#300 - 29 gennaio 2022
AAAATTENZIONE - Cari amici lettori, questo numero rimarrà  in rete fino alla mezzanotte del 31 LUGLIO PER LASCIARE IL POSTO AL N° 354 GIOVEDI' 1° AGOSTO. BUONA LETTURA A TUTTI . Ora ecco per voi un po' di SATIRA: Il Paradiso lo preferisco per il clima, l'Inferno per la compagnia (M. Twain) - Quando le cose non funzionano in camera da letto, non funzionano neanche in soggiorno (W.H. Masters) - L'intelligente parla poco, l'ignorante parla a vanvera, il fesso parla sempre (A: De Curtis) - Il sesso senza amore è un'esperienza vuota, ma tra le esperienze vuote è la migliore (W. Allen) - Per alcune cose ci vuole tanta pazienza, per tutte le altre c'è la gastrite (L. Limbus) - Non avere un pensiero e saperlo esprimere: è questo che fa di un uomo, un giornalista (K. Kraus) - Le banche ti prestano denaro, se puoi dimostrare di non averne bisogno (B. Hope) -
letteratura

Uno spazio in omaggio al Sommo Poeta

Endecasillabi sciolti e ritmati nella lingua dell'Urbe

La Commedia

Inferno 2° Canto - parte seconda

di Angelo Zito

Pe’ ddatte quer coraggio che te serve
sappi che io sto qua perché ho sentito
der dolore che avevi e io me dòrsi.
Io ero in mezzo a l’anime in attesa,
e donna me chiamò beata e bella,
je chiesi de sapé cosa volesse.
Brillanti l’occhi sua si come er sole,
la voce dorce come ‘na carezza,
prese a parlà così, pareva un angelo.
"Tu che di Mantua sei nobile fijo,
onorato poeta insino a oggi
e dimane e più dimane ancora,
sappi che in un angolo deserto
soffre l’amico, stretto a me da sempre;
tre bestie j’empedischeno er cammino,
e forse me sò mossa troppo tardi,
che avrà perso anche er lume che lo guida,
come ho sentito dí da queste parti.
Va’! tu che usi bene le parole,
aiutelo a levasse da li guai
e me consoli in più de tanta pena.
Er nome mio, Beatrice, t’accompagni,
sò scesa da quer regno de la luce,
mossa solo da amore, e lí ritorno.
Quanno sarò in presenza der Signore
parlerò spesso de te, degno de lode".
Così terminò er discorso e io a lei:
“Tu domina virtuosa sei la sola
a fà felici ar monno li cristiani
ch’abbiteno sotto er cielo de la luna,
me piace tanto quello che m’hai chiesto
che si l’avessi già fatto sò in ritardo,
nun serve che ripeti quanto hai detto.
Vorei conosce però qual’è ‘r motivo
che te spigne a scende qua de sotto
da lassù dove te piace fà ritorno”.
“Già che lo vôi sapé co’ tanta smania,
te dico in breve che nun ciò paura
de vení fin quaggiù”, fu la risposta,
“sortanto quello che fa male a l’antri
hai da tenello a debbita distanza,
de tutto er resto nun avé timore.
Sò fatta, grazie a Dio, de ‘sta maniera
che nun me tocca er male de ‘sto monno,
e manco er foco eterno me s’appiccia."

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