#121 - 2 marzo 2015
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Editoriale

La Luce

di Dante Fasciolo

In tempi non troppo remoti, quando la luce elettrica si negava
c’era sempre a portata di mano quella bottiglia nera vuota
con infilata su una candela.
Vicinissimi i prosperi, fiammiferi di legno,
in scatola, ordinati, pronti al fuoco.

L’immagine mi è tornata in mente
guardando e pensando a Piazza del Popolo sabato scorso.
C’era, tra tanti, una candela accesa,
di marca e ben reclamizzata, e il classico venticello de Roma
l’accarezzava facendola danzare baldanzosa.
Dalla cera accumulata lungo la bottiglia si capiva che molte candele e di diverso colore
erano state consumate nel tempo
ed ora i grumi si manifestavano grevi.

Non c’è più luce in questo paese ! -
gridava la candela - dove sono i prosperi, datemi fuoco
e vi darò la luce…!
E tanti prosperi, fiduciosi ed obbedienti, sono accorsi
dimentichi della ingloriosa fine
dei tanti fratelli operosi gettati via…

La candela, come una reliquia, è stata portata in processione
dal nord al centro del paese;
ha bisogno di nuovo fuoco, deve ancora bruciare
per poter attestare i rivoli di cera lungo tutta la bottiglia.
E migliaia di prosperi tenaci sono venuti a Roma
ricevuti dai cugini cerini, più corti e inaffidabili.

Sono state consumate fiammate violente di odio,
invettive e minacce, recriminazioni…
e si sa, se il fuoco non è controllato può degenerare…
La candela è rimasta accesa per un po’
in attesa di confermare il buio…ma la luce non è andata via,
anzi sembrava prolungarsi e rafforzarsi ad ogni urlo
tanto da indurre i prosperi a rientrare nella scatole,
consapevoli ormai del loro limitato ruolo:
fornire scintille e morire per dare luce alla candela, ed essere dimenticati quando la candela finirà
e sarà necessario trovare un’altra bottiglia, vuota,
per un’altra candela, ubriaca di pochezza.

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