#352 - 1 giugno 2024
AAAATTENZIONE - Cari amici lettori, questo numero rimarrà  in rete fino alla mezzanotte del 31 LUGLIO PER LASCIARE IL POSTO AL N° 354 GIOVEDI' 1° AGOSTO. BUONA LETTURA A TUTTI . Ora ecco per voi un po' di SATIRA: Il Paradiso lo preferisco per il clima, l'Inferno per la compagnia (M. Twain) - Quando le cose non funzionano in camera da letto, non funzionano neanche in soggiorno (W.H. Masters) - L'intelligente parla poco, l'ignorante parla a vanvera, il fesso parla sempre (A: De Curtis) - Il sesso senza amore è un'esperienza vuota, ma tra le esperienze vuote è la migliore (W. Allen) - Per alcune cose ci vuole tanta pazienza, per tutte le altre c'è la gastrite (L. Limbus) - Non avere un pensiero e saperlo esprimere: è questo che fa di un uomo, un giornalista (K. Kraus) - Le banche ti prestano denaro, se puoi dimostrare di non averne bisogno (B. Hope) -
letteratura

Rubrica in lingua dell'Urbe dedicata ai Papi del passato
Da Alessandro VI ad Alessandro VII

Maffeo Barberini

Papa Urbano VIII 1568 - 1623/1644

di Angelo Zito

Er nonno der nonno der nonno faceva Tafani de cognome, ma l’abitante der posto ndo’ viveveno, Barberino in Val d’Elsa, era detto da quele parti barberino. Più tardi un antro bisavolo ciebbe l’idea de levasse li tafani da le spalle e de mettese nome proprio Barberino e la famija diventò così Barberini.

Maffeo BarberiniMaffeo Barberini

Senti come sona bene Barberini. E Maffeo appena eletto Papa cor nome Urbano VIII, pe’rispetto der casato de su’ nonno, volle tre vespe nello stemma glorioso de famija, tre tafani appunto. La dinastia così da quer momento ciebbe assieme ar potere de la Cchiesa pure l’insegna pe’ esse ricordata a ogni angolo de strada cittadina.
Ma pe’ le strade er popolo è scontento, è storia vecchia, nun se fa capace che li sordi pe’ mette in piedi li lavori, anche si Roma diventava più bella, li cacciaveno proprio loro co’ le tasse. C’era poco da fà, a testa bassa abbozzi come un asino caricato dar padrone. Pe’ sfogà la rabbia co’ ‘na risata amara chiamarono er Barberini “Papa Gabella” e continuarono a tirà la caretta, come sempre, fino ar giorno fatale quanno fecero a pezzi le statue der Barberino che aveva lasciato er segno dentro Roma.

Er carattere fiero, l’aroganza,
er Papa come un principe regnante
anche si ner segreto de le stanze
scriveva versi liberi in latino.
‘Na vorta eletto fece un giubbileo
da fà er pieno de gente e de baiocchi
e appresso continuò co’ n’antri otto
che l’indurgenze so’ la base der potere.
“Li fedeli so’ l’esercito der Papa”
e defatti nominò cardinali li nipoti,
co’ tanto de sussidi vaticani,
che in quanto a federtà nun c’è de mejo.
Pe llascià un ricordo de famija
volle una Villa fatta da Maderno
che aiutato dar nipote Boromini
mise in piedi Palazzo Barberini.
“E mó che ciò sta piazza lí davanti
ce vojo un freggio co’ l’acqua de Felice”
e er cavajer Bernino grande artista
inventò la fontana der Tritone
che, imponente sopra ‘na conchija
sollevata su la testa de li derfini,
soffia l’acqua dentro a un fregno co’ li buchi.
E a sto genio pratico der marmo
je diede carta bianca, tiello a mente:
er bardacchino su l’artare de San Pietro,
er mausoleo pe’ la gloria eterna,
la barcaccia travorta da le acque
e quer beveratore co’ le api.
Bernini cor barocco ce va a nozze
e Urbano VIII je fa da testimone.
E ciebbe er tempo sto Papa pe’ fà guere,
pe ’ncarcerà le teorie de Galileo
e fortificà er Gianicolo e Castello
co’ li bronzi levati a la Rotonna.
Nun badò a spese tanto li baiocchi,
co’ le tasse sur grano, er pane e er vino,
li cacciorno infuriati li romani
che er giorno dopo che spirò “Gabella”
vollero le reliquie de sto Papa
e je staccorno pezzi de le statue
che lo raffiguraveno trionfante.
“Sicche transitte la gloria de sto monno”

Maffeo Barberini

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