Shaliran
Il Piccolo fiore sorridente - 42
di Ruggero Scarponi
-Il Principe Massur ingaggia un duello con la Bella Manshay
In quei giorni agli dei piacque che si affrontassero in duello il Principe Massur e la Bella Manshay.
Era infatti Massur fratello minore del Principe Jalabar e da tutti conosciuto come valoroso guerriero. La sua corazza dorata era spesso al centro delle mischie più accese e il suo coraggio nel combattimento ne faceva l’eroe più acclamato delle schiere del Principe. Non rifuggiva mai lo scontro e la sua spada balenava micidiale sulle teste dei nemici.
Ora avvenne che a causa della Bella Manshay il Principe Jalabar convocasse Massur e così gli parlasse. - Massur, purtroppo debbo riconoscere che quella femmina, sulle mura di Shawrandall, sta arrecando gravi danni alle nostre armate. I difensori della città esortati da una donna sembra che riescano a moltiplicare per dieci le loro forze. Ora sono più giorni che ovunque lei appaia, la sorte dei combattimenti risulti scontata, mentre le nostre truppe frustrate dall’onta di essere battute da una donna si stanno facendo prendere dallo sconforto. E’ necessario restituire coraggio e dignità alle truppe. Prendi dunque un manipolo di valorosi, scala le mura, vai incontro a quella maledetta ragazza e scaraventala di sotto, sì che tutti possano vedere il valore di un vero guerriero. - Così rispose Massur sorridendo divertito. - Fratello mio, non speravo di ottenere un simile incarico e volentieri affronterò la piccola leonessa. Solo, ho da domandarti una cosa in cambio. Se la scovo e l’affronto concedimi di non doverla uccidere. La porterò con me come preda di guerra poiché da tutti è conosciuta la sua bellezza e il suo vigore e sarà dolce per me sottometterla e renderla docile alle mie carezze. - Così disse Massur al Principe Jalabar, suo fratello maggiore, mentre, il bel volto illuminato da occhi di smeraldo e incorniciato da lunghi riccioli neri che gli pendevano fin sulle spalle era tutto ridente, pregustando l’ambita preda.
La Bella Manshay, infatti, nonostante la nomina a generale, non rinunciava ai combattimenti sulle mura, che, per tale attitudine sembrava fosse nata.
Dopo aver distribuito ordini e ascoltato i rapporti degli ufficiali, fin dal primo mattino saliva ansiosamente sui bastioni per combattere e respingere gli assalitori.
Scortata ovunque da un manipolo di fanciulle guerriere, la sua fama di eroina invincibile si era diffusa dentro e fuori la città di Shawrandall.
Se qualche volta in un settore delle mura i difensori si venivano a trovare in difficoltà era sufficiente il suo apparire per rovesciare le sorti del combattimento.
Era infaticabile e sembrava traesse un vero godimento dalla guerra. Con i capelli al vento e l’argentea corazza che ne sagomava sensualmente la bella figura accorreva agguerrita in ogni mischia. I nemici avevano imparato a rispettarla per le sue doti guerriere ma anche per la clemenza nei confronti degli sconfitti che chiedevano grazia.
Il Principe Jalabar, per questo aveva ammonito i suoi a morire piuttosto che ritornare al campo graziati dalla fanciulla. Non era concepibile, infatti, che dei rudi soldati fossero ignominiosamente battuti da una giovanetta di quindici anni.
Ora avvenne che una mattina il Principe Massur scorgesse la Bella Manshay intenta a impartire ordini dall’alto di un bastione. Subito, presi con sé una dozzina tra i più valorosi compagni, il Principe, si diresse verso di lei. Dovette scalare le mura in un punto meno sorvegliato per essere certo di raggiungerla e affrontare numerose pattuglie. Ma sempre la sua spada si abbatteva implacabile sui nemici aprendogli la strada. Giunse finalmente di fronte alla Bella Manshay che lo attendeva. Infatti, la giovane guerriera, aveva notato come la corazza dorata di Massur si facesse largo sugli spalti e scalasse ostinatamente gli erti bastioni. Sembrava puntare verso di lei con fiera determinazione e ne fu incuriosita. Finalmente si trovarono di fronte. Massur aveva compiuto quel percorso quasi di corsa ed ora il sole dardeggiante e la fatica dei combattimenti sostenuti e delle varie scalate si facevano sentire sulle braccia e sulle gambe. Ma gli fu sufficiente trovarsi di fronte alla Bella Manshay per dimenticare gli affanni e i colpi subiti. Entrambi si scrutarono con viva curiosità ed entrambi furono colpiti dalla rispettiva bellezza e fierezza. Entrambi, le lunghe chiome sparse al vento e le corazze luccicanti avevano attratto l’attenzione dei propri soldati che ora attendevano quello scontro come se da quello dipendesse la sorte della guerra.
