#280 - 20 febbraio 2021
AAAAA ATTENZIONE - Cari lettori, questo numero resterà  in rete fino alla mezzanotte di DOMENICA 31 AGOSTO quando lascerà  il posto al numero 366. - BUONE VACANZE A TUTTI - Ora ecco per voi un po' di SATIRA: Il Paradiso lo preferisco per il clima, l'Inferno per la compagnia (M. Twain) - Quando le cose non funzionano in camera da letto, non funzionano neanche in soggiorno (W.H. Masters) - L'intelligente parla poco, l'ignorante parla a vanvera, il fesso parla sempre (A: De Curtis) - Il sesso senza amore è un'esperienza vuota, ma tra le esperienze vuote è la migliore (W. Allen) - Per alcune cose ci vuole tanta pazienza, per tutte le altre c'è la gastrite (L. Limbus) - Non avere un pensiero e saperlo esprimere: è questo che fa di un uomo, un giornalista (K. Kraus) - Le banche ti prestano denaro, se puoi dimostrare di non averne bisogno (B. Hope) -
Televisione

Televisore gioia e dolore

Zapping

Frammenti semiseri di cronaca televisiva

di Luigi Capano

Ieri sarà quel che domani è stato. Per dare l’abbrivio a questo Zapping, abbiamo preso in prestito il celebre incipit di un romanzo dimenticato di Günter Grass che, con un geniale capogiro verbale, regala vividamente al lettore il senso dello spaesamento di fronte al flusso precipitoso del tempo e lo stupore di uno sguardo drammaticamente attonito all’incalzare irrefrenabile degli accadimenti.
Ho il punto di vista di un uomo che cade dalla finestra: adesso è il sommo Ernst Jünger a venir scomodato dal nostro menmonico andirivieni. Diciamo pure che un Premio Nobel ed un gigante della letteratura sono un buon viatico per il nostro modestissimo articolo.

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Tutto questo preambolo per esprimere il nostro incerto stato d’animo di fronte all’accelerazione degli eventi che ci stanno incalzando con un ritmo serratissimo. Abitiamo un mondo pieno zeppo di notizie e notiziole, che rigurgita continuamente informazioni, amplificate oltremisura dalla grancassa multimediale. Pensiamo, per esempio, a quanto sta accadendo proprio in questi giorni nella nostra italica patria. Suona strana, o meglio, straniante, oggi questa parola: “patria”; ha un suono antico, quasi alito di ghironda o nenia di zampogna.

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Letteralmente questo latinismo - lo sappiamo - rimanda alla terra dei padri, il fondamento fisico delle nostre origini, scalzato molti anni fa, per obblighi politici, dal vocabolario corrivo a beneficio del meno impegnativo “paese”. Ma da qualche tempo qualcuno, nelle alte sfere della politica, torna a pronunciarlo senza complessi. Richiesto a gran voce dalla gran parte del Parlamento è arrivato finalmente alla Presidenza del Consiglio il prestigioso banchiere Mario Draghi, uno degli italiani più stimati nel mondo; e tutti i partiti ora sono corsi a partecipare al neonato governo, tranne la tetragona Giorgia Meloni rimasta sola, al momento (in attesa di qualche transfuga dai cinque stelle), a difendere il terreno dell’opposizione, con il suo partito “Fratelli d’Italia”, dal nome involontariamente massonico: all’indomani dell’unità d’Italia, infatti, Il Gran Maestro si rivolgeva al proprio uditorio con un consueto “Fratelli d’Italia!”. I testi delle allocuzioni dell’epoca sono facilmente reperibili.

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Questo minestrone di partiti è piuttosto curioso, ricorda certe legislature della prima repubblica. Attendiamo con pazienza il corso degli eventi. Qualche salotto televisivo ospita la presentazione del libro-intervista di Alessandro Sallusti all’ex magistrato ed ex membro del CSM Luca Palamara, “Il Sistema”. Se quanto emerge dal dialogo tra i due corrisponde a verità, c’è di che preoccuparsi per lo stato di salute di questa democrazia tenuta in ostaggio da una magistratura poco istituzionale che ha spesso sconfinato nella vita politica condizionandola drasticamente.

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