, grotte, cascate e sorgenti di acqua calda, e sono ricoperti da una lussureggiante foresta montana, una fascia composta da bambù e una zona di brughiera. Alle sue pendici si trovano estese coltivazioni di caffè.
Nel poco conosciuto Parco Nazionale del Monte Elgon si possono osservare varie specie animali: colobi, gatti selvatici, antilopi, bufali, iene, sciacalli e qualche esemplare di elefante nonché circa 300 specie di uccelli, tra cui alcune specie rare come l’avvoltoio barbuto, la colomba di Delegorgue, il turaco di Hartlaub, l’astrilde testanera.
Il ruggito delle cascate di Ekom Nkam scuote la foresta pluviale che avvolge l’imponente gola, profonda più di 80 metri, in uno scenario mozzafiato. Siamo nei pressi di Nkongsamba, località nella parte sud-occidentale della Repubblica del Camerun, una regione di una bellezza incontaminata trascurata dagli operatori turistici. Servono sette ore di strada dalla capitale Yaoundé, due di meno se si viene da Douala. Il posto merita il viaggio.
Dall’omonimo villaggio partono due sentieri che serpeggiano tra la selva lussureggiante, l’uno lungo il fiume, l’altro costeggiante il canyon: entrambi conducono a postazioni panoramiche che permettono di ammirare in tutto il loro splendore le cascate. Per la popolazione locale, le Chutes d’Ekom – così vengono chiamate dagli abitanti della zona – sono un luogo di preghiera e di sacrifici animali. Ma i rari turisti che si spingono fin qui sono i benvenuti e potranno affacciarsi – previo pagamento di un ticket di accesso – dalle balconate per godersi lo spettacolo.
ZIMBABWE
Incastrate al confine tra Zimbabwe e Mozambico, lontane dalle rotte dei safari, le Montagne Chimanimani sono una catena di rocce antiche e frastagliate solcate da torrenti cristallini. Un’imponente cintura – abitata nell’antichità dal popolo ndau – avvolta da foreste incontaminate, savane rigogliose e praterie montane. Il luogo ideale per chi cerca il silenzio e la natura incontaminata. L’omonimo parco nazionale – il meno conosciuto dai viaggiatori internazionali – fornisce solo servizi di base, adatti all’esploratore autosufficiente. Il quale potrà trascorrere giornate indimenticabili tra visite escursionistiche, arrampicate su roccia, birdwatching, campeggio in splendide grotte (foto), canyoning tra cascate scintillanti e piscine naturali. Raggiungibili in sei ore di macchina dalla capitale Harare, le Chimanimani sono composte da creste di quarzite che superano i 2.000 metri di altitudine: l’abbigliamento dev’essere adeguato, anche perché i pendii rivolti a est intercettano i venti carichi di umidità dall’Oceano Indiano.
CAPO VERDE
C’è una scheggia di Sahara che si è staccata dall’Africa e galleggia nell’Oceano Atlantico. Si chiama Maio (il nome ricorda che fu avvistata la prima volta dai portoghesi il 1° maggio del 1460) ed è un approdo sabbioso, solitario, incontaminato e ospitale: il luogo ideale dove staccare la spina, rilassarsi, farsi cullare delle onde che si allungano sulle dune del deserto. L’isola vanta spiagge bianche con acque cristalline come Boa Vista e Sal, ma, a differenza di queste ultime, Maio non è ancora stata scoperta dall’industria turistica. Eppure le attrazioni qui non mancano: Terras Salgadas, con le sue saline descritte dal pirata Sir Francis Drake come nuvole di neve immerse nella luce; le spiagge ancora vergini attorno a Morrinho, dove non è difficile incontrare le tartarughe Caretta caretta che qui nidificano; la riserva di Ribeira Dom João, una piacevole oasi di verde attraversata da un fiume miracoloso.
Certo, le dimensioni ridotte dell’isola permettono di visitarla in un sol giorno, ma non c’è modo di annoiarsi. La popolazione locale è felice di ospitare i rari visitatori stranieri e non perde occasione per proporre svaghi e distrazioni di ogni tipo: dalla pesca alle immersioni (alle baie Galeão e Santana), dalle escursioni naturalistiche alle visite culturali (la chiesa Nossa Senhora da Luz e la fortezza di São José sono due begli esempi di architettura coloniale portoghese), per non dimenticare le serate di musica, vino e ottima cucina di mare trascorse in ristoranti e bar all’aperto. Per raggiungerla, bisogna prendere un aereo (20 minuti di volo, cinque giorni a settimana) o un traghetto (tre ore di mare) dall’isola di Santiago.
