#228 - 13 ottobre 2018
AAAATTENZIONE - Cari amici lettori, questo numero rimarrà  in rete fino alla mezzanotte del 31 OTTOBRE quando lascerà  il posto al n. 369. BUONA LETTURA A TUTTI . Ora per voi : AMICI DEGLI ANIMALI - Vivisezione: Nessuno scopo è così alto da giustificare metodi così indegni (A. Einstein) - Grandezza morale e progresso di una nazione si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali (Gandhi) - La compassione e l'empatia per il più piccolo degli animali è una delle più nobili virtù che un uomo possa avere (C. Darwin) - Fintanto che l'uomo continuerà a massacrare gli animali non conoscerà  ne salute, ne pace (Pitagora) - Tra tutti gli animali l'uomo è il più crudele. E' l'unico ad infliggere dolore per il piacere di farlo (M Twain) - A forza di sterminare animali si è capito che anche sopprimere uomini non richiedeva grande sforzo ( E.da Rotterdam) . -
Pagine Preziose

Presentato alla Sala Cavour del Ministero delle Politiche Agricole e Alimentari

L'età delle spezie

Viaggio tra i sapori dall'antica Roma al Settecento

Di Orazio Olivieri - Donzelli Editore

Per un lungo periodo, che è durato secoli e secoli (dall’età romana al Settecento), le spezie sono state necessarie.
Non beni superflui o lussuosi, come vuole la vulgata oggi imperante, ma beni primari, a larga diffusione, accessibili a nobili, ecclesiastici e mercanti, così come a calzolai, muratori e contadini: insomma, prodotti per tutte le tasche.
Questa è la storia insolita che il libro ci racconta, frutto di una ricerca accurata e innovativa, che si è avvalsa, oltre che dei soliti ricettari, di fonti spesso trascurate: lettere di mercanti, liste della spesa, libri dei conti, opere letterarie e pittoriche, diari di viaggiatori, indagini archeologiche e rilevazioni di prezzi e salari.
Ma perché le spezie erano indispensabili?
La risposta è nel sistema di cottura, rimasto per tanto tempo inalterato nella sua primitiva semplicità: il risultato erano vivande insipide, per niente appetibili.
Inevitabile allora il ricorso a forti condimenti correttivi, alle spezie per l’appunto: nessuna pietanza, neppure un piatto semplice o popolare, poteva farne a meno.
Le cose cominciarono a cambiare nel Seicento, quando, sull’onda dell’evoluzione degli strumenti culinari avviata in precedenza nelle corti rinascimentali italiane, in tutta Europa prese a soffiare il vento della «rivoluzione dei fornelli», che consentì finalmente, attraverso la regolazione del calore, sia di esaltare le caratteristiche specifiche dei cibi, sia di realizzare le preparazioni più raffinate.
La sorte delle sostanze esotiche era così segnata, anche se non il loro definitivo tramonto.
Non più regine come un tempo, le spezie hanno saputo riciclarsi, accontentandosi di accompagnare i nostri cibi, ma conservando sempre un po’ di quel luccichio lasciato dai fasti del passato. Ed è in quel periodo di gloria che l’autore ci porta, dosando sapientemente accuratezza storica, ironia e puro piacere del racconto.

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