#266 - 27 giugno 2020
AAAATTENZIONE - Cari amici lettori, questo numero rimarrà  in rete fino alla mezzanotte del 31 LUGLIO PER LASCIARE IL POSTO AL N° 354 GIOVEDI' 1° AGOSTO. BUONA LETTURA A TUTTI . Ora ecco per voi un po' di SATIRA: Il Paradiso lo preferisco per il clima, l'Inferno per la compagnia (M. Twain) - Quando le cose non funzionano in camera da letto, non funzionano neanche in soggiorno (W.H. Masters) - L'intelligente parla poco, l'ignorante parla a vanvera, il fesso parla sempre (A: De Curtis) - Il sesso senza amore è un'esperienza vuota, ma tra le esperienze vuote è la migliore (W. Allen) - Per alcune cose ci vuole tanta pazienza, per tutte le altre c'è la gastrite (L. Limbus) - Non avere un pensiero e saperlo esprimere: è questo che fa di un uomo, un giornalista (K. Kraus) - Le banche ti prestano denaro, se puoi dimostrare di non averne bisogno (B. Hope) -
Cinema

Eternamente Melania

I 104 anni di Olivia de Havilland

di Margherita Lamesta

Correva l’anno 1916 e il primo del mese di luglio la celeberrima Melania Hamilton di Via con Vento venne alla luce, a Tokyo, figlia di un avvocato britannico, Walter Augustus de Havilland, e di un’attrice, Lilian Fontaine, dalla cui unione, presto dissolta, seguì, l’anno dopo, anche la nascita di un’altra stella del cinema: Jean Fontaine.

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Due Premi Oscar - L’ereditiera, che le valse anche un Golden Globe, e A ciascuno il suo destino – su cinque Nomination, due matrimoni, due figli, la cagionevole Mrs. Wilkes del kolossal tuttora record d’incassi, rivalutato con il tasso d’inflazione, si conferma protagonista nella vita e padrona del tempo.
E se in Via col vento, ottantuno anni fa, Melania si piegava troppo presto al tristo mietitore, nella vita reale è lei l’unica sopravvissuta di quel cast stellare. Tutte star congedate da questo mondo troppo presto: Clark Gable nel 1960, nel 1952 Hattie McDaniel - la mitica Mammy, prima attrice afroamericana a vincere un Oscar, malgrado le attuali accuse di razzismo rivolte alla pellicola - Leslie Howard già nel ’43, mentre viaggiava su un aereo abbattuto dai tedeschi, e Vivien Leigh, l’”affascinante sirena dagli occhi verdi” stroncata dalla tubercolosi nel ‘67.

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Eterna rivale di sua sorella, che nel ’42 le soffiò la statuetta grazie alla memorabile interpretazione de Il Sospetto di Hitchcock, rodata su Rebecca la prima moglie diretto dallo stesso regista due anni prima, è sopravvissuta anche a lei, passata a miglior vita nel 2013 alla “tenera” età di 96 anni.
Due sorelle, due vite parallele senza mai intersecarsi, malgrado il sangue comune, viste l’una accanto all’altra solo nel 1975 per seguire il feretro della loro madre, quasi fosse l’armistizio di una guerra fredda vissuta in famiglia.

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In oltre ottant’anni di carriera Olivia de Havilland si consacra un mito vivente, in barba anche al pandemico e attuale Sars-Cov2, e la più anziana vincitrice dell’Oscar ancora in vita.
Insignita nel 2017 della prestigiosa onorificenza di Dama Comandante dell’Ordine dell’Impero Britannico, per meriti artistici, ricevuta direttamente dalle mani della regina Elisabetta, la diva è testimone di un’epoca creduta ormai solo leggenda. Elargisce ancora oggi, quasi fosse un’aura intorno a sé, la classe di Melania, la signora generosa e arrendevole del film di Fleming, testimone di un incantesimo guardiano del suo mito di artista e di donna, racchiuso in quello sguardo dolce e vivace, che ne evidenzia la brillante espressività immune agli strali del tempo.

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Una causa persa contro Feud - la serie tivù del 2017, che narra la leggendaria rivalità tra Bette Davis e Joan Crawford durante le riprese del film Che fine ha fatto baby Jane? - nonostante i suoi avvocati lamentassero un ritratto “offensivo e diffamatorio” nell’interpretazione di Catherine Zeta Jones, la star prosegue dritta per la sua strada senza mai gettare la spugna, memore delle molte battaglie affrontate e vinte: una su tutte la causa contro la Warner, passata alla storia come The de Havilland decision.

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L’attrice conserva saldi grinta e carattere, pur nel dolore di sopravvivere a suo figlio Benjamin, morto nel 1991, che la portò a un esilio volontario all’ombra dei riflettori, in Francia, dove vive tuttora con sua figlia Giséle, nata dal giornalista francese Pierre Galante, sposato in seconde nozze nel ’55 e da cui divorziò nel ‘79.
Agli antipodi dei ruoli docili spesso interpretati - indimenticabile lady Marian al fianco di Errol Flynn, uno dei suoi storici amori, a cui la legò anche un sodalizio artistico di otto pellicole di cappa e spada – la diva confessa un debole per il film La fossa dei serpenti, che le regalò una Nomination e la Coppa Volpi, del quale sente forte il messaggio educativo trasmesso al pubblico. Uscita nel ’47, la pellicola di Anatole Litvak parlava pionieristicamente di cure psichiatriche non cruente e di cui la società mostrò urgente bisogno, nel secondo dopoguerra, al punto che restò in cartellone, a New York, addirittura per un anno intero.

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Custode di sodalizi, aneddoti e amicizie che hanno fatto la storia, da Ronald Reagan a Grace Kelly, presentata proprio da lei al principe Ranieri durante un viaggio al festival di Cannes, deve gran parte del suo successo artistico e di femminilità a un carattere proiettato sempre in avanti, che rifugge la malinconia.
I ricordi del passato sono tutti qui con me. Vivi, ogni giorno. A che mi servirebbe la nostalgia?” – la sua risposta in un’intervista del 2009, alla veneranda età di novantatré anni.
Tanti auguri Dama de Havilland; per tutti eternamente Melania!

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