Comincia sul nostro giornale la pubblicazione dei video  
di grandi attrici che interpretano i racconti tratti dal poema
Mi svelo ma in animo nuda
Le storie del corpo che ogni donna può raccontare
di Antonio Bruni
Sono novanta storie vere di vita sessuale di donne normali, raccolte da Antonio Bruni con lunghe interviste personali e trascritte in versi per renderle più delicate nella loro crudezza. I racconti sono immediati nella loro intimità, senza omissioni. 
Solo le donne sanno essere sincere con sé stesse.   
L’opera, pensata per essere stampata in un libro, è stata invece pubblicata a voce in scena.    
Venticinque letture dal 2002 al 2017 in teatri, locali, televisioni, piazze. Sono cinquantadue le interpreti di "Mi svelo"… dal 2002 al 2017.  
Oggi vi presentiamo Maria Rosaria Omaggio, la grande attrice scomparsa nel 2024, che ha interpretato più volte il poema, nella lettura del 9 marzo 2011 nella Domus Talenti in via Quattro Fontane a Roma per la regia di Idalberto Fei.      
Maria Rosaria Omaggio recita “Coi rami scomposti mi innalzo”, il racconto di una cantante lirica straniera che ha un incontro di amore nella stanza di un albergo in una città storica umbra, dove è arrivata per un concerto. L’atto sessuale è trasfigurato in immagini vegetali.
Il sole che cuoce di antico  
i merli le mura le pietre
dà un senso ancestrale al respiro  
color del mattone mi avvampa
di estate di storia e lavoro
tramonto ed accendersi sensi  
sospesi pensieri ed impegni
la pausa si è aperta in abbraccio
di lunga giornata di giugno  
splendente di illustre città
balcone che invade in magia
la stanza di albergo coi gigli  
tra passi leggeri e sonanti
striscianti battenti cadenza
allegro sciamare di gente               
in cerca stupente bellezza
contorno corale accompagna
la danza selvaggia sui sassi  
femmineo dialetto di rughe
parlare gentile e invitante
condito da idiomi foresti  
indosso ancora abiti caldi
avverto la pelle più estesa
in fretta di uscire scoperta  
obliqua allo specchio mi sbircio
profilo di avorio cammeo  
me stessa straniero trofeo     
da questa città esibita
prodigio di volto e di voce
entrare a far parte di mura                 
lo vedo mentre esce dal bagno
avvolto in lenzuolo di spugna
appare vestire una toga  
impronta di antico guerriero
in muscoli e in gocce brillante  
le gambe e le braccia di atleta  
un’isola irsuta sul petto
la mano decisa e potente 
asciuga la fronte ben calva   
estende quel gesto presenza
un senso di solida attesa
è l’ombra di quercia sannita       
betulla del nord al confronto
di fragile bianca corteccia
pretendo con fronde leggere              
sfiorare quel tronco possente       
come edera avvolgermi al fusto
fasciarlo di intrichi e legami  
rubargli le stille del corpo
bagnare il mio caldo nel muschio 
violando il segreto del telo  
che copre il suo ramo smanioso
non corrono parole tra noi 
ma solo frusciare di frasche  
son pianta che tende alla luce 
dai pori rugiada salata
in cambio del fresco gli porgo        
aspetto che il vento deciso 
mi privi dei veli che indosso
legata da gonna e da blusa          
calura e censura alle membra
recinto in divieto di ingresso
a verde riserva natura   
protetta da chiome più alte
vorrei ripararmi dal sole
tra quel mio gigante del bosco  
mostrargli l’ingresso segreto
di quella mia tana di cerva
che di intima notte profuma   
la quercia maestosa sovrasta
mi ammanta in lenzuolo impaziente
stordisce di odore muschiato  
coi rami scomposti mi innalzo
riscossa di linfa eccitata
da piccola l’ombra sviluppo             
ad ingigantirmi e assorbirlo
è pronto il suo ramo all' innesto
ma prima lui inchini le fronde  
lo faccia strusciare in corteccia
in segno di omaggio odoroso
deponga le gemme più chiare  
delle api il cosmetico succo
irrori nascoste radici          
per rendermi elastica all' atto       
possente il protendersi suo
tirato dall’ urlo di voglia
la furia del vento in foresta  
lucente per l'acqua impazzita
adorna di pioggia di ghiande
gioisco di specie esemplare.    
Ogni persona custodisce nel profondo della memoria un vissuto del corpo, esemplare della propria identità. Quel pensiero è in lei presente, è raro che ne parli, può restare custodito o inconsapevole nell'animo ma può svelarsi, se ad ascoltare c'è un poeta. Nasce così "Mi svelo ma in animo nuda". Sono novanta le donne che compongono il poema di Antonio Bruni scritto in versi novenari e corredato da cori e da canzoni.