Se Maio ricorda una zattera di sabbia, l’isola di Fogo sembra un ventaglio spagnolo rovesciato. Lingue di lava solidificata scendono dal cono vulcanico che sfiora i 3.000 metri di altezza. Il nero della pietra lavica ricca di minerali ferrosi domina il paesaggio. Ai piedi del cratere la terra fertile carezzata dagli alisei dà uva da vino e caffè di ottima qualità. Il principale centro abitato, São Filipe, è un intrico di vicoli su cui si affacciano case coloniali color pastello adornate di mandorli e buganvillee. Per visitarlo bisogna perdersi tra le viuzze di pavé e lasciarsi guidare dai sensi… inseguendo gli aromi delle torrefazioni, i profumi delle cucine (immancabile la cachupa, uno stufato a cottura lenta di mais, fagioli, manioca e patate dolci). Fogo ha un fascino magnetico. Bisogna concedersi il tempo per visitare l’enorme caldera, i paeselli aggrappati alle rocce, le spiagge di sabbia nera, i porticcioli dove i pescatori scaricano tonni e polipi.
NAMIBIA
Grande quasi tre volte l’Italia, la Namibia è uno dei Paesi meno popolose del mondo in rapporto alla sua superficie (2,5 abitanti per chilometro quadrato). I suoi territori sconfinati si estendono tra le gelide acque dell’Atlantico e le roventi dune del Namib, il deserto più antico del mondo. L’incontro titanico tra queste due forze della natura ha creato la Skeleton Coast, la “Costa degli Scheletri”, un cimitero di relitti di vascelli, galeoni e moderni mercantili che sono naufragati e si sono insabbiati nel corso del tempo per le forti correnti e le nebbie insidiose. Il paesaggio, selvaggio e grandioso, lascia senza parole. Identica reazione davanti al maestoso Fish River Canyon (il secondo canyon più vasto del mondo, dopo il Gran Canyon in Arizona): una fenditura lunga oltre 160 chilometri di lunghezza e larga 27, con una profondità che in alcuni punti supera i 500 metri. Se non soffrite di vertigini, avvicinatevi al bordo del canyon e godete della sua bellezza mozzafiato. Da ammirare al mattino o al tramonto, quando la luce radente dei raggi solari metti in evidenza i margini curvi delle rocce e gli spigoli affilati delle guglie accarezzati dal vento: una meraviglia scolpita nella pietra.
E chi ama il mare può spingersi fino al faro di Pelican Point, uno di quei magici luoghi che paiono usciti da un libro di Ernest Hemingway, lontano da tutto, dove si può restare per ore ad ascoltare le onde dell’oceano infrangersi sulla spiaggia, ad ammirare gli spazi infiniti e a fantasticare storie di vascelli e pirati. È situato su una sottile lingua di sabbia che si insinua tra l’Atlantico e la laguna di Walvis Bay. Un rifugio sospeso nell’acqua e nel tempo dove vivere un’esperienza fuori dal comune. Ai piedi del grande faro, infatti, c’è una vecchia stazione di controllo, risalente all’epoca coloniale, che è stata trasformata in un beach lodge. A disposizione dei visitatori ci sono nove suite dallo splendido design con splendida vista sul mare aperto.
GHANA
Per chi è allergico ai villaggi turistici “all inclusive”, ma non vuole rinunciare al relax, segnaliamo una località tranquilla e praticamente sconosciuta dell’Africa occidentale. Si chiama Aflasco, è un piccolo villaggio di pescatori del Ghana a 136 chilometri dalla capitale Accra e 36 da Lomé, in Togo: una manciata di capanne e di piroghe sparse su una lingua di sabbia in riva all’Atlantico. Il posto ideale per chi cerca un primo e genuino approccio con l’Africa… in compagnia di una guida davvero speciale. Qui infatti si è trasferita a vivere – senza alcun rimpianto – la giornalista italiana Antonella Sinopoli. «Vivere qui è un’esperienza straordinaria. Da condividere con chi desidera immergersi senza finzioni né filtri nella quotidianità di uno spicchio d’Africa». I visitatori possono alloggiare in bungalow sulla spiaggia, semplici ma confortevoli, realizzati da Antonella e dal suo marito ghaneano.
Il Wild Camp si trova all’interno del villaggio, a stretto contatto coi pescatori e le loro famiglie, gente povera ma fiera e pronta a stringere amicizia. Chi lo desidera può inoltrarsi nei meandri della vicina laguna, vero e proprio paradiso per gli amanti del birdwatching, da esplorare a piedi e in barca. Volendo, si può visitare il forte coloniale di Fort Prinzenstein o il vecchio faro di Cape St. Paul. O ci si può spingere alle cascate Wli: le più alte dell’Africa ocidentale. «Ma si può anche restare in riva al mare a godersi il sole e la tranquillità del luogo, coccolati dalle onde e dai giochi dei bambini», fa presente Antonella.