#257 - 22 febbraio 2020
AAAATTENZIONE - Cari amici lettori, questo numero rimarr in rete fino alla mezzanotte del 31 LUGLIO PER LASCIARE IL POSTO AL N 354 GIOVEDI' 1 AGOSTO. BUONA LETTURA A TUTTI . Ora ecco per voi un po' di SATIRA: Il Paradiso lo preferisco per il clima, l'Inferno per la compagnia (M. Twain) - Quando le cose non funzionano in camera da letto, non funzionano neanche in soggiorno (W.H. Masters) - L'intelligente parla poco, l'ignorante parla a vanvera, il fesso parla sempre (A: De Curtis) - Il sesso senza amore un'esperienza vuota, ma tra le esperienze vuote la migliore (W. Allen) - Per alcune cose ci vuole tanta pazienza, per tutte le altre c' la gastrite (L. Limbus) - Non avere un pensiero e saperlo esprimere: questo che fa di un uomo, un giornalista (K. Kraus) - Le banche ti prestano denaro, se puoi dimostrare di non averne bisogno (B. Hope) -
Ambiente

In collaborazione con Centri di Ricerca Universitari internazionali

Istituto di Ingegneria Ambientale del Politecnico di Zurigo

Cambiamenti climatici

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Nelle estati più calde sulle Alpi dovremo aspettarci una vegetazione sempre più rigogliosa a quote medio-alte, comprese tra 1.300 e 3.000 metri sul livello del mare, e fiumi sempre più secchi.
Lo indica la ricerca pubblicata sulla rivista Nature Climate Change dal gruppo dell'Istituto di Ingegneria Ambientale del Politecnico Federale di Zurigo, con il coordinamento dall'italiano Simone Fatichi e la collaborazione delle università di *Trento, Montreal, dell'University College di Londra e dell'Università di Tecnologia di Vienna.

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Gli autori dello studio hanno utilizzato modelli al computer per analizzare come rispondono le foreste alpine ai periodi estivi caldi e secchi, prendendo come riferimento l'estate da record del 2003. "Abbiamo scoperto, a sorpresa, che la vegetazione a quote medio-alte, a differenza di quanto accade nelle valli, risponde positivamente, sottraendo acqua al terreno, e quindi al bilancio dei fiumi”, ha spiegato all'Ansa, Fatichi. “Secondo le nostre stime, il contributo della vegetazione alla riduzione della portata dei corsi d'acqua è di un ulteriore 30% rispetto a quello dato dal calo delle precipitazioni. Su scala annuale, tuttavia, i cambiamenti delle precipitazioni restano il fattore più importante per il bilancio idrico”, ha aggiunto l'ingegnere ambientale.

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Lo studio potrà aiutare a capire come le Alpi rispondono ai cambiamenti climatici, adattandosi alle temperature in crescita. "Ci aspettiamo che in futuro questo fenomeno di sottrazione di acqua al terreno da parte delle foreste alpine possa avvenire sempre più spesso in estati calde e secche, andandosi a sommare alla riduzione dei ghiacciai e alla diminuzione delle precipitazioni. Il rischio - ha concluso Fatichi - è che la gestione delle risorse idriche nell'arco alpino durante i mesi estivi possa diventare sempre più critica".

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