Sharon Eyal firma una nuova coreografia per la compagnia Tanzmainz:
un flusso ininterrotto di pura danza pulsante
Reggio Emilia - Teatro Ariosto
Promise
Di
Giuseppe Distefano per Exibart
-Promise, di Sharon Eyal, Compagnia Tanzmainz
Promessa di un mondo nuovo, di essere sempre insieme, di stare saldi, uniti, di contare gli uni verso gli altri, di proteggersi, desiderarsi, di vivere sempre in armonia? Suscita tutto questo o tutt’altro, o differenti associazioni, oppure altro ancora, lo spettacolo Promise? Il titolo lascia aperta ogni interpretazione della meravigliosa coreografia firmata dall’artista israeliana Sharon Eyal, – in coppia con Gai Behar – terza creazione per la compagnia tedesca Tanzmainz (al Teatro Ariosto di Reggio Emilia, per la Stagione di Danza della Fondazione I Teatri).
-Promise, di Sharon Eyal, Compagnia Tanzmainz
Un flusso ininterrotto di pura danza, sempre pulsante com’è nello stile ormai noto di Eyal, con quei piedi ritmati, costantemente in rélevé, tra scatti e morbidezze, accelerazioni e sospensioni. Sette danzatori, tutti rigorosamente in body e calzini grigio-azzurro che lasciano scoperto il lavoro dei muscoli, palpitano di emozioni sul loop musicale crescente e decrescente di Ori Lichtik: un mix di note techno e d’archi di Béla Bartók che crea un paesaggio sonoro frastagliato dove trova posto anche un mambo con un duetto maschile, e una canzone dei Blues Brothers – la cavalcata country di Rawhide -.
-Promise, di Sharon Eyal, Compagnia Tanzmainz
Come uno stormo in viaggio, senza interruzioni, con spostamenti in diagonale, frontali, circolari, a ondate, i superbi danzatori – Amber Pansters, Maasa Sakano, Marija Slavec-Neeman; Zachary Chant, Finn Lakeberg, Cornelius Mickel, Matti Tauru – si muovono quasi sempre in blocco formando un unico corpo. Ma quante variazioni di movimento e sviluppi, a volte impercettibili, riesce a creare l’ensemble coeso! Posture e intrecci; corpi sinuosi, vacillanti, estatici; gesti ripetuti e simbolici che si moltiplicano; torsi e spalle che ritmano le teste; dettagli fisici evidenziati – una testa che compare nel mezzo dei corpi rivolti di spalle e all’altezza dei fianchi, o baci lanciati in aria -.
Qualcuno si stacca perché rimasto indietro, protende le mani per non essere abbandonato, ed è subito riassorbito: un gesto che dice solidarietà. Altri stacchi generano brevi duetti, assoli, e rientri nel gruppo componendo e ricomponendo con le braccia la forma di un cuore, fragile, forte, palpitante.
-Promise, di Sharon Eyal, Compagnia Tanzmainz
Chirurgica la luce disegnata da Alon Cohen: coni, fasci luminosi o laterali, che s’aprono e si restringono, creano quadrati e circoli che seguono il gruppo, con l’aggiunta, verso il finale, di una fila di lampadine sospese che scendono dall’alto, lucenti come un universo stellato, mentre le mani e le braccia dei danzatori volgono in alto, lontano.
-Unfolding, Daria Hlinkina, Elisabeth Gareis, Ph. Andreas Etter
A precedere Promise, in apertura di serata, il breve quartetto Unfolding, firmato da Philippe Kratz, da poco alla direzione del Nuovo balletto di Toscana, già autore della compagnia tedesca con Camera obscura per 14 ballerini dell’ensemble. Nei dieci minuti di Unfolding il coreografo lancia nella scena quattro corpi dalla tecnica d’acciaio – Paul Elie, Elisabeth Gareis, Oriana Oliveira, Réka Rácz – in un turbinio singolo di movimenti che disegnano lo spazio, lo modellano nelle vibrazioni energetiche, nei crolli, negli allineamenti, lo attraversano lasciando tracce, e, infine, un corpo a terra.
-Unfolding, Daria Hlinkina, Elisabeth Gareis, Ph. Andreas Etter