La mistica
Parte settima
di Ruggero Scarponi
Sono venuto nella Valle di Petroshian dopo dieci anni dai fatti narrati. Fatti che ho potuto ricostruire
grazie ai racconti di alcuni testimoni e al diario di un certo Padre Solinas, o meglio a quanto ne è
rimasto, pochi fogli mezzo strappati e appallottolati, abbandonati per terra nel luogo ove
presumibilmente, il religioso, fu tratto in arresto. Di lui, di una sua discepola, tale Clelia e della
veggente Miriam, non si sa più nulla.
Si sa soltanto che una notte, un’unità della famigerata P.T.F (Polizia Teologica Federale), inviata
direttamente da Roma, fece irruzione nella Valle di Petroshian. La veggente Miriam e tutti i suoi
seguaci, gendarmi e militari compresi, furono arrestati e trasportati in un campo di contenimento in
qualche remoto angolo della Galassia.
Venni a conoscenza dei fatti avvenuti nella valle di Petroshian grazie a un testimone d’eccezione, il
Cardinale O’ Flaherty, al tempo capo della P.T.F.
Nel gennaio del ***ero suo segretario al dicastero per gli Istituti di Contenimento (così erano
definiti i lager), di cui era divenuto Prefetto.
Una domenica, dopo la funzione, Mons. O’ Flaherty si sentì male e presagendo la propria fine mi
chiese di assisterlo in confessione.
Dopo essersi rasserenato lo spirito mi parlò del pericolo del sorgere delle nuove Sette e del loro
proliferare tra la gente comune. Veggenti e falsi profeti spargono ovunque il seme della
superstizione spingendo le anime semplici a confidare nel mistero e nei miracoli. Diffida, mi disse,
diffida, anche di fronte all’evidenza. Prima o poi vi scorgerai la mistificazione e l’inganno. Poi,
aggiunse, che era sua intenzione affidarmi un compito di grande responsabilità. Dovevo recarmi
nella Valle di Petroshian e ripulirla di tutte le prove relative ai fatti del ***. La P.T.F. in
quell’occasione aveva usato la mano pesante. Troppo, forse, ammise egli stesso e da dieci anni la
chiesa di Roma non ha più osato mandare suoi emissari. Ora è venuto il tempo della riconciliazione
ma per ottenerla è necessario sgombrare il campo da tutto ciò che può ricordare quei tragici fatti.
Non mi svelò alcun segreto di quanto era avvenuto nella Valle di Petroshian né della fine di coloro
che vi furono arrestati ma mi chiese di recarmi in missione per suo stesso mandato e redigere un
memorandum da trasmettere all’A.S.P.T.F. (Archivio segreto della Polizia Teologica Federale).
Fece appena in tempo a firmare i documenti necessari alla mia indagine e spirò.
Mons. O’ Flaherty era molto preoccupato che qualcosa di quanto era avvenuto potesse essere
raccolto dai Contrastanti, che stavano facendo proseliti, per utilizzarlo contro Roma.
Ma soprattutto, lo compresi più tardi, era letteralmente ossessionato riguardo al destino della
veggente Miriam.
Dopo la morte di Mons. O’ Flaherty si diffusero voci che la censura della P.T.F. non riuscì a tacitare
del tutto e secondo le quali, l’anziano prelato, negli attimi prima di rendere l’anima, aveva invocato
la Veggente Miriam. Perdonami! Perdonami! Sembra abbia gridato nel delirio.
In un rapporto super segreto, ricevuto qualche tempo prima, di mano dello stesso O’ Flaherty,
appresi che la pastorella, dopo l’arresto, era scomparsa, letteralmente volatizzata. Né gli agenti della
P.T.F. che l’avevano in custodia né, i suoi seguaci, internati assieme a lei in un campo di
contenimento, seppero spiegare il fatto. Solo un testimone, tale Padre Solinas, presentatosi
spontaneamente in quanto informato dei fatti, affermò che la giovane Miriam era scomparsa durante
un temporale, soccorsa dagli Angeli e nascosta agli occhi dei mortali da una nuvola profumata. La
sua testimonianza non fu giudicata credibile dall’Ufficiale addetto alle indagini, secondo il quale, il
Solinas, non mostrava di essere nel pieno possesso delle sue facoltà mentali e dopo qualche giorno
le ricerche furono interrotte e il caso archiviato. Il faldone relativo alla Veggente fu contrassegnato
con l’etichetta: dispersa.
La morte di Mons O’ Flaherty ebbe vasta risonanza. Si passò circa un mese tra veglie di preghiera, i
solenni funerali e numerose conferenze commemorative per quello che era stato uno dei più assidui
sostenitori del Primato di Roma. Poi dopo aver ricevuto il nihil obstat dall’Ufficio delle Dogane
Spirituali e dalla P.T.F. finalmente potei imbarcarmi su un’astronave federale verso la mia
destinazione.
Ma per la verità avevo in tasca un lascia-passare che mi avrebbe consentito di indagare con la più
ampia discrezionalità, rimuovendo ove ne avessi riscontrato la necessità funzionari di ogni ordine e
grado e denunciare ogni tentativo di occultamento e depistaggio. Era un Attestato di
Plenipotenziario Universale (una sorta di Vicario del Papa, gerarchicamente superiore persino alla
P.T.F. e ad ogni altro ente di controllo e prevenzione) di nomina diretta del Santo Padre. Sua
Santità, venuto a conoscenza della mia missione, me l’aveva consegnato personalmente dopo averlo
vergato di sua mano e in più mi rivelò in totale segretezza che era intenzionato a far luce sulla
vicenda della Veggente Miriam essendo pronto ad emettere, motu proprio, una bolla, per
l’istituzione, dopo mille anni, di un Tribunale per le Cause dei Santi.
Quando giunsi nel Pianeta Isola, avevo una lista di persone che mi era stata fornita dal Servizio
Applicazione e Controllo Precetti Romani, il contro-spionaggio della Chiesa di Roma.
Grazie ai mezzi che mi furono messi a disposizione non mi fu difficile incontrare coloro che
presenti ai gravi fatti del***avrebbero potuto aiutarmi nell’ indagine.
Ero consapevole della gravità del mio incarico e anche della sua pericolosità andando a scardinare
una quantità di rendite consolidate a funzionari, ufficiali e prelati.
Ma Sua Santità desiderava conoscere la verità ed io avrei fatto di tutto per assecondarlo.
Peccato che non avevo tenuto conto che il Santo Padre non sarebbe vissuto a lungo, minato da un
grave male.
Alla sua morte, avvenuta poche settimane dopo l’avvio della mia missione, cominciarono i
problemi.
Troppi erano coloro che si sentivano minacciati dall’ indagine e grazie alla complicità della Curia e
all’appoggio diretto del nuovo Papa fui, prima sollevato dall’incarico e poi, persino messo sotto
processo con accuse del tutto infondate.
Oggi sono internato nel Campo di Contenimento di ***.
L’unico conforto è di avere incontrato, nel campo, una donna, che si fa chiamare Miriam.
Non sembra essere un’internata anche se giunge tutte le sere, al tramonto, nel campo, per parlare ai
prigionieri. Le sue parole sono come un balsamo per tutti noi e rendono leggera la nostra pena.
Molti sostengono che discenda dal Cielo e che sia una santa.
Non so se questo sia vero, ma ascoltarla è una vera Grazia.
Ieri ha semplicemente letto il Vangelo di Luca e a me sembrava di stare in Paradiso tra gli Angeli e
i Santi. Ma devo stare attento, certe cose non si possono dire e se lo viene a sapere la P.T.F….