Seguendo il cortese rituale del duello Massur accennò un inchino e si mise in guardia. La Bella Manshay guardava Massur negli occhi con sguardo fermo, senza tradire la minima emozione. D’improvviso si gettò sull’uomo menando a due mani una serie di formidabili colpi. Massur parò con facilità l’assalto e lasciò che la fanciulla lo ripetesse più volte mantenendo sempre l’assetto difensivo. A un tratto la Bella Manshay sentì l’esigenza di riprendere fiato e si fermò. Allora Massur si fece sotto e con un tremendo colpo si abbatté sulla giovane che per contrastarlo oppose la spada che si spezzò e con lo scudo riuscì a stento a ripararsi sentendo però calare sul braccio tutta l’energia profusa dal suo avversario.
La spada spezzata, lo scudo fortemente ammaccato, la Bella Manshay si ritrovò a terra mentre intorno gli uomini di Massur esultavano e i difensori di Shawrandall emettevano un grido di sconforto. Le giovani guerriere della scorta stavano per intervenire per impedire che Massur ponesse fine al combattimento trafiggendo la loro eroina. Ma lo stesso Massur si fermò dicendo. - Non infierisco su un avversario approfittando della sorte. Sostituisci la spada, guerriera e continuiamo il combattimento. -
Un gemito di delusione percorse le truppe del Principe che speravano di vedere la fine di quella femmina terribile. La Bella Manshay allora si sollevò, il braccio tremante per il colpo ricevuto, si inchinò al suo avversario in segno di ringraziamento per la cavalleresca lealtà e ricevuta un’altra spada si mise in guardia. Per tre volte Massur ridusse in pezzi le lame della Bella Manshay facendola sempre ruzzolare in terra. La forza del Principe ogni volta si abbatteva come un uragano ancorché non riuscisse a penetrare l’abile difesa della fanciulla. Ma anche Massur dopo i rinnovati assalti sentiva il peso della spada e dello scudo farsi intollerabili.
Il sole aveva raggiunto il punto più alto e le lunghe ore spese nei combattimenti gravavano sui contendenti. I bei capelli di Manshay le si erano incollati al volto madidi di sudore e Massur scorgeva nel sole implacabile un nemico peggiore della sua avversaria. Allora la Bella Manshay stremata e appoggiata alla sua spada chiese tregua. Massur fu felice della richiesta e accettò. Traendo da una tasca una fiasca di sidro l’offerse alla giovane che vinta una prima esitazione ringraziando la prese e ne bevve un lungo rinfrescante sorso. Dopo che Massur ne ebbe anche lui ristoro scambiarono qualche breve parola come tra vecchi combattenti.
Massur così parlò.- La tua fama Manshay è inferiore alla realtà. Oggi hai combattuto come mai mi è capitato di vedere tra i miei avversari. - Anche tu Principe,- rispose Manshay,- sei un guerriero valoroso e leale. Altri approfittando della sorte mi avrebbe trafitto. Te ne serbo gratitudine e onore. - Alla Bella Manshay batteva forte il cuore trovandosi vicino a quel giovane che le appariva straordinariamente attraente. Ma anche Massur, se avesse potuto, avrebbe stretto a se e baciato sugli occhi e sulla bocca vermiglia quel prode guerriero! Poi che si furono riposati ripresero il combattimento senza che mai nessuno avesse la meglio sull’altro. Ma quando nel pieno del meriggio Massur portò un affondo particolarmente impetuoso, la Bella Manshay sentì che lo scudo non sarebbe riuscito a porvi riparo e avvertì una dolorosa lacerazione alla coscia destra, ed emise un grido di dolore. Massur ne fu spaventato. E d’impeto, dimenticando il combattimento e solo fremendo per la giovane fanciulla da cui si sentiva preso d’amore, si precipitò al soccorso. Tanto bastò alla Bella Manshay che afferrato un pugnale che teneva alla cintola lo portò rapida alla gola del principe. Stavano combattendo in una rientranza delle mura fuori dalla vista dei compagni. La Bella Manshay, sanguinante per il colpo ricevuto costrinse al muro il suo avversario. Massur allora disse. – Uccidimi, la morte, se data da te, mi sarà dolce, mia adorata. - La Bella Manshay, allora, spinse un poco la lama e poi portando il volto a contatto con quello del principe lo baciò con ardore…e lo lasciò con un leggero morso sulle labbra… a ricordargli che era pur sempre una leonessa. Allora Massur si riprese e le disse. - Fatti curare quella ferita, ragazza, sta sanguinando. - E tu, - rispose Manshay,- il collo, la lama del pugnale ti ha ferito. - Così si lasciarono, sulle mura dell’onorevole città di Shawrandall, al tempo del lungo assedio come sarebbe stato scritto e tramandato per innumerevoli anni.