#338 - 21 ottobre 2023
AAAATTENZIONE - Cari amici lettori, questo numero rimarrà  in rete fino alla mezzanotte del 31 LUGLIO PER LASCIARE IL POSTO AL N° 354 GIOVEDI' 1° AGOSTO. BUONA LETTURA A TUTTI . Ora ecco per voi un po' di SATIRA: Il Paradiso lo preferisco per il clima, l'Inferno per la compagnia (M. Twain) - Quando le cose non funzionano in camera da letto, non funzionano neanche in soggiorno (W.H. Masters) - L'intelligente parla poco, l'ignorante parla a vanvera, il fesso parla sempre (A: De Curtis) - Il sesso senza amore è un'esperienza vuota, ma tra le esperienze vuote è la migliore (W. Allen) - Per alcune cose ci vuole tanta pazienza, per tutte le altre c'è la gastrite (L. Limbus) - Non avere un pensiero e saperlo esprimere: è questo che fa di un uomo, un giornalista (K. Kraus) - Le banche ti prestano denaro, se puoi dimostrare di non averne bisogno (B. Hope) -
Televisione

Televisore gioia e dolore

Zapping

Frammenti semiseri di cronaca televisiva

di Luigi Capano

“Comme si' bello/A cavallo a stu cammello/Cu 'o binocolo a tracolla/Cu 'o turbante e 'o narghilè/Gué, si' curiuso/Mentre scave stu pertuso/Scordatello, nun è cosa/Ccá, 'o ppetrolio, nun ce sta/Allah, Allah, Allah/Ma chi t’ha ffatto fa'”. E’ ancora possibile oggi come tanti anni fa intonare senza preoccupazioni di sorta il celebre motivetto di Renato Carosone (riconoscibile ad onta della traslitterazione maccheronica)? Se la risposta fosse negativa vorrebbe dire che in Italia esiste concretamente un problema islamico, checché ne dicano certi accorati vessilliferi dell’accoglienza .

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Ricordiamo che il cantante Massimo Ranieri, già alcuni anni fa in una delle edizioni del suo programma “Sogno o son desto”, preferì non correre rischi a pronunciare il nome di Allah invano e risolse reiterando la prima vocale, ma cavandone in compenso un gemito francamente bizzarro. Ma non vuole, questo, essere un preambolo cucito ad arte per poi impegolarsi nell’annosa questione del conflitto israeliano-palestinese (balzato alla cronaca in questi giorni in tutta la sua immane tragedia), ché non è affar nostro, né saremmo in grado di districarci nella ridda delle reciproche responsabilità. A meno che, emulando la gran parte degli opinionisti televisivi, non si voglia, in modo frettolosamente cinofallico, schierarsi con l’uno o l’altro dei due contendenti, “senza se e senza ma” come si usa oggigiorno pappagalleggiare. Che gli Zombie di Hamas (rubiamo l’epiteto al blog di Fiamma Nirenstein che più di altri ha colto l’assenza ontologica di umanità di quei bipedi scatenati) nulla abbiano a che vedere con quel raffinatissimo pensiero islamico che abbiamo apprezzato grazie ai libri di Nasr e di Corbin, ed alle lezioni illuminanti del grande islamista Alberto Ventura, è fuor di dubbio. Il punto è che la retorica dell’accoglienza, condita con il frusto mito dell’integrazione - si è dovuto ammettere, però, che recenti stragi sono state compiute da immigrati di seconda generazione - sbandierata in tutte le tribune televisive quasi sempre, purtroppo, dalla stessa numerosa fazione politica che sembra essersi ormai immedesimata nel ruolo dell’omerico cavallo di Troia, ha prodotto un’invasione di immigrati, in gran parte socialmente inutili, in prevalenza di fede islamica, i quali, se venissero ammassati nel caravanserraglio di un nuovo partito politico, ovviamente islamico – e fra non molto potrebbe accadere - sarebbero numericamente in grado di dar filo da torcere alla democrazia (che stoltamente non ha avuto la volontà né la capacità di arginarli), sbandierando idee e valori strampalati (dal nostro punto di vista, ma l’uomo purtroppo si abitua facilmente a tutto) che nulla hanno ha che fare con la grande civiltà Europea quale si è costruita faticosamente nel corso dei secoli, grazie alla ricca fioritura delle arti e delle lettere, ma anche grazie alle numerose, forse inevitabili, guerre, e tra queste, le tanto vituperate crociate.

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