#116 - 12 gennaio 2015
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Editoriale

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Libertà

di Dante Fasciolo

“Non condivido ciò che dici,
ma sarei disposto a dare la vita affinchè tu possa dirlo”.

Scrive così Voltaire, e non c’è dubbio che esprimere
con una vignetta il proprio pensiero
è catalogabile nel concetto di libertà, almeno da noi occidentali.

Qui, dove tutto è dissacrante e dissacrato
non fa più conto la prudenza, la provocazione, il rispetto…
ogni scritto, e soprattutto una vignetta,
viene interpretata dai più come umorismo,
ma come dileggio da chi ne è toccato.

Se il segno coglie il Papa di Roma
posso anche sorridere, ma non c’è dubbio che ingoio amarezza;
per fanatici islamisti il loro Allah è sacro
e il segno è offesa imperdonabile
e reclama vendetta e sangue.

Una libertà riconosciuta, non può soffocarne
un’altra non identificata,
attiene alla convivenza civile,
che dovrà trovare strade più idonee e concrete
per affermare e far affermare principi inalienabili.

Tra questi principi campeggia la libertà,
in ogni sua accezione, da noi ancorchè incompiuta e disattesa,
ma decisamente mortificata altrove ove è negata:
nel cibo, nel lavoro, nell’istruzione, nella salute,
perfino nell’accesso ai servizi essenziali…
ed è allora che la vita dell’uomo vale zero,
e il sangue è chiamato a sublimare rabbia, odio e vendetta.

Oltre la libertà di esprimersi,
occorre intraprendere un cammino deciso e serio
per risolvere, tutti insieme, i problemi
che ostacolano il cammino di tutte le libertà.

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