#304 - 2 aprile 2022
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Cultura e Società

Una riflessione oltre il quotidiano della guerra in Ucraina

Di fronte al terrore

di Amanzio Possenti

Di fronte al terroreDi fronte al terrore

E’ vero che ci stiamo abituando al terrore?
L’ipotesi-domanda giornalistica avanzata in questi giorni di doloroso e corale coinvolgimento negli orrori della guerra in Ucraina andrebbe - a mio giudizio – allargata oltre i fatti terribili che mutilano l’umanità.
Se è incontestabile che il terrore ci agguanta e sta impedendo la nostra capacità e sensibilità reattiva, tuttavia abituarci al suo impatto distruttivo, no, non credo proprio sia condivisibile: se non sotto l’inevitabile (e comprensibile) profilo emotivo che va distinto da quello esistenziale, capace di donarci forza inattesa e vigorosa nei momenti più bui.

L’abitudine al male, quale è appunto il terrore, è sfregio grave soprattutto per il cristiano che vive nella fede rivolta al Bene – a Cristo - e ne fa senso e fine della propria speranza. Certo, il male non solo c’è, è forte, guerriero instancabile e implacabile, senza freni, essenza di tentazione permanente, devastante, intimamente dannosa, ma...Come e cosa fare?

Di fronte al terroreDi fronte al terrore

Per il credente il male non solo non prevarrà - è Cristo a darne conferma nel Vangelo - ma ad esso non dovrà abituarsi così da subirlo come ineluttabile ed inevitabile; solo in questo caso infatti la sua presenza potrà trasformarsi in abitudine dannosa.
L’amore e la misericordia divina – cui ricorrere quando l’abitudine sembra mistificare la realtà e renderci acquiescenti - accompagnano la sconfitta del male, del terrore dunque. La fede induce a combatterlo quale insidiosa presenza interiore che invita all’abitudinarietà acritica anziché alla confidenza condivisa.

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